AI-driven, decentralizzata, embedded: la nuova finanza è everywhere by design come abilitatore invisibile. La competizione si sposta da chi eroga il servizio a chi controlla l’esperienza utente, ridisegnando la filiera. Il cambiamento è automatico. La fiducia, no
La rivoluzione della finanza è già in atto, alimentata da tecnologie di frontiera come la finanza decentralizzata (DeFi), l’intelligenza artificiale e l’embedded finance, che stanno ridisegnando in profondità l’intero ecosistema finanziario. Non si tratta solo di innovazioni di prodotto, ma di una trasformazione strutturale che investe modelli di business, dinamiche di mercato e relazioni con i consumatori. La DeFi rappresenta un nuovo paradigma in cui servizi finanziari come prestiti, trading, investimenti e assicurazioni vengono erogati attraverso smart contract su blockchain, senza il coinvolgimento di intermediari tradizionali. Grazie a protocolli aperti e programmabili, chiunque può accedere a questi servizi in modo diretto, trasparente e sicuro, con un impatto potenzialmente dirompente per banche e operatori legacy.
Accanto a questo, l’AI abilita una personalizzazione spinta dei servizi su scala, mentre l’embedded finance – in altre parole, l’integrazione “invisibile” di funzionalità finanziarie in app e piattaforme non bancarie – ridefinisce le aspettative dei clienti e sposta la competizione ben oltre i confini del settore bancario. Questo dossier analizza le direttrici principali di questo cambiamento profondo, evidenziando le tecnologie emergenti, gli impatti sui modelli operativi e le strategie che istituzioni finanziarie, fintech e big tech devono adottare per restare rilevanti in un mercato in rapida e continua evoluzione.
NUOVI ORIZZONTI
L’universo degli asset digitali ha superato la fase pionieristica, legata quasi esclusivamente alla speculazione, evolvendosi in un ecosistema complesso che sfida apertamente i paradigmi della finanza tradizionale. Il concetto stesso di valuta digitale si è trasformato, aprendo la strada a una finanza più aperta, programmabile e potenzialmente disintermediata: la finanza decentralizzata.
Il viaggio è iniziato con Bitcoin, concepito come “oro digitale” e sistema di pagamento peer-to-peer decentralizzato. Sebbene rivoluzionario, la sua volatilità ne ha limitato l’uso pratico quotidiano. Una risposta è arrivata con le stablecoin: criptovalute ancorate a valute fiat (euro, dollaro) o altri asset, progettate per mantenere un valore stabile. Questa innovazione ha gettato il ponte necessario per applicazioni finanziarie più complesse nel mondo crypto. Infatti, la capitalizzazione di mercato delle stablecoin ha visto una crescita esponenziale, superando i 230,45 miliardi di dollari nel marzo 2025, con una crescita del 56% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tuttavia, il vero motore della DeFi sono gli smart contract, resi popolari da piattaforme come Ethereum. Sono protocolli informatici che eseguono automaticamente i termini di un accordo al verificarsi di determinate condizioni. Questa programmabilità permette di replicare, e spesso automatizzare, molti servizi finanziari tradizionali – prestiti, scambi, assicurazioni – senza la necessità di intermediari centralizzati come banche o broker. Si passa così da una semplice transazione di valore a veri servizi finanziari automatizzati e decentralizzati.
L’automazione via smart contract ha generato una nuova gamma di prodotti finanziari, spesso accessibili globalmente 24/7. Spiccano il Lending & Borrowing Decentralizzato, dove piattaforme come Aave o Compound permettono agli utenti di prestare criptovalute per interessi o prenderle in prestito, fornendo il collaterale (deposito di un’altra criptovaluta come garanzia), con tassi e liquidazioni gestiti algoritmicamente. Altrettanto importanti sono gli scambi decentralizzati (DEX), come Uniswap, che consentono lo scambio diretto di token tra utenti eliminando l’intermediario centrale, affidandosi a pool di liquidità forniti dagli utenti stessi. I volumi di scambio sui DEX hanno visto una crescita significativa, raggiungendo per la prima volta il 20% dei volumi complessivi rispetto agli scambi centralizzati (CEX) nel gennaio 2025. Nel 2024, i DEX hanno processato oltre 1,76 trilioni di dollari in volumi di scambio spot, con una crescita costante che ha portato la loro quota di mercato dal 9% a oltre il 20% entro l’inizio del 2025. Emergono anche strategie più complesse e rischiose come lo Yield Farming e il Liquidity Mining, dove gli utenti forniscono liquidità a protocolli DeFi in cambio di ricompense, incentivando la partecipazione e generando forme innovative di rendimento potenziale.
