Assicurazioni future-ready, la data platform come paradigma

Oltre la polizza: personalizzazione, resilienza, governance data-driven e AI-powered nel nuovo scenario multirischio. Con il contributo di Aubay Italia, BVA Doxa, Global Assistance, Gruppo Generali, Sara Assicurazioni Group e Vittoria Assicurazioni

Le compagnie assicurative hanno capito che oltre a essere sempre più brave nel reagire prontamente davanti al rischio, con misure di compensazione che non si limitano al risarcimento economico, devono agire sempre di più sulla leva della prevenzione e dei comportamenti virtuosi, capaci di ridurre il rischio. Nonché sulla capacità di differenziare e personalizzare la propria offerta e sul garantire ai titolari delle polizze una capacità di autonomia decisionale e di scelta sempre più ampia. Tutto questo passa inevitabilmente per una maggiore capacità di monitoraggio e di conoscenza del cliente attraverso il pieno dominio sul dato attraverso l’uso di piattaforme digitali avanzate per la gestione delle polizze assicurative. Oggi, queste piattaforme utilizzano l’intelligenza artificiale e il machine learning per semplificare e automatizzare processi, migliorare l’esperienza del cliente e le sue relazioni con il mondo assicurativo e consentire quei livelli di analisi avanzata richiesti da un business sempre più data driven e resiliente nei confronti di attacchi e problematiche infrastrutturali (cybersecurity e disaster recovery).

L’AI può avere importanti ricadute anche sulla personalizzazione e sulla funzione etica e sociale di un settore assicurativo chiamato a sviluppare prodotti e servizi davvero “su misura” e a prezzi competitivi. Sapendo che se questi servizi non vengono adeguatamente progettati, “spiegati” al mercato e utilizzati, le conseguenze sulla vita professionale e familiare delle persone possono essere importanti e discriminatorie. La Tavola Rotonda di Data Manager, dedicata al settore assicurativo, ha esplorato le sfide e le opportunità nella gestione e valutazione del multirischio, con un’attenzione particolare a prevenzione, personalizzazione e trasformazione digitale. Il dibattito ha approfondito l’utilizzo di intelligenza artificiale e piattaforme avanzate per migliorare l’esperienza del cliente e potenziare la resilienza aziendale, ponendo il focus su governance, responsabilità e compliance.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Al confronto di idee e best practice hanno contribuito Aubay Italia, BVA Doxa, Global Assistance, Gruppo Generali, Sara Assicurazioni Group e Vittoria Assicurazioni.

LA CENTRALITÀ DEL DATO

La conversazione si è articolata in due momenti, uno dedicato al racconto delle diverse esperienze e progettualità trasformative, con una attenzione particolare, oltre agli aspetti tecnologici, a quelle che possono essere le misure organizzative mirate a una efficace governance e a una piena adozione di nuovi processi e modalità di lavoro. Ma agli interlocutori seduti al tavolo è anche stato chiesto di affrontare gli aspetti di criticità che l’esecuzione di un progetto di trasformazione digitale può incontrare, non solo a livello più tecnico, ma soprattutto sul piano del workflow, della cultura del lavoro più in generale, delle competenze interne ed esterne, della sicurezza dei dati e della compliance rispetto alle stringenti normative di un settore iper-regolamentato.

Ne emerge il quadro di un’industria pienamente conscia dell’importanza del dato a ogni livello di una catena di sviluppo e commercializzazione di prodotti e soluzioni che vede l’inedito ruolo degli intermediari come un elemento unico e caratterizzante. Le tecnologie digitali hanno cambiato profondamente questo settore, offrendo nuove opportunità di presidio del cliente e di indirizzamento verso comportamenti, scelte e stili di vita più consoni. Ma soprattutto ha attivato modalità fortemente data-oriented per tutelare il cliente dai rischi e mitigare, nei limiti del possibile, le loro conseguenze più gravi. Ma proprio per questo c’è bisogno di una marcia in più, per attuare strategie di data governance adeguate al grado di affidamento che le compagnie ripongono oggi nelle informazioni.

