Strategie per una supply chain resiliente e sostenibile. Dall’AI generativa ai Digital Twin, passando per carburanti alternativi e packaging su misura: le aziende italiane ridisegnano le filiere di fornitura in uno scenario globale sempre più complesso

Negli ultimi anni, il settore della logistica ha dovuto affrontare un contesto sempre più complesso, caratterizzato da periodi di notevole incertezza e costellato da diverse criticità: la pandemia ha generato carenze di materiali e trasporto, l’invasione dell’Ucraina ha compromesso l’accesso a energia e beni essenziali, la crisi in Medio Oriente ha reso insicuro il traffico marittimo nel canale di Suez e la nuova presidenza statunitense ha innescato nuove tensioni tariffarie.

In questo difficile contesto globale, si aggiungono nel nostro Paese altri problemi, come il calo della produzione industriale, gli aumenti dei costi della manodopera, le difficoltà nel reperire personale qualificato. In questo periodo, tuttavia, le aziende leader del settore logistico hanno dimostrato di avere forza e capacità di adattamento: negli ultimi anni sono aumentati i dipendenti diretti, molte aziende hanno ampliato la gamma dei servizi offerti e la ricerca di economie di scala, coniugando la sostenibilità non solo economica ma anche ambientale e sociale. Le piccole realtà, invece, hanno sofferto di più, tanto che si contano sul mercato oltre 35mila aziende in meno rispetto a cinque anni fa. Il momento è complicato in tutti i settori, non solo nella logistica. Il settore logistico italiano, che contribuisce all’8,2% del PIL nazionale, secondo i dati di Confindustria, è particolarmente sensibile alla crescente instabilità delle catene globali del valore.

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Le aziende end-user tendono a trascurare l’importanza della gestione del rischio. Il dato emerge dall’ultimo report dell’Osservatorio Supply Chain Planning della School of Management del Politecnico di Milano. Solo una minoranza delle aziende italiane, il 26% delle grandi imprese e appena il 5% delle PMI, ha rivisto i modelli di gestione del rischio, mentre un ulteriore 22% e 8% rispettivamente dichiara di volerlo fare entro la fine del 2025. I rischi maggiormente presidiati sono quelli finanziari e operativi, ma cresce l’attenzione verso quelli geopolitici e di sostenibilità.

LOGISTICA CENTRALIZZATA

Con il termine “logistica” non si deve considerare più soltanto il trasporto dei prodotti e la loro distribuzione: il suo significato è più ampio, perché comprende l’intera supply chain, quindi anche le attività di planning, magazzino e packaging. Secondo l’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” della PoliMi School of Management, i clienti riconoscono al fornitore di servizi logistici un valore in termini di flessibilità (citato dal 44% delle aziende), contenimento dei costi, miglioramento del servizio, modifica della struttura costo/servizio. Le aziende più piccole, oltre alla ricerca di flessibilità, sono interessate allo snellimento delle strutture interne (39% delle aziende con fatturato tra 10 e 49 milioni di euro), anche al fine di esternalizzare parte della complessità legata alla gestione del personale. Per le aziende più grandi, con un fatturato superiore ai 250 milioni, si ricorre al fornitore di servizi logistici per una molteplicità di altre esigenze, legate in particolare alla transizione ambientale (indicata dal 22% delle aziende), all’innovazione di prodotto e servizio (19%) e alla transizione digitale (9%).

Per rimanere competitivi e attrattivi, le aziende della logistica devono avere capacità di adattamento, saper ottimizzare i processi e andare incontro alle richieste dei clienti. È quanto ha fatto Digel azienda che opera da oltre cinquant’anni in Valle d’Aosta, Haute Savoie e primo Canavese, distribuendo prodotti surgelati, freschi e secchi a oltre mille clienti sparsi su tutto il territorio, dai bar a fondo valle fino ai rifugi in alta quota. L’ampia distribuzione della clientela di Digel necessita di un’organizzazione molto scrupolosa. Dall’esigenza di rendere le consegne più rapide e agili, è nato un percorso di trasformazione digitale per efficientare il processo di gestione delle consegne dall’ordine fino al trasporto finale. L’azienda ha così integrato i propri sistemi con un software specifico per la pianificazione degli ordini ricevuti, in grado di calcolare quanta merce va caricata, quanti camion sono impiegati in uno stesso giorno, suggerendo anche il miglior percorso stradale da seguire. Questo aspetto è molto importante se si considera che i clienti sono sparsi su tutto il territorio montuoso valdostano e si rischia quindi di avere lunghi turni lavorativi. Il sistema è in grado di considerare sia il tempo di guida sia il tempo di carico e scarico.