Questi strumenti sono solo la punta di un iceberg in continua evoluzione. Il settore DeFi sperimenta costantemente nuovi modelli per la gestione del capitale e del rischio, delineando orizzonti finanziari ancora in parte inesplorati. Di fronte a questa ondata di innovazione “dal basso”, istituzioni finanziarie e banche centrali non sono rimaste passive. Un numero crescente di Paesi esplora o sviluppa le Central Bank Digital Currencies (CBDC). Pur digitali, le CBDC incarnano un approccio centralizzato: una versione digitale della valuta fiat nazionale, emessa e garantita dalla banca centrale. Il loro ruolo potenziale è ampio: migliorare l’efficienza dei pagamenti, favorire l’inclusione finanziaria e fornire un’alternativa digitale pubblica a criptovalute private e stablecoin. Tuttavia, sollevano interrogativi su privacy, controllo e impatto sul sistema bancario. Per esempio, la Banca centrale europea sta attivamente esplorando il potenziale di un euro digitale, con una fase di sperimentazione e consultazione pubblica in corso per valutarne l’implementazione e gli impatti. Si inseriscono quindi nel panorama come elemento complementare, ma distinto dall’ethos decentralizzato della DeFi.
La DeFi promette una finanza più aperta, efficiente e trasparente, ma il suo sviluppo non è privo di ostacoli. L’innovazione corre veloce, spesso superando la capacità di comprenderne appieno i rischi. Le vulnerabilità negli smart contract, le manipolazioni di mercato (“rug pull”), la volatilità estrema e l’incertezza normativa restano sfide concrete. Nel 2024, il settore DeFi ha registrato perdite per circa 474 milioni di dollari a causa di hack ed exploit: un dato ancora elevato, ma in calo del 40% rispetto al 2023, segnale di un progressivo miglioramento nella sicurezza. Guardando all’intero ecosistema crypto, però, le perdite totali superano ancora i 2,9 miliardi di dollari. Le vulnerabilità nei controlli di accesso rappresentano il 75% degli attacchi, mentre le truffe di phishing causano danni per oltre 600 milioni. Ciò evidenzia che, nonostante i progressi nella sicurezza, permangono gravi vulnerabilità e la necessità di ulteriori miglioramenti. Per questo, è necessario trovare un equilibrio tra spinta innovativa decentralizzata e necessità di tutela degli utenti e stabilità del sistema. Se la DeFi ambisce a eliminare gli intermediari, emerge il bisogno di nuovi meccanismi (tecnologici, procedurali, regolamentari come il MiCA europeo) per assicurare sicurezza e trasparenza. Paradossalmente, principi fondamentali della finanza tradizionale (gestione del rischio, due diligence, chiarezza contrattuale) rimangono vitali, sebbene reinterpretati in un contesto tecnologico diverso.
INTELLIGENZA PREDITTIVA
L’intelligenza artificiale (AI) e il machine learning (ML) stanno permeando ogni aspetto dei servizi finanziari, trasformando radicalmente il modo in cui le istituzioni operano, interagiscono con i clienti e gestiscono i rischi. Dall’automazione dei processi all’iper-personalizzazione, l’AI è diventata una leva competitiva fondamentale. Uno degli ambiti di maggiore impatto è l’analisi del rischio.
Gli algoritmi predittivi basati sull’AI esaminano vasti volumi di dati (tradizionali e alternativi) in tempi rapidissimi per valutare l’affidabilità creditizia con una granularità impensabile prima. I benefici sono molteplici: scoring del credito più preciso, che contribuisce a ridurre i crediti deteriorati (NPL) e ad ampliare potenzialmente l’accesso al credito, approvazione dei prestiti più rapida grazie all’automazione, e pricing dinamico del rischio per offerte più mirate. Secondo recenti studi, oltre il 77% delle banche globali ha già implementato soluzioni di AI nel proprio risk management, riconoscendone il valore strategico per la gestione dei rischi operativi, di credito e di conformità. Questo dato riflette un crescente interesse verso l’automazione e l’analisi avanzata, che consentono alle istituzioni finanziarie di identificare e mitigare i rischi in modo più rapido ed efficace rispetto ai metodi tradizionali. L’AI ottimizza anche la gestione degli investimenti (analisi di mercato, asset allocation), la valutazione degli asset e la modellistica finanziaria complessa. L’intelligenza artificiale rivoluziona l’approccio “one-size-fits-all” nel settore finanziario, consentendo la creazione di esperienze cliente altamente personalizzate.
