The Following: la fiera delle banalità sui social media

Se con Black Mirror era stato stabilito una sorta di livello di eccellenza nella trattazione televisiva del lato oscuro dei social media, con The Following si raggiunge certamente il punto più basso

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Poche settimane addietro avevamo iniziato a ben sperare con Black Mirror in merito ad una trattazione fuori dai consueti schemi televisivi del tema del lato oscuro delle nuove tecnologie. Poi ecco che arriva la doccia fredda The Following a spegnere facili entusiasmi.

La storia, che si dipana in quindici puntate, nei comunicati stampa circolati prima della sua trasmissione prometteva dannatamente bene. Un serial killer tramite un accorto utilizzo dei social media riusciva a crearsi un seguito di pericolosi emulatori, che seminavano il terrore negli Stati Uniti, ispirandosi all’estetica gotica di Edgar Allan Poe. Il titolo in particolare richiamava con particolare evidenza l’attività di seguire un particolare account Twitter (c.d. following), facendo immediatamente scattare un po’ di dibattito tra gli appassionati di nuovi media su come si sarebbe sviluppata la trama.

Ci saremmo trovati di fronte ad una criminalizzazione del mezzo molto in voga in questi giorni?

Ci saremmo trovati di fronte ad una corrosiva satira sociale alla Black Mirror?

Ci saremmo trovati di fronte al girone di ritorno di quel capolavoro del grottesco di “Schegge di Follia”, che così bene raccontava il distopico presente degli USA?

Niente di tutto questo.

Non mi soffermo sul lato del racconto televisivo. Basta dire che è follia pura sprecare un talento come quello di Kevin Bacon in una sceneggiatura così insulsa… che il cattivo di turno Joe Carroll (James Purefoy) ha pretese da “Angelo Caduto”, da “Titano del Male”, ma alla fine risulta solo insulso e patetico… che è demenziale impiegare quindici puntate, per raccontare una storia per cui due ore di film bastavano e avanzavano… che non si comprende la logica, con cui i comprimari entrano ed escono di scena in modo del tutto casuale… che l’idea di partenza di una organizzazione di serial killer che si raduna in un fabbricato attorno ad un mostro carismatico, che cava gli occhi alle proprie vittime è ripresa in modo pedissequo dalla serie a fumetti The Doll’s House del Sandman di Neil Gaiman… che il troppo citazionismo uccide più dei serial killer.

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Ma il peggio viene sulla parte di racconto che riguarda i Social Media.

Peraltro ancora non riesco a capire perché in tanti all’indomani dei drammatici fatti dell’attentato di Boston hanno gridato sui social al: “Proprio quasi come The Following”. Francamente incomprensibile.

I social media in The Following diventano una sorta di zona franca dell’hacking più scafato, roba che neanche i reparti militari di Cyber Guerra di Pechino. Twitter, Facebook e compagnia non c’entrano assolutamente nulla. Qui si parla di darknet imperscrutabili. Chat che si svolgono nei meandri di internet più difficili da raggiungere. Siti oscurati con tecnologia militare. Comunicazioni via cellulare e via mail che si svolgono in fantomatici canali criptati che lasciano impotenti persino le avanzatissime forze di sicurezza nazionale statunitensi.

Il più fesso dei “Follower” di Joe Carroll ha competenze informatiche, che degne della Spectre di 007, altro che Anonymous.

In pratica piuttosto che una critica al mondo dei social media, il racconto mette in guardia dal mondo degli hacker, che viene criminalizzato in ogni modo possibile e immaginabile. Il messaggio è abbastanza chiaro: il mondo dell’hacking è popolato da terroristi, criminali, psicopatici e puttane (sì i server in The Following si trovano in camere di tortura sadomaso).

Neppure una parola sulle ricadute che una situazione come quella descritta in The Following avrebbe sui social media mainstream. Zero impatto. Cosa che in una società come la nostra pare veramente inverosimile.

Insomma il “nemico” è sempre il fantomatico “hacker cyber-terrorista mentalmente superdotato ma psicopatico e pericoloso”, sempre l’Altro, mai il vicino di casa che pubblica su Facebook foto degli allenamenti in palestra e video di canzoni pop, prima di far saltare in area donne e bambini.

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In ultima analisi: The Following è una favola della buona notte, molto rassicurante. I cattivi sono gli hacker. Tranquilli.

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