La prima conferma della fondamentale importanza del dato viene dal caso di Vittoria Assicurazioni, rappresentata al tavolo da Francesco Tomasoni, responsabile IT, Architetture di Business e Innovazione. «Nel settore assicurativo B2B2C vantiamo un’esperienza consolidata di oltre un secolo. Da trent’anni le nostre attività si fondano su un sistema informativo unificato, garantendo efficienza e coerenza operativa. Come si può immaginare – spiega Tomasoni – i volumi di dati che gestiamo sono enormi. Siamo pienamente consapevoli del loro valore sia per il mercato finale sia per il supporto strategico offerto alla nostra rete di agenti». Da qualche tempo, Vittoria Assicurazioni ha avviato un piano con l’obiettivo di traguardare un modello compiutamente data-driven nei suoi processi decisionali.

«Vogliamo che ogni decisione aziendale sia sempre supportata da evidenze concrete, ottenute attraverso l’analisi automatica dei dati – sottolinea Tomasoni. «Questo approccio richiede una trasformazione basata su progettualità trasversali che coinvolgano l’intera organizzazione. In questo contesto, la governance assume un ruolo determinate nel guidare e sostenere l’innovazione, rendendola una priorità strategica». Il secondo aspetto è che tutte le progettualità prescindono da una caratterizzazione tecnica. «Preferiamo non parlare di advanced analytics o di machine learning, ma di valore dell’insight, per cui l’insieme di progettualità spazia dalla semplice analitica al modelling più spinto, dall’AI più tradizionale, vicina al machine learning, alla parte più generativa nella creazione di contenuti». Nei due anni trascorsi dall’avvio di queste iniziative, Vittoria Assicurazioni ha intrapreso un processo di ristrutturazione che punta, innanzitutto, a una crescente responsabilizzazione delle persone. Tomasoni sottolinea di essere un convinto promotore di questo approccio, e afferma che ogni iniziativa viene sviluppata attraverso il coinvolgimento attivo delle diverse funzioni aziendali, comprese le Risorse Umane.

Francesco Tomasoni responsabile IT, Architetture di Business e Innovazione di Vittoria Assicurazioni

L’AI, CON GRADUALITÀ

A proposito di AI generativa, Tomasoni di Vittoria Assicurazioni osserva almeno due punti che devono restare sotto la costante attenzione di chi governa la trasformazione. «Uno è la necessità di un approccio di change management che coinvolge l’utente nel punto di incontro tra tecnologie e benefici concreti che queste tecnologie possono dare, per esempio passando da una semplice automazione delle procedure a concetti di robotizzazione dei processi. L’altro binario è il tema del rischio intrinseco a questa robotizzazione. L’AI deve percorrere stadi graduali per arrivare al traguardo del “generativo”, al supporto alla navigazione tra le informazioni». In questo percorso graduale – osserva infine il responsabile IT di Vittoria Assicurazioni – la centralità delle persone spiega il perché è così importante coinvolgere in un progetto i responsabili delle risorse umane, che collaborano alla formulazione di programmi di informazione e formazione a diversi livelli, partendo dalle funzioni del board fino ai ruoli più specialistici.

Anche secondo Marco Brachini, chief marketing, brand and customer relationship officer di Sara Assicurazioni Group la gestione del dato entra in modo naturale nel contesto dell’analisi del rischio e dà valore ai dati di cui le compagnie assicurative dispongono. Accanto al tema della raccolta e gestione dei dati – spiega Brachini – c’è una sfida molto attuale legata all’introduzione di una nuova tecnologia: «L’AI rappresenta un ulteriore punto di svolta per le compagnie e gli operatori del settore in un momento così “disruptive” che ci aveva già spinto a rivedere in modo sostanziale sia il modello di business che l’operatività». L’intelligenza artificiale offre la possibilità di pensare a cose nuove anche nell’ambito dell’azione marketing. «Stiamo esplorando le possibilità per capire meglio il potenziale di una piattaforma che in parte abbiamo già cominciato a utilizzare» – prosegue il responsabile marketing del gruppo. «Oggi per costruire una campagna, come stimolo per esempio al cross selling sui nostri prodotti assicurativi, azioni come l’A/B testing vengono condotte con l’AI, per esaltare quegli elementi di valore che possono aiutarci a comunicare meglio e a testare l’efficacia dei contenuti. In un esempio di sperimentazione abbiamo interrogato l’AI anche per individuare il nome migliore da dare ad alcuni dei nostri prodotti».

