L’Intelligence a supporto dell’innovazione nella Sanità e nella PA


Innovare nonostante i fondi limitati: è la sfida della PA che si modernizza, cercando di aumentare efficienza ed efficacia grazie anche alla BI. Diversi progetti interessanti sono stati sviluppati nel settore della Sanità, più attiva, e dalla PA centrale e locale

L’adozione di soluzioni innovative nella Pubblica Amministrazione è più complessa rispetto a quanto viene compiuto nel settore industriale. Tradizionalmente, infatti, la PA non è da ritenere una realtà di per sé innovativa, per carenze culturali e organizzative e per vincoli finanziari. Nell’ultimo decennio sono state emesse alcune normative per ricercare l’efficienza e l’efficacia all’interno della PA e, assieme all’informatizzazione e alla riorganizzazione dei processi e delle strutture, sono stati implementati anche diversi interessanti progetti di BI, con risultati indubbiamente positivi: un ente pubblico, infatti, non può limitarsi ad accedere facilmente e rapidamente alle informazioni archiviate nel proprio sistema informativo, ma deve anche poterle misurare e interpretare grazie a strumenti di BI che consentano l’identificazione di modelli e tendenze.

Secondo Romeo Scaccabarozzi, president di Axiante (www.axiante.com), «nel corso degli ultimi cinque/sei anni, le Pubbliche Amministrazioni dei Paesi occidentali stanno affrontando un processo di informatizzazione molto strutturato, all’interno del quale l’adozione della BI trova risposte estremamente positive. La principale necessità è quella di avere a disposizione strumenti evoluti di analisi che permettano di valorizzare l’immenso patrimonio informativo e, quando possibile, facilitare il processo decisionale degli enti locali. Grazie alle applicazioni BI è possibile analizzare masse enormi di dati per interpretare i comportamenti dei cittadini attraverso modellizzazioni statistiche per conoscere meglio i loro bisogni. Gli impieghi potenziali della BI e della Business Analytics sono molteplici e spaziano dall’ambito fiscale, al sistema dei trasporti e alla Sanità, con l’obiettivo di capire come e quando vengono utilizzati determinati servizi e di migliorarli in base alle effettive necessità». E non solo: nel Rapporto 2011 di Nomisma (www.nomisma.it), La Business Intelligence nella Pubblica Amministrazione, si legge: “Non va mai dimenticato che fare Business Intelligence sui dati pubblici non deve essere pensato come una azione di ‘rendicontazione’ degli affari interni su cruscotti direzionali più o meno sofisticati, ma ben di più e prima come la costruzione di un contributo alla modernizzazione del Paese, attraverso prodotti e servizi che leggono e rendono condivisibili i dati detenuti da ciascuna amministrazione”. 

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«Gli strumenti di BI e Reporting si rivelano uno strumento strategico per il settore pubblico – aggiunge Fabio Fregi, direttore della divisione Enterprise & Partner Group di Microsoft (www.microsoft.it) – in quanto consentono di avere maggiore visibilità su dati rilevanti e di ottimizzare la condivisione di informazioni in modo funzionale al processo decisionale degli enti e alla valutazione di performance e obiettivi. Per esempio, in ambito ambientale valutazioni di questo tipo e una più efficace condivisione di informazioni possono fare la differenza, permettendo di identificare aree di inefficienza e opportunità di miglioramento». Un caso particolarmente interessante in questi termini è il progetto di analisi dei dati ambientali dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), un Istituto dell’Unione Europea che ha il compito di raccogliere i dati ambientali in 32 Paesi, ponendosi quale fonte indipendente di informazioni ambientali. Con il progetto Eye On Earth, Microsoft ha aiutato l’Agenzia a semplificare i compiti di raccolta, elaborazione e divulgazione di informazioni, facilitando l’accesso ai dati raccolti per circa 500 milioni di cittadini dell’UE. Grazie alle sue tecnologie, Microsoft ha garantito l’accesso alle informazioni anche da dispositivi mobili. «Il portale – aggiunge Fregi – incoraggia i cittadini a contribuire con le proprie osservazioni sull’ambiente che li circonda. Gli utenti possono visualizzare la qualità dell’acqua oppure dell’aria dai Paesi membri dell’EEA, utilizzando le mappe Bing ad alta definizione. La soluzione consente di ampliare la consapevolezza degli impatti del cambiamento ambientale e aiutare le persone in Europa a fare scelte più consapevoli circa il loro ambiente».

Prospettive

La recente riforma della PA – conosciuta come “Riforma Brunetta”, dal nome dell’ex ministro che l’ha varata – basa la riorganizzazione su meritocrazia, innovazione e trasparenza. Vengono messe in rilievo le risorse umane, le competenze professionali, le motivazioni e le capacità relazionali e organizzative del dipendente pubblico e viene evidenziata la necessità di una profonda revisione dei processi produttivi delle amministrazioni, per ottenere sia risparmi economici sia maggiore soddisfazione del cittadino-cliente, grazie a un progressivo e continuo miglioramento della qualità delle prestazioni erogate. Il momento economico e finanziario non è certo favorevole, ma certamente si sono aperte opportunità di sviluppo per i vendor che operano nella BI. Il mercato cresce sempre molto.