Il software di gestione è integrato anche con il sito e-commerce B2B che Digel offre ai propri clienti. La gestione end-to-end dell’ordine digitale permette di ridurre al minimo tempi ed errori. Inoltre, il percorso di digital transformation intrapreso dall’azienda ha permesso di rendere più rapidi ed efficienti i processi di gestione del magazzino e degli stoccaggi giornalieri. L’infrastruttura digitale consente di mantenere la tracciabilità costante e in tempo reale di tutte le merci, grazie ai codici digitali applicati su ciascun prodotto.

FILIERE E PROCESSI

Secondo l’Osservatorio Supply Chain Planning, le imprese end-user italiane sono costrette a ripensare filiere e processi e a sviluppare capacità di pianificazione sempre più sofisticate a livello strategico, tattico e operativo: per rispondere tempestivamente ai continui cambiamenti del mercato è necessario disporre di un sistema efficace di monitoraggio dello “stato” e delle prestazioni della supply chain. Il ruolo delle persone del team di pianificazione della catena di fornitura è fondamentale per riuscire a gestire efficacemente i processi, prendere decisioni tempestive e collaborare con tutti gli attori della filiera. La capacità di trasformare e ottimizzare i processi di pianificazione dipende in modo significativo dal contributo umano, che può accelerare notevolmente il cambiamento o, al contrario, rappresentare un ostacolo se non adeguatamente supportato. Il processo di trasformazione può essere guidato da personale interno o da fornitori esterni, solitamente società di consulenza. Nelle grandi imprese prevale il ricorso al team interno di supply chain planning (45%), che assicura coerenza strategica e continuità, ma richiede investimenti e rischia una visione autoreferenziale. Un altro 23% si affida a team dedicati al miglioramento continuo, soluzione agile ma meno strutturata. Le società di consulenza esterne (10%) e i vendor di software (10%) rappresentano opzioni utili per know-how e tecnologie, ma comportano costi più elevati, possibili rigidità e rischi di scarsa integrazione. Una quota residua adotta modelli ibridi o non formalizzati.

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Nelle PMI lo scenario è simile ma con minore articolazione: circa un terzo si affida al team interno di pianificazione e un altro 30% a team dedicati al miglioramento continuo. Solo una minoranza sceglie i vendor di software (4%), scoraggiata dai costi. Nel complesso, oltre il 60% delle imprese italiane – grandi e PMI –guida internamente i progetti di trasformazione, confermando il valore strategico delle competenze interne. La scelta prevalente di gestire i progetti internamente conferma la rilevanza strategica delle competenze aziendali, ma sottolinea al tempo stesso l’urgenza di investire nella formazione e nell’evoluzione professionale dei team, affinché possano affrontare le complessità future con strumenti adeguati, apertura all’innovazione e una maggiore resilienza organizzativa. Metà delle grandi imprese non investe nello sviluppo delle proprie risorse di planning, l’altra metà, invece, dichiara iniziative concrete: il 13% delle grandi imprese e il 21% delle PMI hanno rafforzato competenze e strumenti dei team, con percorsi che includono ampliamento degli organici, corsi di formazione specialistici, upskilling su data analytics, machine learning e AI per migliorare previsioni di domanda, ottimizzazione delle scorte e scheduling produttivo. Nelle PMI la scala degli investimenti resta inferiore rispetto alle grandi imprese, ma emerge una forte volontà di crescita e di valorizzazione del capitale umano.