Leggi anche:  JAKALA libera il tempo dei dipendenti HR

La nuova polizza RCA, Ruota Libera Revolution, rappresenta per il team di Brachini un campo di applicazione interessante. Nel rivedere questa formula, Sara Assicurazioni punta ad abbracciare il concetto di black-box in modo più generalista rispetto al passato. Nello studiare le modalità di promozione del nuovo prodotto l’intelligenza artificiale ha cominciato ad affiancare strumenti più tradizionali come i focus group, soprattutto nell’aiutare a “sgrossare” i concetti base della campagna. «Prima di sottoporre i materiali all’attenzione del focus group ci siamo avvalsi dell’AI per capire quanto fossimo distanti dalla possibile soluzione target e abbiamo riscontrato che il fattore che tende a dare più valore a questi strumenti è proprio una efficace combinazione tra lo strumento IT e l’elemento umano». Da qui deriva la volontà di allestire attività di presa di coscienza delle potenzialità del mezzo, un percorso interno capace di favorire una maggiore conoscenza dello strumento. «Nello workspace di condivisione già in uso, è integrato un tool basato su AI. Per promuovere la consapevolezza sull’importanza di aspetti come il prompting e il corretto utilizzo di questo strumento, abbiamo avviato la selezione e la mappatura di una serie di progetti con l’obiettivo di migliorare la conoscenza su questi temi».

Marco Brachini chief marketing, brand and customer relationship officer di Sara Assicurazioni Group

NON POLIZZE MA PARTNERSHIP

Simone Pizzoglio, partner e responsabile della Business Unit di BVA Doxa, che con Sara Assicurazioni ha collaborato alle ricerche coadiuvate con l’AI – afferma di preferire, al termine “generativa”, la distinzione tra “guided” o “unguided AI”, dove il ruolo dell’uomo, in questo caso il ricercatore, mantiene tutta la sua importanza. «La qualità dell’intelligenza artificiale nelle ricerche di tipo “esplorativo” – spiega Pizzoglio – dipende anche dal fatto di averla istruita con elementi tradizionali come focus group o interviste in profondità. Questo garantisce un miglioramento della capacità di generare insight e un ampliamento delle attività di ricerca grazie alla capacità di trattare grandi volumi di dati in tempi molto più brevi». Nella ricerca quantitativa poi – prosegue Pizzoglio – le survey e i sondaggi hanno prevalentemente una finalità descrittiva, e anche qui la possibilità di trattare domande aperte e analizzare con efficacia risposte con linguaggio naturale apre nuove possibilità di approfondimento. In particolare poi «Per quanto riguarda l’AI applicata al testing di un prodotto, siamo oltre la fase sperimentale e siamo in una fase applicativa, in cui l’AI ci aiuta a ottenere risultati rappresentativi e significativi anche partendo da campioni più piccoli».

Nel rispondere alla domanda sui cambiamenti che stanno caratterizzando il ruolo delle compagnie assicurative nell’ascoltare le esigenze dei propri clienti – Pizzoglio sottolinea che emergono segnali concreti di un’evoluzione tangibile. Gli assicuratori si trovano di fronte a uno scenario demografico con impatti significativi. Il primo dato rilevante è che le persone vivranno sempre più sole: in Italia, per esempio, l’Istat prevede per il 2040 10 milioni di famiglie “monopersonali” (un vero ossimoro). «Ma la vera questione – osserva Pizzoglio – è che il 60% di questi nuclei unipersonali è composto da persone over 65, e il 40% under 65 (e presumibilmente in attività). Questo dato evidenzia un cambiamento radicale rispetto al passato, quando chi viveva solo era una frazione della società ed erano principalmente vedove fino agli anni 90. Anche considerando che l’età di 65 anni non segna necessariamente la fine delle attività professionali, ci troviamo di fronte a un mercato composto da individui che devono – oltre a lavorare – prendersi cura di tutti gli aspetti della propria vita, quindi con esigenze di servizi specifici, per cui le compagnie non possono più limitarsi a vendere polizze, ma dovranno affiancare i loro clienti nella loro quotidianità». Tanto che – come osserva Pizzoglio – alcune compagnie stanno adattando le loro campagne pubblicitarie, comunicando il valore generato dalla semplicità e dall’essere accanto al cliente invece del prodotto.