Tra gli esempi più rilevanti, spiccano i robo-advisor per la consulenza finanziaria automatizzata e le piattaforme algoritmiche che consentono di costruire e gestire portafogli d’investimento a costi competitivi. Un’evoluzione in corso sta introducendo modelli ibridi, dove la tecnologia potenzia e integra l’intervento del consulente umano. L’analisi avanzata del comportamento del cliente consente di sviluppare strategie di marketing e offerte personalizzate, proposte al momento giusto e sul canale preferito. Infine, i chatbot e gli assistenti virtuali intelligenti offrono supporto 24/7 per le richieste più semplici, liberando risorse umane per attività a maggiore valore aggiunto. Come dichiarato da Gopi Thangavel, CIO di Larsen & Toubro (L&T), colosso indiano con una forte presenza globale, leader nell’innovazione tecnologica applicata a progetti EPC (Engineering, Procurement & Construction), manifattura avanzata e servizi high-tech: «L’intelligenza artificiale consente l’iper-personalizzazione utilizzando dati sui clienti e analisi comportamentali per creare esperienze su misura. L’AI conversazionale, come chatbot e assistenti vocali, migliora le interazioni, mentre l’analisi predittiva anticipa le esigenze dei clienti per un servizio proattivo».
In un contesto di minacce informatiche crescenti e normative stringenti, l’AI offre strumenti potenti. Il rilevamento frodi in tempo reale usa algoritmi per identificare pattern sospetti con velocità e precisione superiori, bloccando le frodi precocemente. L’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave nei processi di Anti-Money Laundering (AML) e Know Your Customer (KYC), automatizzando e potenziando le attività di verifica e monitoraggio. Grazie all’AI, le istituzioni finanziarie possono adempiere agli obblighi normativi con maggiore efficienza, tempestività e precisione, riducendo al contempo costi e rischi operativi. Inoltre, la cybersecurity predittiva identifica proattivamente potenziali vulnerabilità e attacchi. L’AI sta dimostrando un’efficacia straordinaria anche nel rilevamento delle frodi, con tassi di precisione che raggiungono il 96,8%, grazie all’uso di algoritmi avanzati e modelli di machine learning.
Questi sistemi non solo rilevano schemi sospetti in tempo reale, ma abbattono i falsi positivi a livelli inferiori allo 0,075%, ottimizzando l’efficienza operativa e migliorando in modo significativo l’esperienza del cliente. La capacità dell’AI di adattarsi rapidamente a schemi fraudolenti in evoluzione e di analizzare enormi volumi di dati in millisecondi consente alle istituzioni finanziarie di intercettare le frodi in fase iniziale, con una riduzione delle perdite fino al 67% in alcuni casi studio. L’adozione dell’intelligenza artificiale apre nuove frontiere per il business, ma solleva qualche interrogativo. Uno dei rischi più discussi è quello del bias algoritmico: quando gli algoritmi riflettono – o addirittura amplificano – i pregiudizi insiti nei dati, possono generare decisioni discriminatorie. Da qui l’urgenza di puntare su trasparenza e spiegabilità, attraverso l’Explainable AI (XAI), per rendere comprensibili e verificabili le scelte delle macchine, soprattutto in settori ad alta sensibilità, garantendo equità e conformità normativa, come previsto dal GDPR. Sul fronte del lavoro, l’AI ridisegna il panorama occupazionale: se da un lato genera nuove figure professionali – dal data scientist all’AI ethicist – dall’altro impone un’ampia riqualificazione della forza lavoro per colmare lo skill gap. Affrontare con visione queste sfide è determinante per valorizzare il potenziale dell’AI in modo responsabile, sostenibile e realmente inclusivo.