SUPPLY CHAIN MONITOR

L’80% delle imprese end-user applica specifici KPI per la valutazione delle prestazioni della propria supply chain ma solo il 33% del campione misura un numero sufficiente di KPI tecnici ed economici e solo l’11% dimostra un grado elevato di maturità con un sistema dedicato e in grado di tracciare efficacemente tutti i segnali. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il 54% delle PMI e il 67% delle grandi imprese hanno ruoli dedicati alla pianificazione della supply chain, mentre il 21% delle PMI non riconosce ancora la necessità di tali ruoli, il che può indicare una bassa maturità organizzativa o essere anche l’effetto di una resistenza al cambiamento. Per le PMI questa pianificazione non è ancora una priorità immediata, mentre per le grandi imprese è fondamentale per mantenere competitività ed efficienza nell’attuale scenario, quanto mai incerto. Per essere protagonisti nel mercato attuale, non basta essere innovatori nel prodotto, nel design, nelle tecnologie o nella qualità, serve gestire al meglio le catene del valore, con i migliori strumenti digitali e le migliori competenze. Il servizio, ormai, ha assunto un’importanza notevole tra le molteplici richieste dei clienti.

Un’azienda che ha lavorato per ottimizzare la sua logistica, e il servizio alla clientela, è Alcar Ruote, azienda svizzera che progetta, produce e distribuisce cerchi in acciaio per il settore automobilistico. La qualità svizzera è una sorta di dogma, per questo i clienti dell’azienda si aspettano massima qualità e consegne puntuali. Tuttavia, poiché i costi dell’azienda sono superiori a quelli dei concorrenti, si è reso necessario affidarsi alla tecnologia per ridurli in modo da continuare a produrre con lo stesso livello qualitativo ma rimanendo competitivi sul mercato globale. L’azienda è passata dalle applicazioni on-premise al cloud per acquisire dati in tempo reale e rispondere rapidamente all’arrivo di un nuovo modello di auto sul mercato. Obiettivo principale: sviluppare processi di pianificazione e gestione ordini capaci di garantire flessibilità ed efficienza. Con la soluzione implementata, Alcar Ruote ha automatizzato i processi di evasione degli ordini, migliorato le attività di manutenzione e aumentato la produttività, riducendo drasticamente costi e tempi di inattività. Le potenti funzionalità del sistema consentono di raccogliere dati, strutturarli in modo appropriato per fornire agli utenti del sistema, ad ogni livello, approfondimenti e informazioni in tempo reale. Grazie a funzionalità di intelligenza artificiale integrate, la soluzione permette ad Alcar Ruote di analizzare i dati dei sensori, identificare trend, prevedere guasti e intervenire. Grazie alle applicazioni completamente integrate con l’ERP, l’azienda invia automaticamente i dati alla sede centrale per gestire la contabilità, visualizzare le fatture in tempo reale e generare fatture in formato PDF per i team contabili dei clienti.

TRANSIZIONE GREEN

La logistica sta cambiando rotta. L’Osservatorio Contract Logistics evidenzia una transizione in corso verso soluzioni più green: l’80% delle aziende committenti presenta un’alta intensità di adozione di soluzioni green, in forte crescita rispetto al 13% di dieci anni fa. Nella transizione green, il trasporto su strada gioca un ruolo chiave. Accanto ai carburanti fossili tradizionali, la logistica può oggi contare su diverse alternative: dal diesel rinnovabile HVO, ottenuto da oli vegetali e grassi animali con un’impronta ambientale ridotta, ai veicoli alimentati a gas naturale bioCNG e bioLNG, fino ai BEV (Battery Electric Vehicle), con motore completamente elettrico a batteria. Il 57% dei fornitori di servizi logistici adotta un mix di soluzioni green, combinando tecnologie diverse in base al loro livello di maturità, alla vita utile dei mezzi e alle specifiche caratteristiche operative. La prima azienda italiana a utilizzare veicoli a gas naturale (LNG) è stata, nel 2014, Logicompany 3 (LC3 Trasporti), azienda di Gubbio (Pg) con diverse filiali nel Centro e Nord Italia, specializzata nel trasporto a temperatura controllata.