La pianificazione di questi servizi diventa pertanto un elemento di grande interesse. In tema di protezione, le principali preoccupazioni degli italiani in tema di salute riguardano soprattutto la paura di perdere l’autosufficienza. Questo bisogno amplifica le opportunità di mercato per un ruolo di supporto concreto e duraturo, ma implica anche la necessità di una gestione dei dati estremamente accurata. «Ragionare sulla base delle informazioni anagrafiche disponibili o distinguere le persone solo sulla base della generazione di appartenenza è insufficiente» – osserva Pizzoglio. «Oggi esistono molte più sfumature basate sui bisogni e dunque il dato è sempre più l’architrave su cui si fonda il business». Lo stesso concetto di omnicanalità è per definizione data-driven. Il tradizionale modello di compagnia e rete di agenti si sta evolvendo verso un approccio più flessibile e integrato.

Simone Pizzoglio partner, head of BU di BVA Doxa

«L’omnicanalità è ormai un elemento centrale nell’offerta di quasi tutti gli operatori, e cosa più rilevante, i clienti la danno per scontata. Ancora di più, in un contesto in cui sempre più persone vivono sole come detto prima, l’accessibilità ibrida deve poggiare su una piattaforma che non esclude alcuna forma di interazione, e con il supporto di sistemi informativi in grado di fornire risposte in tempo reale». Ad impattare le reti poi è importante ricordare che il calo demografico – conclude Pizzoglio di BVA Doxa –non è affatto omogeneo. Le aree interne del Paese sono fortemente asimmetriche rispetto alle città e continuano a spopolarsi, spingendo ulteriormente il bisogno di omnicanalità e di accessibilità a informazioni che non potranno essere delegate ai livelli intermedi della catena di erogazione.

Leggi anche:  Il futuro del data management. Trattare i dati come prodotto per sbloccare il pieno potenziale

Il fatto che le compagnie assicurative diventino partner nel lungo periodo dei loro clienti, implica non solamente un carico “analitico” che l’intelligenza artificiale può sfruttare e alleggerire, ma anche l’obbligo di garantire che i dati siano acquisiti, trattati e custoditi in modo sicuro. In Generali questo compito è affidato alla struttura di Information Security, e ce ne parla Greta Rebughini, IT Operations & Security Risk del Gruppo. Il panorama della cybersecurity è sempre più complesso, con modalità di attacco che diventano ogni giorno più evolute e sofisticate. A ciò si aggiungono le dinamiche geopolitiche, che intensificano ulteriormente la necessità di garantire la protezione dei dati.

Questo scenario richiede di stare al passo con l’arsenale a disposizione dei criminali informatici. «Sicuramente – osserva Rebughini – il tema è strettamente legato alle soluzioni tecnologiche, che devono evolversi per rispondere alle nuove sfide, puntando sull’innovazione. Un’applicazione promettente dell’AI, per esempio, è l’analisi delle dinamiche di attacco per il rilevamento tempestivo delle anomalie. Tuttavia, queste tecnologie non bastano a garantire la sicurezza. Il fattore umano rimane uno dei principali punti di vulnerabilità. In Gruppo Generali diamo grande importanza all’awareness, e siamo convinti che la formazione continua, l’informazione e la comprensione di quanto accade anche al di fuori dell’azienda siano fondamentali per affrontare adeguatamente le minacce e costruire una cultura della sicurezza condivisa».

