Democrazia del dato

Democrazia del dato

Accesso e semplificazione, la tecnologia di Denodo rivolta ai profili del “consumer” e dello “steward”. «L’AI non può trasformare in oro la spazzatura»

La tecnologia del dato ha avuto una evoluzione fortissima su un arco di tempo ormai considerevole, ma nei luoghi di produzione e nelle stanze in cui si prendono le decisioni importanti, nella logistica come nel marketing, la presenza dei fogli Excel e della reportistica tradizionale è ancora molto radicata. Ci sono segnali di cambiamento? Per Andrea Zinno, data evangelist di Denodo, emerge chiaramente l’importanza di una più ampia diffusione dei dati di cui disponiamo. Un tema che ha una componente di carattere sia organizzativo che culturale, oltre che tecnologica.

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IL CONTROLLO DELL’UTENTE

Dal punto di vista di uno sviluppatore di software per la data governance, questa voglia di accesso ai dati comporta scelte precise in direzione di una generale semplificazione degli strumenti tecnologici. «La tecnologia di data management può venire incontro agli obiettivi della democrazia dei dati» – riconosce Zinno, ma i soggetti di riferimento cambiano. Le strutture specializzate che in passato rispondevano alle richieste di informazione non reggono più alla domanda, ma la business intelligence self-service comporta uno sforzo che Denodo sta facendo per adattare la sua piattaforma alle esigenze di chi non vuole pensare alla complessità tecnologica per concentrarsi sul valore del dato». In questa semplificazione. l’intelligenza artificiale ha una funzione molto importante, perché può aiutare nel processo di acquisizione e identificazione di dati nascosti e assistere nelle fasi di certificazione della loro qualità intrinseca. Ma bisogna evitare di costruire un falso mito. «Vige sempre il severo principio garbage in-garbage out» – mette in guardia Zinno, ricordando che l’intelligenza artificiale non può trasformare in oro la spazzatura. «Il nostro compito è rendere facile l’uso di qualsiasi dato, indipendentemente dal fatto che essi risiedono su un foglio Excel, in un data lake o in un social network. La qualità dei modelli e dei risultati raggiunti dipende da capacità critiche che rimangono sotto il controllo dell’utente».

L’INTEGRAZIONE DELL’AI

L’R&D di Denodo insiste molto sul potenziamento di questa capacità di affiancamento, indirizzando i due profili principali oggi coinvolti nella rivoluzione analitica: il consumatore dei dati e il cosiddetto data steward, il tecnico che – spiega Zinno – «è chiamato a fare il lavoro sporco». L’azienda ha già integrato una buona dose di AI nel suo strumento di catalogazione dei dati rivolto al consumatore. «Esistono già funzionalità di “raccomandazione“ che tengono conto dei dati consumati in passato per suggerirti i dati futuri, con lo specifico obiettivo di agevolare segmentazioni e aggregazioni di informazione». Un’analoga capacità di stabilire correlazioni difficili da vedere a colpo d’occhio riguarda gli strumenti pensati per chi fa ingegneria del dato e consentirgli di ottimizzare i tempi di risposta, accelerando la creazione di legami tra dati e sorgenti diverse. Molte novità riguardano anche le interfacce operative, sempre più arricchite dall’uso di motori di interrogazione basate sul linguaggio naturale. «Sarà un cambiamento ancora più dirompente rispetto alla prima fase della digital transformation, perché incide profondamente sul modo in cui le aziende vedono le informazioni e chi deve governarne i flussi».

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