Le Authority europee bocciano le proposte di revisione delle norme mondiali sulle telecomunicazioni elaborate da Etno, l’organizzazione che rappresenta i maggiori operatori Tlc del continente
“È nel nostro interesse proteggere lo sviluppo continuo, aperto, dinamico e globale della piattaforma che internet ci fornisce, che si è evoluta nel corso del tempo senza interventi di regolamentazione e ha contribuito a favorire largamente l’innovazione all’interno della rete. La proposta di Etno potrebbe minare tutto ciò e portare a una perdita complessiva di benessere“ ha dichiarato il Berec, l’organismo che riunisce le singole authority nazionali nel settore delle comunicazioni elettroniche a livello UE.
La paura maggiore delle Authority europee è che le proposte avanzare da Etno, l’organizzazione che rappresenta i maggiori operatori Tlc europei, possano causare “potenziali danni a consumatori e fornitori di contenuti e applicazioni interferendo nell’accesso ai contenuti e contribuendo a un aumento del digital divide” e “spostare gli equilibri negoziali tra le forze di mercato” introducendo potenziali “abusi“.
La proposta di Etno
Etno aveva inoltrato una richiesta all’ITU (International Telecommunication Union), l’agenzia dell’ONU responsabile per l’Information and Communication Technology, per ottenere il diritto di stabilire prezzi diversi per livelli di servizio garantiti. Questo porterebbe a una Rete a più velocità, in cui i grandi fornitori di Rete potrebbero, attraverso oculate partnership, fornire servizi diversi a prezzi diversi.
Neelie Kroes: “Internet deve rimanere aperta a tutti i fornitori”
Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile per l’Agenda Digitale, si era così espressa sulla proposta: “La Commissione Europea è impegnata a mantenere Internet una piattaforma aperta a tutti i fornitori, compresi quelle di piccole dimensioni e quelli emergenti”.
Una risposta che sembra lasciare pochi dubbi sull’avversione della Kroes rispetto alla richiesta avanzata dall’Etno. In precedenza però il vicepresidente della Commissione Europea aveva risposto in maniera più elusiva. Alla domanda diretta della deputata olandese, Judith Sargentini, rappresentante di un Paese in cui vige una legge sulla neutralità della rete, non aveva risposto così nettamente come ora. La Sargentini aveva chiesto se i fornitori di servizi online possono stringere accordi con i fornitori di servizi di telecomunicazioni e Internet per la trasmissione più veloce e migliore dei loro bit e byte, in cambio del pagamento delle tariffe di terminazione. In questo caso la Kroes aveva risposto: “Alcune applicazioni richiedono un determinato livello di ‘Quality of Service’ (QoS), inclusa l’IPTV, il video on demand o alcuni servizi business”. Gli operatori “dovrebbero essere in grado di commercializzare i servizi gestiti”, ma ciò “non deve andare a scapito della qualità del ‘best effort’ Internet”.