Facebook, un passo avanti e uno indietro

In base a indiscrezioni del Wall Street Journal, nel primo semestre del 2011 Facebook avrebbe raddoppiato il proprio fatturato rispetto allo stesso periodo del 2010 passando da 800 milioni di dollari a 1,6 miliardi

Notizia che non potrebbe essere più gradita a coloro che guardano con crescente interesse alla prossima imminente quotazione in borsa della regina del social networking. Ma le condizioni dei mercati finanziari sollevano più di qualche perplessità. Wall street è un campo minato e lo scenario generale è dei più cupi.

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La recessione è alle porte e gli sforzi dell’amministrazione americana per riuscire a ripristinare condizioni favorevoli per una ripresa economica e contrastare gli effetti deleteri della disoccupazione sono tutte misure i cui risultati sono tutt’altro che certi. La volatilità è alta, il terreno di coltura il più adatto per mettere in moto manovre speculative. Condizioni che hanno obbligato la stessa Groupon a procrastinare l’IPO che avrebbe dovuto avere luogo a breve.

Pur non essendosi ancora ufficialmente espressa riguardo alla data dell’offerta pubblica di acquisto che determinerà il suo ingresso a Wall Street, il periodo dell’anno in cui si prevede possa determinarsi l’insediamento di Facebook è il prossimo aprile. Ma al di là delle logiche che la società metterà in atto per garantirsi un onorevole ingresso in borsa e attrarre le sensibilità di nuovi investitori, Facebook può oggi contare su fatturati di ordine miliardario che conferiscono all’azienda un profilo societario più che affidabile.

La pubblicità, così come è stato per Google, genera flussi di fatturato reali, prossimi ormai, in chiusura dell’anno, ai 3 miliardi di dollari. E a rafforzarne il posizionamento arriva il commento di eMarketer, società di ricerca specializzata nell’advertising, la quale ritiene che nel 2012 l’azienda di Zuckerberg abbia tutte le possibilità per raggiungere volumi di vendita prossimi ai 6 miliardi, vale a dire il raddoppio di quanto previsto possa entrare nelle casse di Facebook a fine 2011.

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A questo punto si deve soltanto cogliere il momento più propizio, attendere che il mercato sia nelle condizioni migliori per portare Facebook nell’olimpo delle blue chips americane.