I CIO abbracciano l’innovazione aperta, collaborando con startup, università e partner strategici per guidare la trasformazione digitale e plasmare il futuro nei settori chiave, coniugando competitività e sostenibilità
Il ruolo del chief information officer (CIO) ha subito una trasformazione radicale negli ultimi anni, ponendolo in prima linea nella guida dell’innovazione e della trasformazione digitale. Una delle strategie chiave adottate in questo processo è l’open innovation, che prevede la collaborazione con entità esterne come startup, università, clienti e fornitori per generare nuove idee, soluzioni e modelli di business.
A livello globale, molti CIO hanno abbracciato l’innovazione aperta come componente fondamentale delle loro strategie di trasformazione digitale. Un esempio significativo è Jim Fowler, ex CIO di General Electric. In una recente intervista alla MIT Sloan School of Management, Fowler ha sottolineato l’importanza di sperimentare e di “fallire rapidamente”, dichiarando: «È meglio provare dieci cose e sbagliarne sette che dedicare troppo tempo a perfezionare una cosa sola». Questo approccio evidenzia il ruolo cruciale del CIO come facilitatore dell’innovazione aperta. Facendo leva sulle collaborazioni esterne, i CIO possono sbloccare nuove opportunità di crescita e innovazione. L’innovazione aperta non solo permette di tenere il passo con i progressi tecnologici, ma consente anche di plasmare attivamente il futuro dei settori di riferimento. Abbattendo i silos tradizionali e attraverso l’integrazione di esperienze e creatività, le aziende possono accelerare i processi di innovazione e rimanere competitive.
In Italia, il panorama dell’open innovation è particolarmente vivace, con Leonardo, multinazionale nel settore aerospaziale, della difesa e della sicurezza, che rappresenta un esempio di rilievo. Sotto la guida di Simone Ungaro, chief strategy & innovation officer, Leonardo ha avviato numerose iniziative “open” come la partnership con Open Italy e il programma Leonardo Startup Challenge. Leonardo collabora attivamente con le università italiane per promuovere la ricerca e l’innovazione su progetti di ricerca, con borse di studio agli studenti e ospitando stage per formare la prossima generazione di leader nel settore dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. Proprio le università svolgono un ruolo di cerniera tra start-up e grandi aziende.
L’incubatore del Politecnico di Torino I3P facilita lo scambio di idee e risorse, consentendo alle start-up di scalare le loro innovazioni e fornendo ai CIO nuove prospettive di innovazione. Tra i numerosi progetti di successo, frutto della partnership con I3P, ci sono esempi significativi che mostrano come l’innovazione aperta possa portare a risultati concreti e tangibili. Uno di questi nasce dalla collaborazione con Leasys e si concentra sulla creazione di soluzioni digitali per la mobilità del futuro, con particolare attenzione alla mobilità elettrica e autonoma. Questo progetto mira a sviluppare nuove tecnologie che rivoluzioneranno il modo in cui ci muoviamo, rendendo i trasporti più efficienti e sostenibili.
Un altro progetto di rilievo è quello dell’innovazione per la cybersecurity sviluppato con Intesa Sanpaolo. In questo caso, l’obiettivo è sviluppare soluzioni innovative per rafforzare la sicurezza informatica del sistema bancario. La collaborazione con TIM per lo sviluppo di smart city rappresenta un ulteriore passo avanti nella creazione di soluzioni intelligenti per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’efficienza dei servizi urbani.
Infine, il progetto con Agro Piemonte si concentra sullo sviluppo di tecnologie innovative per aumentare la produttività e la sostenibilità delle filiere agricole, contribuendo così a risolvere alcune delle sfide più pressanti legate alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità ambientale.
Questi esempi dimostrano chiaramente come l’innovazione aperta possa portare a risultati concreti se agevolata dalle sinergie creative tra startup, università e grandi aziende. Il futuro della trasformazione digitale dipende dalla capacità dei CIO di promuovere e facilitare queste collaborazioni, abbracciando una cultura di innovazione continua e condivisa.