L’Italia è fra le prime cinque nazioni per numero di persone (18%) a ritenere che l’IA non avrà alcun impatto sul lavoro
Per i lavoratori di tutto il mondo l’integrazione dell’intelligenza artificiale (IA) è diventata fonte di promesse ma anche di preoccupazione: a rivelarlo è la survey “People at Work 2024: A Global Workforce View” dell’ADP Research. Il report, condotto su oltre 34.000 lavoratori in 18 Paesi, circa 2000 in Italia, analizza la percezione che i dipendenti hanno dell’attuale mondo del lavoro e di ciò che si aspettano e sperano di ottenere dal proprio datore di lavoro in futuro.
La diffusione dell’IA generativa ha influenzato il modo in cui alcuni lavoratori si sentono riguardo alla sicurezza del proprio posto di lavoro. Le persone che credono che l’IA semplificherà il proprio lavoro, facendo loro risparmiare tempo prezioso ogni giorno, sono le meno propense (17%) a sentirsi insicure del proprio lavoro. I lavoratori che non sono sufficientemente informati sull’IA sono leggermente più insicuri (18%). Ma mentre il rapido sviluppo dell’IA mette a disagio una parte dei lavoratori, oltre il 25% pensa che l’IA li aiuterà con determinati compiti e quasi il 20% pensa che li aiuterà quotidianamente.
Complessivamente, il 43% dei lavoratori ritiene che l’introduzione dell’IA sul posto di lavoro sarà una cosa positiva. Una quota simile (42%) pensa che l’IA sostituirà gran parte o alcune delle proprie funzioni lavorative.
Alla base di questa diversa percezione vi è una diversa fiducia verso le proprie competenze: tra i lavoratori che si aspettano di ricevere un aiuto regolare dall’IA, una quota considerevole – il 70% – è sicura di avere le competenze necessarie per avanzare nella propria carriera al livello superiore nei prossimi tre anni. Tra quelli che pensano che l’IA li aiuterà solo occasionalmente, il 65% è convinto di possedere le competenze necessarie. Anche tra i lavoratori che credono che l’IA sostituirà alcune delle loro funzioni, la maggioranza (58%) ritiene di avere le competenze richieste.
Diversamente, i lavoratori che temono di più l’IA sono quelli che hanno meno fiducia nelle proprie competenze: solo il 45% di questi lavoratori pensa di avere le competenze che serviranno nella propria carriera lavorativa.
Allo stesso tempo, ci sono lavoratori che ritengono che l’IA non avrà alcun impatto sul loro lavoro: Polonia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito e Italia sono i primi cinque Paesi di questa categoria. Inoltre, ci sono lavoratori che pensano che l’IA sostituirà alcune delle loro funzioni esistenti.
Meno della metà dei lavoratori ritiene che il proprio datore di lavoro investa nelle competenze di cui necessita per fare carriera e quasi la metà afferma che le competenze richieste nel futuro richiederanno conoscenze tecnologiche che non sono necessarie nel loro lavoro attuale. Il 42% dei lavoratori a livello globale pensa che l’intelligenza artificiale sostituirà alcune o tutte le funzioni del loro lavoro. Complessivamente, questi risultati evidenziano un divario nella fiducia nelle competenze. I lavoratori pensano che i datori di lavoro non stiano investendo nel loro percorso lavorativo.
“Questi dati evidenziano la complessa relazione tra l’IA e il mondo del lavoro”, afferma Marcela Uribe, general manager ADP Southern Europe & Africa “Sebbene l’IA offra un’enorme promessa nel migliorare la produttività e stimolare l’innovazione, è fondamentale che le organizzazioni affrontino le preoccupazioni dei dipendenti e accompagnino la transizione verso l’integrazione dell’IA nel posto di lavoro.”
A mano a mano che le aziende affrontano questa evoluzione tecnologica, sarà fondamentale che promuovano un dialogo aperto e offrano strumenti formativi e per il miglioramento delle competenze relative all’IA per consentire ai lavoratori di adattarsi e crescere nell’era digitale.
Le innovazioni offerte dall’intelligenza artificiale possono modificare il lavoro in modo sostanziale tuttavia, oggi, per molti lavoratori, questa potenzialità non è immediatamente evidente: la promessa dell’IA risulta lontana dalla loro realtà.