Oltre il 70% delle imprese italiane sta tagliando i budget It. In diminuzione fatturati, ordinativi e occupazione del settore. L’Italia spende in informatica il 40% meno dei principali paesi europei: un divario che può diventare una grande opportunità di sviluppo. Secondo il neo presidente, Paolo Angelucci, l’Italia deve investire di più in Information Technology per aumentare il suo livello di resistenza alla crisi e aprire nuove percorsi di crescita.
“Occorre mettere in campo sia misure urgenti per sostenere il settore dell’Information Technology, per il quale nella seconda metà del 2009 i contraccolpi della crisi globale si faranno sentire in modo pesante, sia una politica strategica di sviluppo della domanda IT e valorizzazione delle sue filiere, per aprire nuove opportunità di crescita all’economia italiana”. E’ quanto affermato da Paolo Angelucci, alla sua prima uscita pubblica quale neo presidente di Assinform, l’Associazione Nazionale dell’Information Technology aderente a Confindustria, nel presentare a Milano i risultati della “3° terza indagine congiunturale” svolta su un campione rappresentativo di imprese associate.
“La nostra indagine – ha precisato Angelucci – evidenzia come sia in atto una generale e forte riduzione dei budget IT che oggi interessa oltre il 70% delle imprese italiane dell’industria e dei servizi, che stanno sia rinunciando a investire in nuovi progetti IT, che rinviando a tempi migliori il rinnovo del parco tecnologico. Ciò è destinato ad avere importanti ripercussioni sul nostro settore. Ci attendiamo infatti che il calo del trend di crescita scenderà ben oltre il – 5,9% previsto a febbraio. Ma le conseguenze del fenomeno vanno valutate a più ampio raggio. Esiste una correlazione tra investimenti IT e crescita della produttività e competitività del sistema economico. L’Italia vive questa correlazione in termini assolutamente deficitari, considerando che spende in Information Technology circa il 40% in meno di quanto spendono Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Si tratta di una caratteristica strutturale negativa dell’economia italiana alla base delle nostre difficoltà competitive e della crescita zero del trend nazionale della produttività. A fronte di questi dati non possiamo non esprimere allarme e preoccupazione, sottolineando innanzitutto la necessità di mettere in campo interventi urgenti per sostenere la domanda IT e creare le premesse per un rinnovato sviluppo. Nell’immediato, da una parte ribadiamo la necessità di estendere alle tecnologie digitali la detassazione degli utili delle imprese che investono in macchinari, misura prevista nel decreto anti-crisi (tremonti-ter), oggi in Parlamento per la trasformazione in legge. Dall’altra ci rivolgiamo al mondo del credito affinché si aprano specifiche linee di finanziamento per agevolare gli investimenti in tecnologie digitali da parte delle imprese industriali e di servizi”.
Rispetto ai risultati dell’indagine svolta a febbraio, questa terza rilevazione ha messo in evidenza una situazione in rapido peggioramento. La restrizione degli ordinativi e il calo del fatturato riguarda oltre il 50% del campione. Un quarto delle imprese interpellate prevede una diminuzione dell’occupazione dipendente e un minor impiego di consulenti. Ciò significa che si sta riducendo la quantità di lavoro appaltata dai committenti più grandi verso le imprese più piccole, con ripercussioni occupazionali in realtà più ampie di quanto si possa oggi valutare, non solo in termini dimensionali, ma qualitativi, data la natura dell’IT, il cui patrimonio è la forza lavoro intellettuale altamente qualificata.
“Se la crisi sta imponendo alle imprese la scelta di tagliare sui costi – ha concluso il Presidente di Assinform – al fine di non tagliare anche le opportunità per uscirne il più rapidamente possibile e riprendere la via dello sviluppo, è necessario poter distinguere fra costi e investimenti, fra spesa corrente e spesa per crescere. L’investimento in Information Technology non è un costo, è un fattore strategico di accelerazione della crescita e di modernizzazione, e allo stesso tempo, di risparmio, perché migliora l’efficienza dei processi e delle perfomance. Il Paese deve essere messo nelle condizioni di investire di più in Information Technology per aumentare il suo livello di resistenza alla crisi e aprire nuove percorsi di sviluppo. E’ bene considerare che quando parliamo dell’IT, ci riferiamo a un settore di oltre 390.000 addetti e 92.000 imprese, un mercato del valore totale di oltre 20 miliardi di euro. Si tratta di una delle realtà industriali più importanti a livello nazionale e per dimensione una delle prime a livello europeo. In quest’ottica l’Associazione è impegnata a mettere a punto un progetto nazionale in cui lo sviluppo della domanda e dell’offerta IT, la valorizzazione della sua filiera, assumano per il Paese il valore di un’opportunità strategica per crescere e modernizzarsi”.
L’incontro è stata l’occasione per presentare anche i nuovi organi direttivi che affiancheranno Angelucci nel governo dell’Associazione, nei prossimi quattro anni.
Vice Presidenti
Antonio Chiveri – ALMAVIVA
Biagio De Marchis – IBM
Pietro Scott Jovane – MICROSOFT
Michele Liberato – ACCENTURE
Stefano Venturi – CISCO
Consiglio Direttivo
Costanza Amodeo – ENGINEERING
Alessandro Barberis – INFOCAMERE
Renato Bellavita – UNIONE INDUSTRIALE TORINO
Alvise Braga Illa – TXT E-SOLUTIONS
Alessandra Brambilla – HP
Dario Cassinelli – POSTECOM
Enrico Castanini – DATASIEL
Giovanni Chiarelli – TELECOM ITALIA
Augusto Coriglioni – T-SYSTEMS ITALIA
Mauro Fiorilli – SOPRA GROUP
Maurizio Ghianda – SAGA
Roberto Liscia – CONSORZIO NETCOMM
Roberto Lorini – VALUE TEAM
Monica Lucarelli – ISED
Franco Mazza – AIVE
Franco Patini – CPI PROGETTI
Eugenio Pontremolesi – GFI ITALIA
Fulvio Rigotti – DEDAGROUP
Tatiana Rizzante – REPLY
Alberto Tripi – ALMAVIVA