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LC3 Trasporti si conferma leader del trasporto sostenibile: oltre 24 milioni di chilometri percorsi lo scorso anno con mezzi propri e una flotta in espansione di 265 veicoli, di cui il 56% a bio-LNG, il 2% a diesel HVO e il 2% elettrici a batteria. Da pochi anni l’azienda ha messo in strada i primi mezzi pesanti elettrici abbinati a un sistema refrigerante ad azoto liquido: con questi veicoli, è stato possibile realizzare i primi servizi di consegna con mezzi pesanti a zero emissioni nell’hinterland di grandi capoluoghi, primi tra tutti Milano, Roma e Verona. La combinazione di trazione elettrica e refrigerazione ad azoto consente di avere una soluzione di trasporto merci a temperatura controllata totalmente sostenibile e di effettuare consegne a ridosso di zone densamente abitate senza produrre emissioni climalteranti o rumori. Questi mezzi, dotati anche di un sistema di manutenzione predittiva, possono addirittura accedere nelle ZTL in orari notturni evitando gli stop del traffico dovuti a restrizioni ambientali. Nel 2024 la flotta di LC3 ha tagliato drasticamente le emissioni con impatti significativi: la riduzione di Co2 equivale alla restituzione in natura di oltre 16mila alberi alti 16 metri; il calo di NOx corrisponde alla rimozione dalle strade di 207mila auto Euro 6; il risparmio di particolato è paragonabile allo spegnimento di oltre seimila caldaie a pellet domestiche.

TRASPORTO MULTIMODALE

Le statistiche dei traffici dello scorso anno confermano l’ottima tenuta del sistema portuale italiano, che ha visto crescere sia il traffico di merci sia la presenza di passeggeri. Per gestire al meglio l’aumento costante di merci da gestire si stanno implementando sistemi in grado di ottimizzare le operazioni al porto. Un interessante progetto è quello dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, che ha sviluppato un progetto per digitalizzare la gestione dei flussi dei mezzi pesanti in transito nel porto di Genova (e a breve di Savona), ottimizzando le operazioni di carico e scarico della merce containerizzata. Già da vent’anni è in funzione il Port Community System, il sistema digitale per lo scambio documentale tra gli operatori pubblici e privati del porto. Nel 2024, dopo un periodo di sperimentazione, è andato a regime il progetto “Appuntamento Intermodale”, con l’obiettivo di semplificare le operazioni in porto, permettendo ai conducenti di rimanere in cabina, e ottimizzare la gestione dei flussi di mezzi pesanti in ingresso e uscita dai terminal container. L’iniziativa consente la prenotazione digitale degli accessi ai terminal, migliorando la tracciabilità delle operazioni, la sicurezza ai varchi portuali, la sincronizzazione e la fluidità delle attività logistiche. Il progetto si compone di tre elementi principali: la digitalizzazione della catena documentale, un front office virtuale per gestire gli accessi al porto e un’app mobile dedicata agli autisti. Il sistema collega targa del mezzo, badge del conducente, data prevista di arrivo, merce da consegnare e magazzino/terminal di destino, merce da ritirare e magazzino/terminal di prelievo. Il sistema consente a tutti gli attori coinvolti di consultare in tempo reale lo stato delle operazioni e della documentazione, e permette agli autisti di accedere ai varchi, ricevere indicazioni e completare le procedure senza scendere dal mezzo. Il nuovo modulo ha anche una integrazione con la logistica retroportuale, per collegare il porto ai magazzini e alle aziende dell’entroterra.

SOSTENIBILE E CIRCOLARE

Nell’ambito della sostenibilità, è sempre più rilevante la riduzione delle risorse impiegate, il riutilizzo di prodotti o materiali, il recupero di componenti e il riciclo delle risorse: le aziende studiano l’ottimizzazione di processi e flussi complessi. Secondo l’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, tre aziende su quattro considerano l’economia circolare un tema prioritario. Oggi la strategia più diffusa (58%) consiste nell’impiego di risorse provenienti da altre filiere, ma cresce l’interesse verso modelli di circolarità più avanzati: il 68% punta infatti al ricircolo delle risorse all’interno dei propri confini produttivi. Le iniziative si legano a diversi modelli di business, dal “product oriented” allo “user oriented”. Al momento prevale il primo approccio, che mira a progettare, produrre e utilizzare beni riutilizzabili, riparabili, rigenerabili o riciclabili, allungandone il ciclo di vita e riducendo sprechi e impatto ambientale.

