Il capitalismo e le bandiere. Investimenti internazionali in Italia

La Siemens vuole comprare l’Ansaldo Energia. Il marchio Valentino è passato nelle mani della famiglia reale del Qatar per 700 milioni di euro. Torna alla ribalta il tema degli investimenti internazionali in Italia. Si perdono asset industriali strategici, innovazione e simboli del made in Italy. Ma si attraggono soldi, competenze. Si tratta di un dibattito complesso, che coinvolge la ricerca e mette al centro questioni controverse, come la crescita. I fondi di investimento comprano sul mercato ciò che c’è di buono. Per il consumatore finale, che deve giudicare prodotti e servizi, le bandiere contano qualcosa? Se Volkswagen comprasse Alfa Romeo, trasformando il suo valore di marca in un disegno industriale, in grado di competere con Porsche, sarebbe una buona notizia o una cattiva notizia? Se Fiat fosse in grado di mettere sul mercato la macchina del futuro, avrebbe bisogno di impegnare energie in manovre di ingegneria finanziaria? Per qualcuno, la Cina è un cubetto di ghiaccio che si sta sciogliendo. Gli investimenti cinesi in Italia – però – crescono e la Cina appare interessata sia ai settori industriali tradizionali, come agricoltura e agroalimentare, sia della tecnologia come telecomunicazioni, bio e nanotech. L’Italia è il quinto partner commerciale di Pechino. Renato Lombardi, vice presidente Microwave product line di Huawei, è l’ingegnere che ha convinto Huawei ad aprire un centro di ricerca mondiale a Segrate. A quasi un anno esatto dalla inaugurazione del Centro Globale di Competenza per le tecnologie Microwave, la scelta dell’Italia rappresenta un modello di partnership per la crescita e l’occupazione qualificata del nostro Paese. Chi credeva che l’innesto di un modello cinese in Italia non avrebbe portato buoni frutti, ha dovuto ricredersi e questa operazione conferma la portata internazionale del Centro e la qualità della ricerca italiana.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Leggi anche:  Google potrebbe scindersi dalla sua divisione di pubblicità