Digitale e sostenibilità costituiscono una rete dinamica di dati, processi e persone. L’ordito dà struttura e continuità al sistema: imprese, mercato, governance, responsabilità economica. È il filo verticale della stabilità, della direzione, del quadro di riferimento. La trama attraversa, connette e trasforma: tecnologie, modelli di sviluppo, esigenze sociali, valori ESG. È il filo del cambiamento, della contaminazione, dell’innovazione.
Quando si intrecciano, nodo dopo nodo, la trama innova, l’ordito sostiene, e insieme creano il tessuto della sostenibilità digitale. La coperta, tuttavia, resta corta: serve maggiore coerenza a livello decisionale, anche alla luce dell’obbligo di valutazione di impatto generazionale delle nuove leggi in accordo con l’articolo 9 della Costituzione modificato nel 2022.
Il settore ICT italiano è alla ricerca di una nuova via per attraversare e superare la congiuntura economica e geopolitica. Il quadro generale racconta un Paese in trasformazione, dove l’innovazione procede a velocità diverse. Molte imprese si trovano davanti a barriere invisibili – culturali, organizzative o di mindset – che impediscono di trasformare i principi ESG in risultati misurabili, come emerge dalla Classifica dell’ICT Sostenibile di BVA Doxa per Data Manager.
Nella sostenibilità, la barriera è il tempo e la continuità: il salto tra progetti spot e strategia strutturale. Nella parità di genere, lo scarto è culturale: la distanza fra policy e pratiche retributive reali. Nella talent attraction & retention, la differenza è cognitiva: dalla logica di “acquisto” delle competenze al modello di sviluppo del talento. Per imprimere un vero cambio di rotta, il Rapporto ASviS 2025 richiama l’urgenza di politiche pubbliche coerenti e propone di attivare cinque “leve trasformative”: governance, capitale umano, finanza, cultura e partnership. Per l’Italia, rispetto all’anno precedente – come sottolinea il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – peggiorano sei obiettivi (SDG) su diciassette: alimentazione, salute, acqua, disuguaglianze, ecosistemi terrestri, partnership. Otto sono stabili o migliorano leggermente: povertà, energia, lavoro, imprese e innovazione, città, economia circolare, ecosistemi marini, pace e giustizia. Tre crescono in modo significativo: istruzione, parità di genere e ambiente. «L’Italia non è in una condizione di sviluppo sostenibile: conflitti e tensioni geopolitiche non aiutano. Come ha notato il Presidente Mattarella, oggi la sostenibilità viene percepita più come un fastidio che un investimento sul futuro».
Tuttavia, il settore ICT mostra segnali positivi di avanzamento: quasi il 50% del campione della Top List pubblica il bilancio di sostenibilità e il 56% aumenta gli investimenti ESG (quota media, circa il 3% del fatturato). ASviS però avverte che, a livello nazionale, molti Goal rimangono lontani e che l’effetto delle azioni è frammentato. In pratica: le imprese ICT stanno facendo la loro parte, ma ciò non basta a colmare i gap nazionali sui SDG. Sul piano della Gender equality, la TOP List evidenzia progressi nella governance, ma persistono gap nei risultati concreti. Il gap retributivo e la scarsa presenza femminile nel management rappresentano un limite strutturale. La diversità non forza il sistema, lo riequilibra.
Su questo punto ASviS segnala che la parità di genere è un Goal migliorato a livello europeo, ma che la strategia nazionale perde efficacia per assenza di monitoraggio e mainstreaming. Per quanto riguarda Talent attraction e retention, la TOP List registra un saldo occupazionale positivo e un cambio generazionale. Anche ASviS evidenzia miglioramenti sul Goal 8 (lavoro), ma avverte che il mercato del lavoro nazionale soffre di mismatch competenze e disuguaglianze territoriali. Questo significa che attrarre talenti è possibile, ma trattenerli richiede politiche integrate di formazione e giustizia territoriale.


