Tra le realtà che stanno ripensando il packaging in chiave sostenibile c’è CMC Packaging Automation, azienda umbra attiva in 30 paesi e riconosciuta come leader nelle soluzioni di imballaggio su misura (“right-sized” packaging). Nel 2013 CMC ha lanciato una macchina, la CartonWrap, rivoluzionando le modalità di confezionamento degli ordini di e-commerce all’interno dei magazzini. Fino ad allora si usavano scatole preformate con materiali di riempimento (carta e plastica) per colmare gli spazi vuoti attorno all’oggetto spedito. CartonWrap rileva le dimensioni del prodotto e realizza una scatola su misura con cartone continuo, ottimizzando consumi e riducendo sprechi, materiali di riempimento, volumi di spedizione e costi logistici. Nell’e-commerce non tutti i prodotti devono essere spediti in una scatola, ma gli articoli più piccoli possono essere inviati in una busta: sfruttando questo concetto, nel 2023 CMC ha sviluppato Hybrid Advance, un add-on della CartonWrap, che consente di impacchettare i prodotti in scatola o in busta, in maniera automatizzata, in base alle dimensioni del prodotto, utilizzando lo stesso materiale (cartone da fanfold), riducendo fino al 50% il cartone ondulato e fino al 70% la colla. Hybrid Advance ottimizza il flusso di prodotto all’interno del magazzino, perché non serve l’intervento di un operatore o di un secondo macchinario a supporto, ma è in grado in autonomia di inscatolare o imbustare i prodotti.

LOGISTICA NEXT GEN

Ma cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi anni? Secondo gli analisti IDC, entro il 2026 il 60% delle aziende del G1000 Supply Chain (l’indice che raggruppa le 1000 aziende leader a livello globale nella gestione e innovazione della supply chain) integrerà i principali sistemi IoT nei propri gemelli digitali, registrando un incremento del 15% in efficienza, utilizzo delle risorse e sicurezza operativa. I gemelli digitali abilitati dall’IoT offrono visibilità in tempo reale sulle operazioni dell’intera filiera, consentendo alle organizzazioni di simulare, monitorare e ottimizzare le prestazioni a un livello senza precedenti. Un gemello digitale funziona da “specchio virtuale” di un asset o sistema fisico, offrendo una finestra in tempo reale sulle operazioni di processo. L’integrazione su larga scala dei dati dei sensori IoT nei sistemi Digital Twin migliora la visibilità e il monitoraggio in tempo reale, supporta la pianificazione degli scenari e l’analisi predittiva, e favorisce una maggiore efficienza e sostenibilità. Interessante anche quanto prevede IDC relativamente all’integrazione di soluzioni specifiche di intelligenza artificiale generativa nei sistemi delle principali aziende logistiche worldwide: entro il 2027, il 50% delle organizzazioni globali implementerà una piattaforma basata su GenAI in grado di combinare diverse fonti di dati per simulare, valutare e prevedere i rischi della catena di fornitura. Le supply chain continuano a subire interruzioni che possono essere fisiche, operative, tecnologiche o strategiche, e spesso si combinano tra loro, rendendo le catene di fornitura globali estremamente complesse e vulnerabili. Tecnologia legacy, sistemi e dati poco integrati costituiscono gli ostacoli principali, secondo l’ultimo rapporto di IDC sulla supply chain. Nei prossimi anni, IDC prevede che le aziende globali utilizzeranno la GenAI su dataset sempre più ampi per prevedere, valutare e gestire i rischi, affrontando con maggiore efficacia situazioni di crisi.

