CRIF, innovare la finanza per rilanciare l’economia

Metadati, intelligenza artificiale e nuovi modelli: al Tomorrow Speaks 2025, il sistema finanziario al centro del dibattito sulla crescita del Paese

Metadati, intelligenza artificiale e nuovi modelli: al Tomorrow Speaks 2025, il sistema finanziario al centro del dibattito sulla crescita del Paese

“E pur si muove”. La fotografia del Sistema Italia dal 2013 segna un +0,4% annuo di crescita media reale, a fronte di un aumento nominale del PIL del 2,2%. Si muove, sì, ma non di molto. E a un ritmo non sufficiente per una ripresa strutturale che si scontra anche con il debito pubblico, che ha oscillato sempre intorno alla soglia del 133%. Guardando all’andamento del sistema bancario, come spiega Marco Colombo, managing director finance Italy di CRIF, la raccolta è cresciuta di pari passo con la propensione al risparmio delle famiglie, mentre gli impieghi in rapporto al PIL sono calati.

«La gestione bancaria ha retto nonostante un aumento dei volumi lavorando sulla produttività» – afferma Colombo. «E lo ha fatto principalmente grazie alla digitalizzazione dei pagamenti e all’utilizzo sempre più evoluto dei metadati, intesi come combinazione di dati, analytics e tecnologie. Dati di qualità, integrati tramite modelli di machine learning e intelligenza artificiale, rappresentano una leva imprescindibile per gestire il rischio in modo predittivo e migliorare l’efficienza dei processi decisionali, favorendo al contempo una maggiore inclusione finanziaria di imprese e famiglie e un rilancio degli impieghi».

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Chiaramente, ci sono fattori che frenano la crescita, come la complessità dello scenario internazionale, la debolezza dell’Europa, i vincoli del bilancio pubblico e l’inverno demografico. Tuttavia, sottolinea Colombo, l’Italia può ancora contare su alcuni punti di forza del nostro sistema imprenditoriale – la capacità di adattarsi ai cambiamenti, la forza delle filiere produttive e il valore del brand e dei territori – che rappresentano una base concreta su cui costruire una nuova fase di sviluppo.

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Un nuovo ecosistema globale

Che il mondo sia cambiato è sotto gli occhi di tutti. Ma perché? Alla domanda risponde Lucio Poma, capo economista di Nomisma: «Le ragioni fondamentali sono tre. La centralità della Cina e il conseguente passaggio da un mondo monocentrico a uno regolato da due poli. La progressiva perdita di egemonia del petrolio in favore di altri tipi di risorse. E soprattutto, la produzione sempre più indirizzata su supply chain globali. Le zone di produzione sono diventate hub nevralgici e non sostituibili, tanto che lo stop di una di esse comporta lo stop o il rallentamento dell’intera catena di fornitura». Risultato? Un ingigantimento delle dimensioni minime e una vera e propria rivoluzione della logistica, con la filiera che non va più pensata come una serie di step separati, bensì un ecosistema inglobato dalla fase produttiva.

«L’Europa è il terzo polo economico globale. Nonostante la debolezza della leadership, mantiene un primato: la migliore manifattura del mondo, che deve tornare al centro della sua strategia di crescita. Se l’Italia da cinque anni performa meglio della Germania non è certo per un tema di “resilienza”, ma perché nelle sue politiche è stata meno fordista, meno ingessata, e ha saputo puntare con forza su tutte le componenti della filiera». E quindi anche le banche sono chiamate a ragionare in quest’ottica.

Italia: da “place to be” a “place to live”

«La grande sfida del nostro Paese è crescere in attrattività» – commenta il direttore generale del MEF Riccardo Barbieri Hermitte. «Anche per limitare il fenomeno della fuga di italiani all’estero. Non basta essere uno specchio per i turisti, bisogna divenire il place to live».

Cambiare mentalità richiede tempo. «Le nuove regole fiscali sono un passo nella giusta direzione perché invitano a guardare al medio termine e a non rincorrere politiche cicliche in risposta alle oscillazioni dell’economia». Alle banche si chiede più proattività ma le regolamentazioni frenano i loro interessi a espandere i crediti. «Ci vuole cautela – spiega Barbieri Hermitte – perché abbiamo visto in più occasioni che i rilassamenti top of the cycle possono portare a problemi». Secondo i dati, anche l’adattamento alle nuove tariffe sta andando bene. «Qualche debolezza si intravede nell’export, ma la rivoluzione dell’AI – grazie alla nostra struttura industriale fondata sui beni capitali – lascia intravedere segnali positivi».

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