L’EQUILIBRIO DELLA CYBERSECURITY

Come risponde Generali ai principi fondamentali della sicurezza, che anche a livello normativo devono essere sempre più by design? Greta Rebughini sottolinea che la cybersecurity deve essere integrata fin dalle prime fasi di progettazione. «Già durante i primi tavoli di sviluppo di un nuovo servizio o prodotto, siamo coinvolti per fornire il nostro contributo in tema di trattamento, conservazione e accessibilità dei dati, bilanciando sempre la necessità di accesso con le modalità di gestione delle risorse. Più il coinvolgimento del team di sicurezza è tempestivo e integrato, più il risultato è efficace».

Greta Rebughini IT Operations & Security Risk di Gruppo Generali

L’intelligenza artificiale è un fenomeno recente ma in forte crescita – riconosce Rebughini. «Tuttavia, è fondamentale bilanciare le potenzialità di questa tecnologia con la necessità di alimentarla continuamente con nuove informazioni, tenendo conto del costo delle opportunità rispetto ai rischi associati. In altre parole – continua Rebughini – è essenziale comprendere il contributo innovativo che la nuova tecnologia può offrire e valutare i costi, per esempio, in termini di privacy e utilizzo massivo dei dati». Si tratta di un equilibrio delicato. «L’introduzione di modelli basati su motori di calcolo sofisticati, in grado di sfruttare ampi training set, non è affatto un’attività di poco conto. Nei casi reali, è importante considerare che l’input fornito da un utente può essere utilizzato per generare output destinati a terzi. È un ambito che richiede attenta analisi e definizione di confini chiari. Per chi si occupa di cybersecurity, questi strumenti possono essere preziosi nell’individuazione di percorsi di attacco potenziali o nella riduzione del numero di falsi positivi, grazie all’analisi degli eventi».

Il caso di Global Assistance è interessante sotto diversi aspetti. A differenza di brand storicamente consolidati, Global Assistance, fondata nel 1990, appartiene a una generazione di operatori più recente, con un orientamento marcato verso la specializzazione. Global Assistance offre un’ampia gamma di formule di protezione danni ai privati e alle aziende, attraverso una rete plurimandataria indipendente che – come sottolinea Alessandro Nichetti, chief information officerDigital Transformation – è ben inserita in un progetto di governo dei dati che intende abbracciare l’intera supply chain. «È un processo ancora in corso ed è complesso» – spiega Nichetti. «L’obiettivo era riuscire a lavorare a più stretto contatto con una rete non proprietaria che mostra di aver apprezzato gli strumenti e le user interface avanzate che abbiamo scelto». Dal punto di vista della governance complessiva – riferisce Nichetti – Global Assistance ha fatto un forte investimento in cybersecurity, compliance e risk management come base della sua strategia data-driven. L’azienda ha scelto di fare leva su risorse in outsourcing, utilizzando insight provenienti da database esterni, successivamente integrati nei processi aziendali per determinare il pricing dei suoi prodotti assicurativi.

PREMI A PRICING DINAMICO

«Per quanto riguarda l’AI – continua Nichetti di Global Assistance – siamo ancora in fase di scouting, al di là degli assistenti già disponibili nei nuovi strumenti Office. «Puntiamo su concetti di pricing dinamico, con l’obiettivo di raggiungere questo traguardo nel futuro. Attualmente, tutti i modelli attuariali si basano su assunti statici, ma l’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a evolverli in un approccio più dinamico e adattivo». Secondo Nichetti occorrerà però una lunga fase di studio, per non prendere decisioni troppo affrettate e valutare una piattaforma tecnologica che potrà richiedere costanti adeguamenti. Anche qui l’idea non è puntare su soluzione custom, ma affidarsi a player già esperti che dispongano di soluzioni già comprovate, attraverso un modello di outsourcing che tramite opportuni arricchimenti di dati esterni certificati possa essere agganciato al sistema core utilizzato per l’operatività di base.