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RISCHIO SUPPLY CHAIN

La crescita degli attacchi alla supply chain impone un cambiamento di approccio alla sicurezza delle filiere di approvvigionamento come imperativo strategico. I rischi vengono spesso sottovalutati, almeno fino a quando non si traducono in blocchi di produzione o distribuzione. Non è più sufficiente proteggere i propri sistemi, ma è necessario dimostrare la solidità dell’intera supply chain. La direttiva NIS2 introduce un cambiamento strutturale, che alza l’asticella e segna una linea di demarcazione netta. Malware, ransomware, furti di dati e sabotaggi cyber-fisici possono mettere in crisi interi processi, minando la fiducia dei clienti e incrinando i rapporti con partner e fornitori. La scarsa sicurezza dei dati può essere dovuta a protocolli e procedure assenti o poco affidabili, alla mancanza di cultura per la sicurezza o all’insufficiente rispetto di normative e best practice di settore. Inoltre, una carenza di controllo o di monitoraggio delle attività delle terze parti può rendere difficile identificare tempestivamente eventuali problemi o irregolarità. La normativa introduce un approccio più ampio e strutturato alla resilienza digitale, chiedendo alle imprese di valutare e gestire i rischi lungo tutta la filiera, non solo con i partner diretti. L’obiettivo è creare una visione sistemica della supply chain, dove la cybersecurity diventa parte integrante dei contratti e supportata da sistemi di monitoraggio costante, in grado di intercettare anomalie e intrusioni prima che diventino emergenze. Per gli operatori della logistica questo si traduce in standard più stringenti nella gestione dei dati e dei sistemi operativi, e nella responsabilità di garantire che ogni anello della catena rispetti criteri di sicurezza condivisi. Risultato? Supply chain più resilienti, reputazione rafforzata e maggiore fiducia da parte dei clienti.

AI GENERATIVA E LLM

Per migliorare la resilienza, la gestione delle supply chain sia a monte che a valle, richiede una comprensione più ampia di fattori che vanno oltre i costi di trasporto e la gestione dei fornitori. Con la crescente complessità delle catene di fornitura globali, cresce la necessità di gestire i rischi geopolitici, normativi e climatici. Secondo IDC, entro il 2028 il 70% delle organizzazioni globali della supply chain adotterà piattaforme basate su Large Language Model (LLM) per simulare e prevedere i rischi legati a geopolitica, normative e impatti meteorologici. L’obiettivo è chiaro: aumentare la resilienza operativa anticipando problemi prima che si traducano in interruzioni reali.

Gli strumenti tradizionali di gestione del rischio della Supply Chain si stanno dimostrando inadeguati per affrontare queste sfide. L’aumento delle tensioni geopolitiche, dei cambiamenti normativi e degli andamenti meteorologici imprevedibili sta spingendo le aziende a ripensare le proprie filiere. In questo contesto, l’intelligenza artificiale generativa si sta affermando come strumento chiave per analizzare e prevedere i rischi, trasformando dati complessi in scenari predittivi utili a decisioni rapide e consapevoli. Il risultato è una supply chain più resiliente, capace di anticipare criticità e adattarsi in tempo reale a contesti mutevoli e incerti. Le piattaforme basate su Large Language Model sono particolarmente efficaci nell’analisi di dati non strutturati come notizie, social media, documenti governativi e previsioni meteorologiche, tutti cruciali per la valutazione dei rischi della supply chain, e consentono alle organizzazioni di simulare diversi scenari, identificare tendenze e fornire informazioni fruibili. Sfruttando queste piattaforme, le organizzazioni possono prevedere le interruzioni dovute a una vasta gamma di fattori, come cambiamenti politici, aggiornamenti normativi e disastri naturali, offrendo una visione completa dei potenziali rischi.

Secondo l’ultimo rapporto di IDC sulla supply chain, il 20% delle aziende a livello globale riconosce già i benefici dell’intelligenza artificiale e dell’AI generativa nelle proprie operazioni. Ma il trend è in rapida accelerazione: nei prossimi tre anni, il 30% degli intervistati prevede un ruolo sempre più centrale dell’IA generativa nella gestione delle catene di fornitura. L’adozione di soluzioni specifiche di intelligenza artificiale a supporto della pianificazione della supply chain è destinata a crescere in modo esponenziale, fino a rendere le piattaforme basate su Large Language Model (LLM) strumenti strategici per la gestione del rischio. Grazie a queste tecnologie, le aziende potranno simulare scenari complessi legati a cambiamenti geopolitici, normativi e climatici, anticipando criticità e rafforzando la resilienza operativa.