I costi nascosti del mainframe in outsourcing preoccupano il 73% delle aziende italiane

Una nuova ricerca Mainframe Outsourcing di Compuware mostra come 71% delle aziende nel mondo si preoccupa dei costi nascosti del mainframe in outsourcing mentre il 67% è scontento della qualità dei servizi forniti dagli outsourcer. In Italia la percentuale raggiunge il 78%. L’IT perde in media 10 giorni per risolvere problemi legati alle prestazioni derivanti dalla gestione esterna; in Italia si perdono mediamente 20 giorni

Compuware Corporation ha annunciato i risultati di una ricerca globale che ha raccolto le esperienze e riflessioni dei CIO sul tema dell’affidamento in outsourcing dei mainframe. Lo studio ha messo in evidenza come la riduzione dei costi rappresenti un fattore fondamentale che spinge ad assegnare in outsourcing lo sviluppo, la manutenzione e la gestione delle applicazioni mainframe.

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Esistono però numerosi costi nascosti che scontentano il 71% dei CIO intervistati in tutto il mondo e il 73% dei CIO italiani. Questi costi scaturiscono dalla crescita del livello dei MIPS (Milioni di Istruzioni per Secondo) e dai maggiori investimenti necessari per il testing e la risoluzione dei problemi causati dalla scarsa qualità delle prestazioni delle applicazioni fornite.

Due terzi (il 67%) degli intervistati nel mondo e il 78% in Italia si sono dichiarati generalmente insoddisfatti della qualità delle nuove applicazioni o dei servizi prestati dai rispettivi outsourcer, segnalando problemi come aumento del gap di competenze interne, difficoltà nel trasferimento della conoscenza e rotazione del personale del fornitore eccessiva. Compuware ha pubblicato un white paper dal titolo “Mainframe Outsourcing: Removing the Hidden Costs” che presenta nel dettaglio le informazioni ricavate dallo studio.

“L’outsourcing può aiutare le aziende a ridurre i costi e accedere a competenze tecniche che potrebbero non essere disponibili internamente; spesso purtroppo gli sviluppatori esperti in mainframe portano con loro le conoscenze sulle applicazioni quando lasciano l’azienda”, dichiara Véronique Dufour, Regional Director for SEMEA di Compuware. “Tuttavia, come dimostra questa ricerca, esiste una preoccupazione crescente che gli outsourcer non soddisfino le aspettative. Dato che non esiste un modo per trasferire facilmente la conoscenza delle applicazioni agli outsourcer, né di verificare la qualità e le prestazioni del codice dopo che viene loro consegnato, la qualità delle applicazioni ne soffre mettendo a repentaglio qualsiasi potenziale risparmio”.

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Il consumo dei MIPS

Una delle voci di spesa più significative relative ai mainframe è il consumo in termini di MIPS. Contrariamente a quanto si crede, i mainframe sono usati oggi più che mai, e di conseguenza i loro consumi sono naturalmente in aumento. Tuttavia questi consumi crescono anche a causa di codice inefficiente che aggiunge costi inutili:

– I costi relativi ai MIPS aumentano mediamente del 21% anno su anno; il 40% degli intervistati lamenta consumi che stanno ormai sfuggendo al proprio controllo;

– L’88% degli interpellati che utilizzano strutture di costo basate sul consumo di CPU (circa il 42% del campione) è convinto che gli outsourcer potrebbero gestire meglio i costi di CPU; in Italia questa opinione è sostenuta dal 93% degli intervistati.

– Il 57% degli intervistati ritiene che gli outsourcer non si preoccupino dell’efficienza delle applicazioni che scrivono;

– Il 68% degli intervistati ritiene che l’incremento delle applicazioni mobile – ad esempio per operazioni come il mobile banking – porti a crescere ulteriormente l’utilizzo in termini di MIPS generando costi aggiuntivi.

