Dispositivi personali, rischi aziendali

Dispositivi personali, rischi aziendali

A cura di Fabio Buccigrossi, Country Manager di ESET Italia

Il luogo di lavoro del 2025 è più mobile, più connesso e più personale che mai. La tendenza del Bring Your Own Device (BYOD) è passata dall’essere una politica adottata di rado a diventare una prassi consolidata. Con un mercato globale del BYOD e della Enterprise Mobility valutato 129,2 miliardi di dollari nel 2024 e previsto in crescita fino a 331,6 miliardi di dollari entro il 2030, è evidente che non si tratta di una moda passeggera.

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Tuttavia, dietro questa crescita si nasconde una verità scomoda: i dispositivi personali sono uno dei punti più vulnerabili della catena di cybersecurity aziendale, soprattutto quando sono gestiti in modo inadeguato o non sono affatto gestiti.

Perché i dispositivi BYOD sono vulnerabili

Una delle principali criticità del BYOD è la mancanza di una protezione standardizzata tra i dispositivi personali. A differenza dell’hardware gestito dall’azienda, i dispositivi personali spesso non dispongono di misure di sicurezza di base come la protezione degli endpoint, l’archiviazione crittografata o, in alcuni casi, persino di una corretta gestione delle password. Questa assenza di controlli amplia la superficie d’attacco che l’azienda e i suoi difensori devono proteggere.

Privi delle funzionalità di cybersecurity e delle restrizioni tipiche dei dispositivi aziendali, quelli personali sono più esposti a minacce come app dannose o link di phishing, soprattutto se gli utenti non hanno ricevuto una formazione adeguata. Possono inoltre essere utilizzati da persone esterne e connessi a reti pubbliche non protette – ad esempio in bar, aeroporti o spazi di coworking – diventando bersagli facili per gli attacchi.

Un altro fattore critico è rappresentato dallo shadow IT. Spesso i dipendenti installano app non autorizzate o utilizzano servizi cloud non verificati per motivi di produttività. Se da un lato ciò può velocizzare i flussi di lavoro, dall’altro introduce flussi di dati non controllati e potenziali vulnerabilità nell’ambiente aziendale.

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C’è poi la questione della compliance. Garantire che i dispositivi di proprietà dei dipendenti rispettino gli standard previsti da GDPR, HIPAA o CCPA può risultare complesso. Quando i dati aziendali e personali convivono sullo stesso dispositivo, i confini tra obblighi professionali e tutela della privacy individuale diventano pericolosamente labili.

Proteggere la superficie d’attacco

Per affrontare le criticità sopra descritte, le organizzazioni devono adottare un approccio più proattivo e strutturato alla sicurezza degli ambienti BYOD. Ecco alcuni aspetti fondamentali.

Standard e restrizioni

La base di una strategia BYOD efficace è la visibilità. Le aziende devono avere un inventario completo di tutti i dispositivi personali che accedono alle risorse aziendali – server di posta, piattaforme interne, unità condivise o applicazioni cloud. Senza questa visibilità, l’organizzazione opera di fatto “alla cieca”.

Il passo successivo consiste nell’imporre standard minimi di sicurezza e configurazioni ottimali. Tra questi possono rientrare la crittografia obbligatoria, politiche di password complesse, l’autenticazione a due fattori e la protezione degli endpoint. Tali requisiti dovrebbero essere chiaramente descritti in una policy BYOD formale, che i dipendenti devono accettare prima di collegare i propri dispositivi alle reti aziendali.

Per ridurre i rischi associati allo shadow IT, è consigliabile implementare politiche di controllo delle applicazioni, come la blacklist delle app rischiose o la whitelist degli strumenti approvati.

