Un appello contro la burocrazia cartacea

Azzerare la burocrazia cartacea. Una sfida che deve essere ancora pienamente raccolta. Vero, si sono compiuti passi importanti verso la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, ma molto deve essere ancora fatto. E’ inutile continuare a ripetere slogan entusiastici inneggianti i risultati compiuti, perché spesso, nella vita di tutti i giorni, carta canta. Vuoi per il valore legale che il sistema tradizionale tuttora conserva, vuoi per l’incapacità e negligenza degli apparati informatici nel soddisfare nuovi bisogni per migliorare la vita dei cittadini. Tutti i documenti dovrebbero poter essere trattati online, tutti i pagamenti dovrebbero poter essere effettuati via internet. Quanto spreco di tempo e denaro! Recarsi personalmente presso un ufficio implica spostamenti, tempi di attesa. Un esempio, ma credo che la lista possa essere davvero lunga. Le banche rendono ora possibile il pagamento di bollettini, bianchi e premarcati, attraverso servizi di online banking. Bene, , magnifico. Ma solo alcuni vengono accettati. Me ne sono amaramente accorto in occasione del versamento delle tasse scolastiche per mia figlia. Compilato il bollettino online, un messaggio mi rende infatti noto che il versamento può essere fatto esclusivamente presso gli uffici postali, per disposizione dell’Ente, nella fattispecie, il centro operativo di Pescara dell’Agenzia delle Entrate.  Fortuna vuole che l’ufficio postale è a portata di mano, ma: devo compilare su carta i bollettini, devo rimanere in coda per più di un’ora (non funziona il servizio bancomat, vi sono problemi nei dispositivi di lettura dei bollettini). Esempi di questo tipo si ripetono di continuo ed è una condizione frustrante.

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La Pubblica Amministrazione italiana è al 25esimo posto (su 34 paesi OCSE) nell’e-government. Ecco, di fronte a questa situazione, mi sento del tutto in accordo con il Manifesto di Matteo Renzi “Per uno stato semplice, dalla parte dei cittadini”, manifesto che contiene la proposta di nominare un Chief Information Officer (CIO) per la pubblica amministrazione. “In Francia – recita il Manifesto – è stato creato un dipartimento presso l’ufficio del Primo Ministro, il DISIC, con l’incarico di gestire e razionalizzare l’informatica dei Ministeri. Anche in Italia dobbiamo fare lo stesso. Pensiamo che sia giunto il momento di introdurre anche in Italia il ruolo di CIO – Chief Information Officer – della PA, con il compito di coordinare l’informatica pubblica per digitalizzare i servizi e gestire meglio il welfare, l’educazione, la giustizia, la sanità, i trasporti, la sicurezza”. Una proposta che vuole porre rimedio a una precarietà cronica: “Oggi nell’informatica della P.A. si spendono oltre 5 miliardi di euro l’anno. Soldi spesi male perché ciascun ente, ministero, comune, provincia, fa tutto da solo. E’ tutto frammentato. Si pensi che nella sola amministrazione centrale vi sono oltre 10.000 centri elaborazione dati. Le grandi aziende hanno un solo sistema informatico per decine di paesi. In Italia quasi ogni ASL ha un sistema informatico diverso”. 

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E’ possibile cambiare? Certo che sì, l’hanno fatto in tanti. Ma deve esserci una volontà forte. Soprattutto, si deve avere il coraggio di guardare l’Amministrazione dalla parte del cittadino e fare modo che le opportunità offerte dalle nuove tecnologie siano effettivamente uno strumento di innovazione e promozione sociale.