La qualità

I problemi qualitativi nello sviluppo in outsourcing delle applicazioni mainframe si ripercuotono sul Total Cost of Ownership dal momento che il completamento dei progetti richiede tempi e risorse supplementari; tutto questo contribuisce allo scontento generale dell’utente finale:

– Il 54% delle aziende ha dovuto investire maggiormente in test prestazionali e nel trubleshooting a causa della cattiva qualità del lavoro fornito dagli outsourcer; il 67% dei CIO italiani dichiara di averlo fatto;

– Il 51% degli intervistati che affidano all’esterno lo sviluppo e la manutenzione delle applicazioni mainframe ritiene di dover investire di più in team interni dedicati alla risoluzione dei problemi, a causa della scarsa qualità del lavoro degli outsourcer; in Italia la percentuale di aziende che dichiara di voler investire in team interni per fare fronte a questa difficoltà è minore, 33%.

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– Quasi metà degli intervistati (47%) valuta la percentuale di errori e bug nel codice applicativo fornito da un outsourcer superiore rispetto a quella del codice fornito dai propri sviluppatori interni;

– I team IT sprecano mediamente 10 giorni su ogni progetto solo per risolvere bug applicativi e problemi prestazionali causati dagli outsourcer; i team italiani dichiarano di dovere sprecare mediamente addirittura 20 giorni

– Il 67% degli intervistati afferma che la qualità delle nuove applicazioni o dei servizi forniti dagli outsourcer non è sempre soddisfacente. Il dato raggiunge il 78% quando parliamo delle aziende italiane.

Alcuni outsourcer investono in strumenti di gestione delle prestazioni delle applicazioni “best in class” per essere sicuri che le prestazioni delle applicazioni siano ottimali, prima di fornirle ai proprio clienti, altri purtroppo non lo fanno ancora.

“Outsourcer e aziende devono confrontarsi e implementare processi e strumenti che portino a risultati migliori”, commenta Dufour. “Per esempio dovrebbero chiedersi come è possibile documentare le applicazioni legacy per risolvere i problemi che riguardano il trasferimento della conoscenza, o se è possibile introdurre i test prestazionali in un punto più a monte del ciclo di sviluppo. Solo con soluzioni semplici che affrontino questi problemi le aziende potranno gestire meglio i contratti di outsourcing e ridurre il Total Cost of Ownership dei mainframe, eliminando i costi nascosti e migliorando la qualità del servizio prestato agli utenti finali”.

Il trasferimento della conoscenza

La crescente complessità degli ecosistemi mainframe porta a dover modificare le applicazioni esistenti e, allo stesso tempo, a sviluppare e integrare nuovi servizi nelle applicazioni mainframe già in uso. Purtroppo, una significativa mancanza di competenze e documentazione interna su quanto concerne i sistemi legacy può determinare delle sfide difficili per l’azienda, che spingono ulteriormente a scegliere l’outsourcing e si ripercuotono sulla qualità:

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– L’80% degli intervistati lamenta difficoltà rispetto a come la mancanza di trasferimento della conoscenza si ripercuota negativamente sulla qualità dei progetti in outsourcing;

– Il 68% afferma che i team interni non possiedono più le conoscenze legacy necessarie per la manutenzione delle applicazioni mainframe, mentre il 41% delle aziende cita l’assenza di competenze interne come principale fattore che porta a scegliere l’outsourcing;

– Globalmente, il 65% degli intervistati – 72% in Italia – ritiene che l’elevato turnover all’interno dell’organizzazione degli outsourcer abbia conseguenze negative sulla qualità e sulle tempistiche del lavoro fornito.

Soluzioni mainframe Compuware

Le soluzioni mainframe Compuware leader nel mercato, tra cui Abend-AID, File-AID, Xpediter, Hiperstation e Strobe, aiutano le organizzazioni ad aumentare la produttività degli sviluppatori, diminuire i costi e offrire un servizio efficiente. Le soluzioni Compuware sono disponibili nel tradizionale ambiente TSO/ISPF o all’interno di Compuware Workbench, un ambiente di sviluppo aperto, con un’interfaccia intuitiva e moderna. Workbench semplifica lo sviluppo e il testing delle applicazioni, facendo si che siano più semplici e rapidi sia per gli sviluppatori mainframe esperti che per i nuovi, permettendo alle compagnie lo sviluppo di nuovi servizi più rapidi, efficienti e di maggior qualità, utilizzando le risorse esistenti