BANCHE SENZA BANCA
L’altra trasformazione profonda è l’integrazione dei servizi finanziari direttamente in piattaforme e applicazioni non finanziarie. L’embedded finance rende la finanza contestuale, conveniente e spesso “invisibile”, mentre il Banking as a Service (BaaS) fornisce l’infrastruttura tecnologica abilitante. L’obiettivo è integrare i servizi finanziari – pagamenti, prestiti, assicurazioni – direttamente nel contesto in cui sono richiesti, offrendo un’esperienza utente senza interruzioni. Tra gli esempi più rappresentativi, troviamo il Buy Now Pay Later (BNPL) durante il checkout sugli e-commerce, i prestiti contestuali proposti da rivenditori o piattaforme di viaggio, le assicurazioni integrate all’acquisto di beni e i servizi bancari disponibili nelle app di terze parti, come quelle di contabilità per PMI.
Il mercato dell’embedded finance sta vivendo una crescita straordinaria, con un valore stimato di 115,8 miliardi di dollari nel 2024, destinato a raggiungere i 251,5 miliardi di dollari entro il 2029, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 16,8%. Lo sviluppo è alimentato dalla crescente domanda di servizi finanziari integrati e senza soluzione di continuità all’interno di piattaforme non finanziarie, migliorando l’esperienza utente e aumentando i tassi di conversione per le aziende.
Alla base c’è il Banking as a Service (BaaS). Banche e istituti finanziari con licenza espongono le proprie funzionalità (apertura conti, pagamenti, emissione carte, KYC) tramite API. Aziende terze – fintech o altre – possono “affittare” queste funzionalità e integrarle rapidamente nei propri prodotti, senza necessità di licenze bancarie o infrastrutture complesse. Il BaaS democratizza l’accesso ai servizi finanziari, permettendo a più attori di innovare.
Embedded finance e BaaS creano nuovi ecosistemi digitali dove attori finanziari e non finanziari collaborano e competono. Emergono opportunità per le banche (nuovi ricavi B2B da BaaS, accesso a nuovi clienti tramite partner) e per le aziende non finanziarie (fidelizzazione cliente, nuovi ricavi, dati sul comportamento d’acquisto). Le fintech beneficiano di uno sviluppo accelerato, potendosi concentrare sull’UX. Tuttavia, ci sono minacce per gli incumbent, che rischiano disintermediazione e perdita del contatto col cliente, diventando semplici fornitori infrastrutturali (commoditizzazione).
Secondo Philippe de Backer, managing partner e global financial services lead di Arthur D. Little – «il Banking as a Service è il collegamento mancante tra gli attori tradizionali del settore bancario e i nuovi disruptor. Questo modello consente alle banche di ridurre il time-to-market dei nuovi prodotti fino a dieci volte, mantenendo la loro rilevanza e rafforzando il ruolo strategico nel panorama finanziario in evoluzione». Il successo di questa evoluzione dipende dalla capacità di costruire e gestire ecosistemi basati su API aperte, sicure e performanti, in linea con normative come PSD2 e Open Banking. Le alleanze strategiche tra banche, fornitori di BaaS, fintech e altre imprese sono fondamentali per offrire esperienze integrate e competitive. In questo contesto, la capacità di collaborare è tanto importante quanto la tecnologia stessa.
PAGAMENTI FLUIDI
Il mondo dei pagamenti è in costante fermento, spinto dalla domanda di velocità, convenienza e sicurezza. L’innovazione tecnologica rende le transazioni sempre più fluide, fino a renderle quasi invisibili all’interno di esperienze d’acquisto più ampie. In Europa, i pagamenti istantanei, come il SEPA Instant Credit Transfer (SCT Inst), stanno diventando lo standard. La capacità di trasferire fondi in pochi secondi, 24/7, abilita nuovi casi d’uso: pagamenti P2P immediati, e-commerce con accredito istantaneo, pagamento stipendi/fatture in tempo reale. L’adozione diffusa migliora la gestione della liquidità e riduce i rischi di credito. Per il settore retail, questo significa una riduzione dei tempi di attesa per l’incasso, una migliore gestione del magazzino e la possibilità di offrire promozioni e sconti immediati. Per le imprese, i pagamenti istantanei velocizzano le transazioni B2B, ottimizzano la gestione della tesoreria e permettono una maggiore flessibilità nei pagamenti ai fornitori, rafforzando la supply chain.
