Google Maps: confini virtuali per dispute reali

Lo scorso agosto Google Maps ha accidentalmente scambiato i nomi indiani di una regione a sud del Tibet con quelli cinesi. L’errore si inserisce in una lunga disputa tra Cina e India, in cui entrambe si contendono il possesso del territorio dell’Arunachal Pradesh. La polemica tra i due stati si è ulteriormente infiammata con l’intervento dell’azienda di Mountain View.

Non è la prima volta, e si potrebbe dire nemmeno l’ultima, che Google Maps è coinvolta in una colossale polemica di ordine geopolitico. Qualche mese fa la disputa ha riguardato Cina e India, rivali da tempo in merito al territorio dell’Arunachal Pradesh, ai confini sud-orientali del Tibet. Si da il caso che questo territorio sia indiano dal 1950 ma è fortemente rivendicato dalla Cina che lo considera parte meridionale del Tibet.

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All’inizio di agosto il colosso di Monutain View, vestendo gli abiti non propriamente autorizzati di giudice supremo, ha indicato lo stato montano al confine con il Tibet con nomi cinesi, sostituendo quelli indiani. Al di là dello storico conflitto tra India e Cina la gaffe di Google si è inserita in un momento di particolare delicatezza, ha preceduto cioè di poche ore i negoziati tra i due paesi sulla caldissima questione dei confini.

L’azienda, cospargendosi il capo di cenere, ha subito ammesso l’errore ma questo ovviamente non ha placato l’ira dei blogger indiani che hanno accusato Google Maps di patteggiare per Pechino. I dubbi sul perché dell’imprudente mossa firmata Mountain View rimangono, anche se a mitigarli è giunta la spiegazione di Stefan Geens, blogger belga.

In Cina impera la legge per cui su tutte le carte geografiche l’Arunachal Pradesh debba apparire come una regione cinese. La prova tangibile di tutto ciò è “ditu.google.cn”, sito di mappe separato a disposizione degli utenti cinesi. Non si tratta di un raro privilegio offerto ai potenti della Repubblica Popolare dal momento che Google dispone di 32 versioni di Maps per altrettanti stati del mondo, in cui ogni carta rispetta le leggi locali.

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In accordo con questo modus operandi l’Arunachal Pradesh non esiste sulla versione cinese di mappe, sostituito dalle galeotte indicazioni toponomastiche frutto della polemica di agosto. Sintetizzando ecco la spiegazione che discolperebbe Google Maps: “in qualche modo”, ipotizza il blogger belga Geens, “i dati destinati alla versione cinese della mappa devono essere finiti su quella internazionale”.

Qualsiasi sia la realtà dei fatti il caso dell’Arunachal Pradesh, che purtroppo non resta il solo, sottolinea quanti rischi comporti la neogeografia digitale nell’ambito dei conflitti geopolitici. È vero che si tratta di modifiche virtuali ma le rivendicazioni degli stati interessati in più di un occasione hanno rischiato di diventare conflitti concreti in cui, forse, sarebbero stati coinvolti anche eserciti e armi.