Montenegro, svolta digitale

Montenegro, svolta digitale

Poche aziende hanno un patrimonio di riconoscibilità come Gruppo Montenegro. Vecchia Romagna, l’eponimo Amaro Montenegro, e ancora Cuore, Bonomelli, Cannamela, Polenta Valsugana e Pizza Catarì, sono tutti brand che fanno parte della storia del nostro costume. Icone del Made in Italy e marchi storici di interesse nazionale, inseriti nel Registro del ministero dello Sviluppo economico.

Con un fatturato di oltre 280 milioni di euro nel 2022 (+60% negli ultimi sei anni), e una presenza in oltre 70 Paesi, Gruppo Montenegro è impegnata nella complessa transizione verso il digitale. Il business del Gruppo si articola su due rami fondamentali, Spirit & Food, caratterizzati da una diversificazione sia nella produzione sia nelle strategie di commercializzazione. «La gestione di un modello di go-to-market così complesso per un’azienda delle nostre dimensioni richiede una trasformazione digitale, con un focus prioritario sull’ottimizzazione dei processi come l’order-to-cash, la gestione del marketing, la definizione dei prezzi. Abbiamo riconosciuto l’importanza di questi elementi sin dall’inizio del nostro percorso di trasformazione, avviato quattro anni fa» – spiega Enrico Clerici, direttore della Trasformazione Digitale di Gruppo Montenegro.

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«Contemporaneamente, abbiamo ristrutturato le operations, lavorando sulla gestione della supply chain e ottimizzando i processi di approvvigionamento e produzione in modo da sfruttare le informazioni per avere una rappresentazione chiara delle performance ed essere veramente data-driven, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e dei prodotti, fornire informazioni più approfondite sui nostri prodotti. Per farlo, abbiamo coinvolto tutte le diverse competenze interne all’azienda, andando oltre la sola dimensione IT». «L’obiettivo primario è stato poi di estendere questa modalità di lavoro in tutte le aree di trasformazione digitale mettendo a disposizione dei nostri utenti di Business le informazioni necessarie che gli consentissero di svolgere le attività in modo più efficiente e con il massimo livello di informazioni a disposizione.

La trasparenza come elemento di valorizzazione del Made in Italy

Questo percorso verso una cultura data-driven dovrà andare oltre l’abilitazione digitale tecnologica, è un percorso di change management che coinvolge le aree aziendali portando benefici tangibili a tutti gli stakeholder». Questo cambiamento di prospettiva dovrebbe riflettersi anche nell’approccio alla cybersecurity. «Il rischio digitale e la business continuity sono temi di grande rilevanza per aziende come la nostra» – spiega Clerici. «Siamo consapevoli che l’approccio deve superare il mero contesto tecnologico. Abbiamo ribaltato il concetto tradizionale di fattore umano come anello debole della catena, per trasformare i nostri collaboratori nella prima linea di difesa dell’azienda, investendo nell’evoluzione delle loro competenze attraverso la formazione e gli strumenti necessari per tutelare sia sé stessi che l’azienda. Secondo noi, l’educazione alla sicurezza costituisce la testata d’angolo di una strategia di sicurezza efficace».

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