Metodi tradizionali sono affiancati da alternative digitali. I wallet digitali (Apple Pay, Google Pay, PayPal) aggregano carte e conti, permettendo pagamenti contactless sicuri (tokenizzazione) e convenienti via smartphone/smartwatch. I pagamenti biometrici (impronte digitali, riconoscimento facciale e dell’iride) offrono sicurezza e comodità potenzialmente superiori a PIN/password, con crescente integrazione in device e POS. Entrambe le tecnologie rendono il pagamento più rapido e meno invasivo. Con la diffusione dei dispositivi IoT, emergono nuove possibilità. Immaginiamo auto connesse che pagano automaticamente parcheggi o rifornimento, elettrodomestici intelligenti che riordinano consumabili con pagamento integrato, o dispositivi indossabili (anelli, braccialetti) per pagamenti contactless.
I pagamenti diventano contestuali all’interazione con gli oggetti, aprendo la dimensione “conversazionale” e abilitando transazioni automatizzate. I pagamenti internazionali restano un’area complessa e costosa. L’innovazione si concentra su fintech specializzate (Wise, Revolut) con soluzioni più trasparenti ed economiche, sull’uso di blockchain e criptovalute/stablecoin per regolare transazioni cross-border più rapidamente (progetti pilota con stablecoin/CBDC), e sul potenziamento delle reti di pagamento globali (Swift GPI) per aumentare velocità e tracciabilità. L’obiettivo è rendere i pagamenti internazionali fluidi quanto quelli domestici. In sintesi, il futuro dei pagamenti è istantaneo, invisibile, integrato e potenzialmente programmabile. La sfida per gli operatori non è solo eseguire la transazione, ma costruire servizi a valore aggiunto attorno ad essa, sfruttando dati e contesto.
SFIDE E OPPORTUNITÀ
Le tendenze analizzate – DeFi, AI, embedded finance, pagamenti istantanei – non sono fenomeni isolati, ma forze convergenti che costringono il settore finanziario a ripensare i propri modelli di business. Per affrontare questa trasformazione è necessaria una visione strategica chiara, capace di bilanciare innovazione tecnologica e valori fondamentali. Il vero potenziale si trova nell’integrazione strategica di queste innovazioni: dall’AI per personalizzare le offerte di embedded finance, alla DeFi per la creazione di nuovi prodotti d’investimento accessibili tramite BaaS, fino ai pagamenti istantanei resi possibili da wallet digitali sicuri, supportati da biometria e AI antifrode. Le aziende capaci di orchestrare queste tecnologie per creare soluzioni fluide e centrate sull’utente avranno un vantaggio competitivo.
Il modello tradizionale basato sulla vendita di singoli prodotti lascia il passo a un approccio basato su ecosistemi. Le aziende di successo costruiranno o parteciperanno a reti di partner (banche, fintech, tech company, retailer) per offrire soluzioni integrate in grado di rispondere alle esigenze più ampie (per esempio, comprare casa, avviare un’impresa). Apertura, collaborazione e gestione delle partnership sono la chiave. La customer centricity non è più solo un obiettivo, ma diventa una necessità operativa. Grazie all’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati, è possibile raggiungere livelli di iper-personalizzazione senza precedenti, anticipando i bisogni e offrendo soluzioni proattive e contestuali.
Il valore si sposta così dalla transazione alla costruzione di relazioni di lungo termine basate sulla fiducia e sulla capacità di aiutare i clienti a raggiungere i loro obiettivi. In questo scenario, due dimensioni restano cruciali: la responsabilità sociale e ambientale. I criteri ESG sono sempre più integrati nelle decisioni d’investimento e nelle strategie aziendali. La finanza gioca un ruolo chiave nell’indirizzare capitali verso un’economia sostenibile. Ignorare queste dimensioni comporta rischi reputazionali e di competitività. Nonostante l’automazione, il capitale umano rimane centrale: empatia, consulenza strategica complessa, creatività e gestione delle relazioni non sono facilmente sostituibili. La sfida è riqualificare la forza lavoro e integrare capacità umane e tecnologiche, creando ruoli “aumentati” dall’AI. Secondo Wahaj Siddiqui, esperto di trasformazione digitale nel settore finanziario, l’intelligenza artificiale non sta sostituendo i professionisti della finanza, ma sta trasformando i loro ruoli. «La vera opportunità risiede nella collaborazione tra uomo e macchina, dove l’AI automatizza attività ripetitive e consente ai professionisti di concentrarsi su decisioni strategiche e relazioni complesse. Questo approccio non solo migliora l’efficienza, ma crea nuovi percorsi di carriera per chi sa sfruttare le potenzialità dell’AI».