Alessandro Nichetti chief information officer – Digital Transformation di Global Assistance

Tutte le tematiche trattate finora rientrano nell’esperienza quotidiana dei consulenti di Aubay Italia, system integrator che nel settore assicurativo italiano ha una quota significativa di mercato. «Abbiamo ascoltato di alcuni progetti legati al phygital, che nel corso di questi ultimi anni di digitalizzazione sono stati cavalcati dalle compagnie, anche grazie a nuove tecnologie finalmente disponibili. Sara Assicurazioni, per esempio, si serve della sensoristica anche per ampliare lo spettro dei servizi offerti e sviluppare nuovi prodotti» – spiega Giorgio Jacchini, senior manager del Big Data & Advanced Analytics Competence Center di Aubay Italia. «Questi temi hanno spinto il business a evolversi in determinate direzioni. Nel settore assicurativo, è fondamentale gestire con grande attenzione la relazione digitale con le reti di vendita, considerando il loro ruolo centrale e la capillarità. L’obiettivo per tutti gli operatori è creare una rete digitale che non sostituisca, ma potenzi quella esistente». Secondo Jacchini, uno degli aspetti più interessanti riguarda il concetto di “apertura all’esterno”, che nel settore finanziario si è già visto, soprattutto in ambito bancario. «Il concetto di open o embedded insurance offre l’opportunità di rendere i dati assicurativi fruibili da terzi, per sviluppare nuovi servizi, o al contrario, integrare servizi e prodotti “assicurabili” all’interno di altre offerte». Inoltre, c’è la grande questione di un mercato di operatori che non si limitano più a offrire polizze ma puntano ad offrire ai loro clienti B2C e B2B un vero e proprio ecosistema di soluzioni abbinate a servizi, che spesso rendono più facile scegliere e accedere ai prodotti assicurativi.

Leggi anche:  L'arte nell'era dell'AI, creatività o replica?

«Ultimo, ma non per importanza, c’è un “trend topic” che riguarda un po’ tutti i settori» – osserva l’esperto. «L’intelligenza artificiale sta mettendo molta carne al fuoco, e nel settore assicurativo può giocare un ruolo fondamentale nel miglioramento dei processi interni, dove la componente umana è ancora prevalente, ma anche nello sviluppo di nuovi servizi». In futuro, è prevedibile un aumento significativo delle applicazioni AI, capaci di coprire l’intero ciclo di vita di un contratto assicurativo, con soluzioni sempre più innovative. «Pensiamo per esempio a che cosa può fare l’AI visuale per una pratica di liquidazione di un sinistro, analizzando le immagini della scena di un incidente. Tuttavia, come abbiamo sentito da Vittoria Assicurazioni, l’AI non è qualcosa che possiamo gestire su un piano puramente tecnico. Dentro ai prompt dobbiamo mettere il senso del nostro business. La missione di Aubay è proprio quella di porsi all’interno del processo di definizione di ogni use case come se si trattasse di un processo di laboratorio».

Giorgio Jacchini senior manager del Competence Center Big Data & Advanced Analytics di Aubay Italia

LA COMPLESSITÀ NORMATIVA

Durante la seconda parte dell’evento, focalizzata sulle criticità emerse nei vari percorsi di innovazione, sono emerse questioni cruciali legate principalmente alla governance, alla protezione dei dati e alla compliance. In particolare, l’attenzione si è concentrata sulle nuove direttive generali riguardanti la sicurezza delle infrastrutture informatiche, così come sulle normative specifiche del settore. Un esempio rilevante è l’entrata in vigore, dal primo gennaio 2025, dell’obbligo assicurativo per tutte le aziende italiane, relativo ai danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali su terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali.

Sulla questione della governance di un progetto innovativo basato, per esempio, sulle tecnologie AI – Francesco Tomasoni di Vittoria Assicurazioni distingue tra quello che può essere definito un approccio “scouting”, dove spesso sono le funzioni tecnologiche a individuare un insieme di use case da sperimentare – e l’approccio che punta a responsabilizzare le funzioni business sulle priorità strategiche sulle quali sperimentare e investire. Tali priorità devono ispirare anche i progetti che puntano a rendere più data-driven le decisioni aziendali. «Sfruttare gli analytics per definire quelle che potrebbero essere linee molto strategiche può richiedere investimenti importanti. Ho sempre voluto organizzare tavoli di discussione dove fossero presenti i decisori, proprio per evitare approcci meno mirati» – spiega Tomasoni. La discussione diventa particolarmente vivace quando gli interlocutori cominciano ad affrontare il tema della compliance, ambito in cui si osservano visioni e modalità di esecuzione a loro volta innovative. «Non sono certo problemi che ci tolgono il sonno perché li affrontiamo da sempre» – commenta Marco Brachini di Sara Assicurazioni. «Il settore è complesso e genera una forte asimmetria informativa tra venditore e cliente. Per gestire questa complessità in modo trasparente verso il cliente finale sono necessari molti controlli. La vigilanza IVASS interviene in modo significativo perché tra i suoi scopi c’è anche la tutela del consumatore».

