La struttura, che fungerà da HQ per tutte le attività dell’azienda sul suolo italiano, è l’unica tra quelle di tutti i cloud provider europei a includere due data center di Tier IV in un’area metropolitana
«Un’opera bellissima, anche se devo ammettere che riqualificare completamente il palazzo ci è costato più di qualche mal di testa negli ultimi due anni». Scherza così Alessandro Cozzi, CEO di WIIT, al taglio del nastro che segna l’apertura della nuova sede milanese. Uno step importante nel percorso di raddoppio dei data center dell’azienda, già realizzato nelle sedi di Dusseldorf e Francoforte e in programma anche per le aree nord della Svizzera e della Germania.
«Il nostro progetto», spiega, «è iniziato diversi anni fa con l’idea di garantire ai clienti la massima sicurezza, mantenendo al tempo stesso la proprietà sui nostri asset così da poter intervenire con la massima rapidità: un fattore, questo, che ci distingue da quei competitor che si appoggiano a data center esterni.
Quella del nord-est Italia, insieme all’ovest della Germania e al nord della Svizzera, rientra tra le nostre “zone premium”, dove ci sforziamo maggiormente di fornire un servizio integrato a tutti i livelli dell’offerta: sicurezza, sistemi e infrastruttura. Oggi in questo settore il principale ostacolo per i clienti, ancor prima che dalle minacce degli attacchi esterni, è dettato dal livello dei data center e dalla loro resilienza. Con la certificazione Uptime, i nostri si elevano perfino al di sopra dello standard Tier IV e si candidano a essere la miglior soluzione per i servizi business critical».
I numeri tra compliance, mercato, presente e futuro
Il Tier IV certificato dall’Uptime Institute si distingue dal livello standard per una ragione in particolare: prima che il rating venga conferito, dopo le verifiche della compliance, i data center in esame vengono sottoposti a stress test invasivi, per assicurarne la piena resilienza in caso di criticità. Ed è proprio in situazioni simili che il poter contare su una doppia infrastruttura fa la differenza: mediamente per un Tier III, la possibilità di arresto si aggira intorno al 28%, cifra che si abbassa al 5% per un Tier IV. Ma combinandone due, la percentuale scende a meno dello 0,0002%.
«Oltre al fattore della resilienza», continua Cozzi, «tra le cose che più ci hanno aiutato nella nostra crescita ci sono la quantità e la varietà di skill che mettiamo a disposizione dei clienti. I risultati dell’anno fiscale 2024 ci parlano di un fatturato di 60 milioni di € in Italia, 83,5 in Germania e 15,1 in Svizzera, ma già nel Q1 del 2025 abbiamo osservato una crescita del +22,6% nel nostro paese. Per il futuro stiamo pianificando nuove acquisizioni sul suolo tedesco, dove il mercato è molto attraente e redditizio data la minor concentrazione di PMI e la maggior presenza di grandi player, più affini al nostro target ideale. La Svizzera rappresenta un po’ più una scommessa, per quanto potenzialmente molto redditizia, ragion per cui il nostro piano attuale è di lasciar trascorrere un anno di consolidamento prima di continuare a espanderci anche in quell’area».
Due pilastri fondanti, innovazione e sostenibilità
«Innovazione e sostenibilità non possono che essere due dei concetti più importanti nel nostro lavoro», interviene Enrico Rampin, CSO di WIIT. «La prima ovviamente è un elemento imprescindibile per qualsiasi azienda digitale ed è un requisito fondamentale perché la seconda possa sussistere: mediamente stipuliamo contratti da cinque o sei anni, e su progetti di simile termine sarebbe impossibile pensare di essere sostenibili senza innovarsi costantemente. Un altro tema centrale è poi la sovranità digitale: con gli odierni mutamenti geopolitici, anche quei settori che inizialmente pensavano di poterla ignorare non possono più evitare di considerarla. Anche per quanto riguarda l’ambiente cloud native le cose stanno iniziando a cambiare: un tempo questo era totalmente dominato dagli hyperscaler, ma già oggi noi copriamo il 90% di ciò che Google o Amazon possono fare, con il vantaggio di esser nativamente europei e integrabili nei modelli privati, senza lock-in».
La piattaforma cloud native di WIIT, adattabile e open source, è già attiva in Germania e verrà lanciata in Italia nel secondo semestre di quest’anno. «C’è poi il tema dell’AI: operando noi nel b2b, ci concentriamo soprattutto sulla frontiera agentica, che è quella che più può fare la differenza per i nostri clienti. L’idea è quella di offrire un servizio flessibile e portatile, che in futuro possa interagire anche con gli SML con requisiti computazionali più bassi. E per i clienti con asset molto diversificati e grandi volumi di dati non strutturati da gestire, offriamo un servizio di repository ad alta sicurezza. Facciamo tutto questo con un occhio alla sostenibilità, che oggi è un mantra costante, lavorando su quattro pilastri ESG: premium cloud, innovazione, clima e persone. Non solo con un approccio inside-out, ma anche outside-in, per non perdere di vista come ciò che accade là fuori impatta sul nostro business».