OLTRE LE BARRIERE
I pagamenti digitali non sono solo una questione di convenienza, ma rappresentano un potente strumento per abbattere barriere geografiche e socioeconomiche, promuovendo una maggiore inclusione finanziaria. La loro diffusione sta cambiando il volto dell’accesso ai servizi finanziari, specialmente in contesti dove l’infrastruttura bancaria tradizionale è meno capillare. La rivoluzione dei wallet digitali, per esempio, è particolarmente evidente nei mercati emergenti, dove la penetrazione degli smartphone supera spesso quella dei conti bancari tradizionali. Questi strumenti offrono un accesso semplice e a basso costo a servizi essenziali come l’invio e la ricezione di denaro, il pagamento di bollette e l’acquisto di beni e servizi. Allo stesso modo, i pagamenti istantanei stanno avendo un impatto significativo sulla liquidità di consumatori e piccole imprese, permettendo incassi immediati e una migliore gestione dei flussi di cassa. Secondo recenti studi, l’adozione dei pagamenti istantanei ha migliorato la gestione dei flussi di cassa per oltre il 70% delle PMI in Europa, riducendo i tempi di incasso da giorni a pochi secondi. Questo ha permesso alle piccole imprese di ottimizzare la liquidità, affrontare spese impreviste e investire più rapidamente in crescita e innovazione, evidenziando il ruolo strategico dei pagamenti real-time nell’economia moderna.
Anche le CBDC (Central Bank Digital Currencies) vengono esplorate con grande interesse per il loro potenziale ruolo nell’inclusione finanziaria, offrendo un accesso universale a una forma di denaro digitale sicura e garantita dallo stato. Tuttavia, è fondamentale affrontare la sfida del digital divide: non tutti hanno accesso a smartphone, connettività o possiedono le competenze digitali necessarie. Sono quindi indispensabili strategie mirate per garantire un’adozione realmente inclusiva, che non lasci indietro nessuno. In questo contesto, l’Italia presenta un quadro interessante, quasi paradossale: disponiamo di infrastrutture di pagamento digitale avanzate, ma la loro adozione cresce più lentamente rispetto ad altri paesi europei, a causa di abitudini di pagamento ancora molto legate al contante.
Tuttavia, per la prima volta, in Italia i pagamenti digitali hanno superato il contante in termini di valore transato. Nel 2024, infatti, il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici (dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano). Accelerare la transizione richiede non solo tecnologia, ma anche interventi culturali, incentivi mirati e una forte educazione finanziaria digitale.
SICUREZZA E COMPETITIVITÀ
La crescente digitalizzazione dei servizi finanziari espone inevitabilmente il settore a minacce cyber sempre più sofisticate e pervasive. Garantire la sicurezza delle transazioni e la protezione dei dati dei clienti non è più solo un requisito di conformità, ma un elemento fondamentale per mantenere la fiducia e la competitività. L’approccio alla cybersecurity sta quindi evolvendo rapidamente.
Il paradigma della sicurezza Zero Trust sta emergendo con forza, superando il concetto tradizionale di perimetro sicuro. Questo approccio richiede una verifica costante di ogni utente e dispositivo che accede alle risorse, indipendentemente dalla loro posizione, garantendo una protezione continua e dinamica. Parallelamente, tecnologie come la biometria comportamentale (analisi del modo in cui un utente interagisce con il dispositivo) e l’autenticazione continua permettono di monitorare le sessioni in tempo reale, rilevando anomalie che potrebbero indicare un accesso non autorizzato. Per esempio, la biometria comportamentale può analizzare la velocità di digitazione, i movimenti del mouse e i pattern di tocco sullo schermo di un utente per creare un profilo unico. Se il comportamento si discosta significativamente da questo profilo, il sistema può richiedere ulteriori verifiche di identità o bloccare l’accesso.
