Il filo della sostenibilità

Il filo della sostenibilità
Enrico Giovannini, direttore scientifico - ASviS

Digitale e sostenibilità costituiscono una rete dinamica di dati, processi e persone. L’ordito dà struttura e continuità al sistema: imprese, mercato, governance, responsabilità economica. È il filo verticale della stabilità, della direzione, del quadro di riferimento. La trama attraversa, connette e trasforma: tecnologie, modelli di sviluppo, esigenze sociali, valori ESG. È il filo del cambiamento, della contaminazione, dell’innovazione.

Quando si intrecciano, nodo dopo nodo, la trama innova, l’ordito sostiene, e insieme creano il tessuto della sostenibilità digitale. La coperta, tuttavia, resta corta: serve maggiore coerenza a livello decisionale, anche alla luce dell’obbligo di valutazione di impatto generazionale delle nuove leggi in accordo con l’articolo 9 della Costituzione modificato nel 2022.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Il settore ICT italiano è alla ricerca di una nuova via per attraversare e superare la congiuntura economica e geopolitica. Il quadro generale racconta un Paese in trasformazione, dove l’innovazione procede a velocità diverse. Molte imprese si trovano davanti a barriere invisibili – culturali, organizzative o di mindset – che impediscono di trasformare i principi ESG in risultati misurabili, come emerge dalla Classifica dell’ICT Sostenibile di BVA Doxa per Data Manager.

Nella sostenibilità, la barriera è il tempo e la continuità: il salto tra progetti spot e strategia strutturale. Nella parità di genere, lo scarto è culturale: la distanza fra policy e pratiche retributive reali. Nella talent attraction & retention, la differenza è cognitiva: dalla logica di “acquisto” delle competenze al modello di sviluppo del talento. Per imprimere un vero cambio di rotta, il Rapporto ASviS 2025 richiama l’urgenza di politiche pubbliche coerenti e propone di attivare cinque “leve trasformative”: governance, capitale umano, finanza, cultura e partnership. Per l’Italia, rispetto all’anno precedente – come sottolinea il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – peggiorano sei obiettivi (SDG) su diciassette: alimentazione, salute, acqua, disuguaglianze, ecosistemi terrestri, partnership. Otto sono stabili o migliorano leggermente: povertà, energia, lavoro, imprese e innovazione, città, economia circolare, ecosistemi marini, pace e giustizia. Tre crescono in modo significativo: istruzione, parità di genere e ambiente. «L’Italia non è in una condizione di sviluppo sostenibile: conflitti e tensioni geopolitiche non aiutano. Come ha notato il Presidente Mattarella, oggi la sostenibilità viene percepita più come un fastidio che un investimento sul futuro».

Leggi anche:  AI-ready, l'intelligenza incontra la rete

Tuttavia, il settore ICT mostra segnali positivi di avanzamento: quasi il 50% del campione della Top List pubblica il bilancio di sostenibilità e il 56% aumenta gli investimenti ESG (quota media, circa il 3% del fatturato). ASviS però avverte che, a livello nazionale, molti Goal rimangono lontani e che l’effetto delle azioni è frammentato. In pratica: le imprese ICT stanno facendo la loro parte, ma ciò non basta a colmare i gap nazionali sui SDG. Sul piano della Gender equality, la TOP List evidenzia progressi nella governance, ma persistono gap nei risultati concreti. Il gap retributivo e la scarsa presenza femminile nel management rappresentano un limite strutturale. La diversità non forza il sistema, lo riequilibra.

Su questo punto ASviS segnala che la parità di genere è un Goal migliorato a livello europeo, ma che la strategia nazionale perde efficacia per assenza di monitoraggio e mainstreaming. Per quanto riguarda Talent attraction e retention, la TOP List registra un saldo occupazionale positivo e un cambio generazionale. Anche ASviS evidenzia miglioramenti sul Goal 8 (lavoro), ma avverte che il mercato del lavoro nazionale soffre di mismatch competenze e disuguaglianze territoriali. Questo significa che attrarre talenti è possibile, ma trattenerli richiede politiche integrate di formazione e giustizia territoriale.