Tra vincoli e opportunità, uno degli aspetti più significativi è la sostenibilità, che secondo Brachini può incentivare la creazione di prodotti “green” capaci di rispondere alla crescente sensibilità dei consumatori. Il messaggio finale è chiaro: sviluppare proposte assicurative trasparenti e che favoriscono acquisti consapevoli non solo ci allinea alla compliance, ma diventa anche un valore aggiunto per il cliente e per la compagnia, che permette così di promuovere anche lo sviluppo commerciale dei prodotti. «Non a caso – osserva Brachini – come marketing lavoriamo per trasformare quello che nasce come un vincolo normativo in una opportunità, diventando gli orchestratori, ad esempio, della policy di prodotto della compagnia poiché, grazie alla capacità di saperci mettere nei panni del cliente, siamo in grado di indirizzare al meglio la creazione di una proposta di valore che favorisce la creazione di una relazione win-win tra fornitore e cliente».

IL VASO DI PAN-DORA

Passando agli obblighi normativi legati alla gestione dei dati, Greta Rebughini di Gruppo Generali pone l’accento su due aspetti cruciali: la multicanalità e l’esternalità, che sono fattori chiave per un approccio realmente integrato alla protezione. «Non parlo solo della necessità di garantire l’accuratezza, l’integrità e la disponibilità del dato» – sottolinea Rebughini. «Il fatto che i clienti possano accedere online a una vasta gamma di servizi rende la disponibilità del dato ancora più critica. È questo il punto centrale della normativa europea DORA, che impone una maggiore resilienza dei servizi finanziari». Per Generali, questo significa garantire che tutte le misure di sicurezza siano adeguatamente calibrate sulle tre dimensioni fondamentali, ma anche fornire una solida gestione del rischio, tenendo conto dell’importanza di sensibilizzare gli utenti interni riguardo al rischio cyber.

A proposito del regolamento DORA, Alessandro Nichetti di Global Assistance osserva anche che all’interno di un modello “aperto” come quello adottato da Global Assistance, i paletti normativi possono diventare un aiuto. «La normativa europea introduce nuovi livelli di controllo a quelli che erano già presenti. DORA, per esempio, richiede che le aziende si dotino di nuove figure che abbiano responsabilità chiare, soprattutto nel controllo dei fornitori. Per noi, che abbiamo un’impronta fortemente orientata all’outsourcing, ciò significa integrarsi meglio in un sistema di controlli regolato da una normativa che, essendo cross-settoriale, favorisce un dialogo più stretto con i soggetti terzi».

Il quadro normativo in evoluzione, influenzato dai cambiamenti climatici e dalla crescente consapevolezza del rischio catastrofale, si presenta come una sfida complessa per il settore assicurativo, come sottolineato da Simone Pizzoglio di Doxa e Giorgio Jacchini di Aubay Italia. A questa complessità si aggiungono le potenzialità disruptive dell’intelligenza artificiale, che impongono scelte sempre più avanzate in ambito tecnologico, infrastrutturale e organizzativo. In particolare, nei sistemi informativi delle compagnie assicurative, questa crescente complessità si traduce nella necessità di sviluppare una data platform capace di rispondere in modo efficace alle nuove esigenze gestionali e analitiche, garantendo la resilienza e la sicurezza necessarie per governare questi cambiamenti.

Foto di Gabriele Sandrini


Point of view

Intervista a Oscar Russo direttore del Competence Center Big Data & Advanced Analytics di Aubay: Tutta la forza della customer intelligence