Oltre alla prevenzione, diventa centrale la resilienza operativa che definisce la capacità di resistere, adattarsi e riprendersi rapidamente da un incidente informatico, minimizzando l’impatto sui servizi. La resilienza richiede piani di continuità operativa robusti e testati regolarmente. La battaglia si gioca anche sul campo dell’intelligenza artificiale: gli attaccanti usano strumenti di AI offensiva per creare attacchi più sofisticati, mentre le contromisure si affidano a strumenti di AI difensiva per analizzare enormi volumi di dati e identificare minacce in modo proattivo. Come afferma Alessandro Acquisti, professore ed esperto di sicurezza informatica, la vera sfida non è solo sviluppare AI difensiva – «ma anche comprendere e anticipare le tattiche dell’AI offensiva, creando un ciclo continuo di apprendimento e adattamento tra sistemi di attacco e difesa».
All’orizzonte si profila poi la sfida del quantum computing: computer quantistici futuri potrebbero rompere gli algoritmi crittografici attuali, rendendo necessarie nuove tecniche di crittografia post-quantistica per proteggere le transazioni future. Prepararsi a questa transizione è già oggi una priorità strategica. In definitiva, la sicurezza non può più essere vista come un costo, ma come un investimento strategico e un differenziatore competitivo essenziale nel panorama finanziario digitale.
INNOVAZIONE E COMPLIANCE
Il settore finanziario è tradizionalmente uno dei più regolamentati, e l’avvento delle nuove tecnologie digitali ha reso il quadro normativo ancora più complesso. Navigare questo panorama richiede non solo capacità di adattamento, ma anche la visione strategica per trasformare la compliance da mero obbligo a leva per un’innovazione responsabile e sostenibile.
L’Unione Europea sta giocando un ruolo pionieristico con normative come il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), che crea un quadro armonizzato per gli asset digitali, e DORA (Digital Operational Resilience Act), che stabilisce requisiti stringenti per la resilienza operativa e la gestione dei rischi ICT nel settore finanziario. Comprendere e implementare correttamente queste normative è fondamentale per operare legalmente e costruire fiducia. Parallelamente, si guarda già all’evoluzione della PSD2 verso una potenziale PSD3 e a un framework per l’open finance, che potrebbe estendere la condivisione dei dati (con il consenso del cliente) oltre i conti di pagamento ad altri prodotti finanziari (investimenti, assicurazioni), aprendo così la strada a servizi ancora più integrati e personalizzati.
In questo contesto, il ruolo dell’integrazione tra regolamentazione e tecnologia si rafforza. Le soluzioni RegTech sono progettate per aiutare le istituzioni finanziarie a gestire la compliance normativa in modo più efficiente ed efficace, attraverso l’automazione di processi chiave come il reporting, il monitoraggio delle transazioni e la gestione dei rischi. Grazie a tecnologie avanzate, queste soluzioni non solo semplificano i processi, ma riducono anche il rischio di errori umani e migliorano la tempestività delle risposte alle autorità di regolamentazione.
Anche le sandbox regolamentari, ambienti controllati dove le imprese possono testare innovazioni sotto la supervisione delle autorità, rappresentano un approccio utile per favorire lo sviluppo tecnologico nel rispetto delle regole. Infine, la normativa si intreccia sempre più con i temi ESG, spingendo verso una finanza digitale sostenibile che richiede trasparenza sull’impatto ambientale delle tecnologie (per esempio, il consumo energetico della blockchain) e promuove l’uso della tecnologia per favorire investimenti sostenibili. La sfida è integrare la compliance normativa e l’innovazione tecnologica in una strategia unitaria, vedendo la regolamentazione non come un freno, ma come un framework che abilita un progresso digitale sicuro, resiliente e responsabile.
Il futuro della finanza appartiene a chi saprà integrare l’innovazione tecnologica con i valori fondamentali: fiducia, sicurezza, trasparenza e servizio al cliente. Il successo non deriverà dall’adozione acritica della tecnologia, ma dalla capacità di utilizzarla per creare nuovi modelli di valore sostenibili, che mettano l’utente al centro, rispondano alle sfide economiche, sociali e ambientali e valorizzino il contributo umano. La trasformazione è complessa, ma offre straordinarie opportunità per chi saprà interpretarla con visione strategica e agilità esecutiva.
Formula: Finanza digitale, la nuova sfida