Sistemi e software

Correggere le vulnerabilità note e aggiornare tempestivamente i dispositivi è uno dei modi più semplici ed efficaci per prevenire le violazioni. Tuttavia, negli ambienti BYOD la responsabilità degli aggiornamenti ricade spesso sui dipendenti, e qui possono verificarsi delle lacune. Le soluzioni di Mobile Device Management (MDM) sono preziose in questo senso. Se non è possibile implementarne una, l’amministratore IT dovrebbe almeno ricordare regolarmente agli utenti di installare gli aggiornamenti, fornire istruzioni chiare e monitorare lo stato delle patch per garantire che le falle di sicurezza vengano chiuse rapidamente.

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Le soluzioni MDM consentono alle organizzazioni di monitorare i dispositivi da remoto, applicare impostazioni di sicurezza, cancellare i dati in caso di furto o smarrimento e garantire la conformità alle policy aziendali, senza invadere più del necessario la sfera digitale personale dei dipendenti.

Connessioni sicure

Il lavoro da remoto è ormai una realtà consolidata, e con esso la necessità di connessioni sicure. Che i dipendenti lavorino da casa o da un bar, l’utilizzo di reti Wi-Fi pubbliche o non protette comporta rischi significativi. È quindi indispensabile l’impiego di una Virtual Private Network (VPN) configurata correttamente. Le VPN creano tunnel crittografati che proteggono i dati in transito e riducono le probabilità di attacchi man-in-the-middle. Le organizzazioni devono inoltre assicurarsi che l’accesso tramite Remote Desktop Protocol (RDP) sia configurato in modo sicuro, poiché un’errata configurazione RDP rappresenta spesso un vettore sfruttato negli attacchi. Questo tipo di accesso deve essere gestito con la stessa attenzione riservata a qualsiasi altro sistema esposto.

Protezione e supporto

Archiviare dati aziendali sensibili su dispositivi personali aumenta il rischio di esposizione, soprattutto in caso di furto, smarrimento o accesso non autorizzato. È quindi necessario stabilire regole che impongano la protezione con password, il blocco automatico e la crittografia del dispositivo. Inoltre, i dati classificati come riservati o critici devono essere crittografati sia in transito sia a riposo. L’autenticazione multifattore (MFA) deve essere obbligatoria per qualsiasi accesso a sistemi che contengono informazioni sensibili.

Anche con le migliori misure tecniche, una policy BYOD è forte solo quanto il suo utente più vulnerabile. Le aziende dovrebbero dotare i dipendenti di soluzioni di sicurezza multilivello specifiche per i dispositivi, che includano protezione anti-malware avanzata, crittografia e funzionalità di remote wipe. Fondamentali anche i backup e la formazione continua in materia di sicurezza: i dipendenti devono comprendere i rischi legati all’uso dei dispositivi personali per scopi lavorativi e sapere come proteggere i propri dati e quelli aziendali.

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La trasparenza è fondamentale

È naturale che i dipendenti siano preoccupati per il livello di visibilità che i datori di lavoro hanno sulle loro attività digitali personali. Le aziende devono essere trasparenti riguardo a quali dati verranno (e non verranno) monitorati e in che modo verrà garantito il rispetto della privacy individuale. Le soluzioni MDM che adottano architetture privacy-first, separando i dati aziendali da quelli personali, possono contribuire a colmare questo divario. In definitiva, costruire un rapporto di fiducia tra i team IT e i dipendenti è essenziale per il successo a lungo termine di qualsiasi iniziativa BYOD.

Il futuro della sicurezza BYOD

Con l’evoluzione dei modelli di lavoro ibrido e da remoto, il BYOD continuerà a rappresentare un pilastro delle strategie di mobilità aziendale. Ma alla flessibilità deve corrispondere la responsabilità. Le aziende e i dipendenti devono accettare che i dispositivi personali non sono più “personali” quando accedono a sistemi e dati critici per il business.

Il futuro appartiene alle organizzazioni capaci di coniugare flessibilità e solide basi di cybersecurity. Il BYOD è comodo e vantaggioso, ma rappresenta anche un potenziale vettore di rischio. Per questo motivo, i responsabili IT devono adottare misure strategiche che proteggano sia le persone sia i dati aziendali.