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Secondo IDC (www.idc.com), nel quinquennio 2011-2015 gli investimenti nella BI nell’Europa occidentale aumenteranno a un tasso annuo del 9,1%, soprattutto per il diffondersi della Business Analytics, in prima linea in molte aziende e organizzazioni che tentano di analizzare a fondo la grande quantità di dati disponibile per avere una chiara visione del business e del loro mercato, per l’utilizzo dei siti di social networking, e per la gestione dei “Big Data”. Da un recente survey di IDC, emerge che in Italia è la Sanità il settore dove gli investimenti in BI sono particolarmente importanti. La BI (Tabella 1) è già molto diffusa nella metà delle organizzazioni della Sanità, così come nella PA centrale, mentre è meno presente negli organismi locali. Il dato interessante è che il 29,9% delle strutture sanitarie hanno pianificato investimenti nella BI, più del doppio rispetto a quanto previsto dalla PA centrale, e quasi il triplo della PA locale. IDC prevede uno sviluppo della BI nella Sanità, soprattutto nelle applicazioni cliniche, nelle applicazioni real time (come per esempio per il monitoraggio dei pazienti, o per il clinical decision support), nei sistemi legati alle politiche di Sanità pubblica e nella ricerca (per esempio nell’ambito dell’epidemiologia) e nei sistemi legati all’introduzione di nuovi modelli di pagamento delle prestazioni sanitarie. L’analisi dei dati presenti nei sistemi è molto utile nelle Aziende Sanitarie, che si trovano ad affrontare una continua sfida: da un lato devono soddisfare i bisogni dei cittadini, attraverso un servizio efficiente, dall’altro devono gestire al meglio i fondi e le risorse disponibili. In tale contesto è di fondamentale importanza dotarsi di sistemi per l’analisi dei dati sanitari che siano in grado di sfruttare pienamente il patrimonio informativo esistente, supportando le decisioni operative e strategiche degli enti.

Con questi obiettivi è nata, presso il Centro di Competenza Oracle (www.oracle.com/it) di Bari, l’idea di sviluppare un innovativo progetto di Business Intelligence per le Aziende Sanitarie. «Il progetto – dice Flavio Venturini, senior sales director BI di Oracle Italia – è stato realizzato in collaborazione con l’ASL Barletta-Andria-Trani in cui è stato fatto il primo rilascio operativo. La soluzione adottata si basa su Oracle Business Intelligence EE, una suite progettata per rispondere a tutte le esigenze di Business Intelligence con un approccio di nuova generazione e consente di avere una visione completa e univoca a supporto delle decisioni sulle diverse tematiche: l’analisi incrociata della contabilità aziendale, l’analisi dell’Assistenza Farmaceutica, Ospedaliera e Specialistica, l’analisi del livello di servizio per le prestazioni erogate, l’analisi territoriale dell’erogazione dei servizi, l’efficacia dei percorsi terapeutici seguiti dai pazienti dell’Asl». Il software Oracle – orientato a standard aperti e di cooperazione – consente di trasformare i dati a disposizione dell’ente nei sistemi (esistenti) già in uso in informazioni facilmente fruibili e analizzabili, nell’ottica di trarre il massimo beneficio, secondo i parametri costi-flessibilità-affidabilità-prestazioni. Restando nel campo sanitario, è interessante anche l’esperienza della Cesare Pozzo (http://mutuacesarepozzo.org/) che, con i suoi 86mila soci e con l’esperienza accumulata in oltre 131 anni di storia, è la più grande tra le associazioni italiane che operano nel campo della mutualità integrativa sanitaria, in quanto assiste complessivamente oltre 250mila persone in tutta Italia. «Avvertivamo la necessità di integrare l’Erp Ad Hoc Enterprise di Zucchetti (www.zucchetti.it), che già utilizzavamo, con ulteriori soluzioni che ci consentissero di monitorare meglio l’efficacia e l’efficienza mutualistica – dichiara Ferdinando Matera, responsabile controllo di gestione per la Cesare Pozzo -, pertanto abbiamo deciso di avvalerci della fondamentale consulenza di Gentis Data (www.gentisdata.eu), partner Zucchetti di Cosenza, che ci ha permesso di raggiungere gli obiettivi prefissati consigliandoci l’utilizzo di InfoBusiness, la soluzione di BI della software huose lodigiana». «Con InfoBusiness – aggiunge Angelo Cian, responsabile soluzioni di Business Intelligence di Zucchetti – gli addetti al controllo di gestione dispongono ora di un valido e utile strumento che, grazie alle funzioni attuariali e d’indagine, consente agli organi istituzionali (ufficio di Presidenza Nazionale, CdA, uffici di Presidenza Regionale, Organi Nazionali, Assemblee Regionali e di Macro Area) di disporre di informazioni strategiche sull’andamento finanziario e assistenziale della Mutua. La Cesare Pozzo ha anche il vantaggio di poter impostare analisi sia sul breve che sul lungo periodo per mantenere costante la barra di controllo dei fondi custoditi per conto dei propri assistiti.

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Il Dipartimento del Tesoro e la BI

Diversi sistemi di BI sono stati implementati al Dipartimento del Tesoro, un organo di supporto tecnico all’elaborazione e all’attuazione delle scelte di politica economica e finanziaria del Governo, sia in ambito nazionale che internazionale. Il Dipartimento è articolato in otto Direzioni Generali. In alcune di queste sono in corso significative esperienze dell’applicazione della BI. «In alcuni casi la BI viene utilizzata come strumento di supporto alle decisioni per le attività core del Dipartimento del Tesoro e per l’analisi dei fenomeni legati ai procedimenti amministrativi – spiega Francesco Castanò, dirigente dell’Ufficio per il Coordinamento Informatico Dipartimentale del Dipartimento del Tesoro (Ucid) e membro del Consiglio di amministrazione di Consip -; in altri casi, per la vigilanza, la pianificazione e il supporto alla futura regolamentazione dei processi osservati». La tecnologia utilizzata per il front end è la suite MicroStrategy 9 (www.microstrategy.it). «Questa scelta – chiarisce Castanò – è il risultato di un’analisi svolta in collaborazione con Consip, mirata a valutare i diversi aspetti della tecnologia, quali la facilità d’uso per l’utente finale, la velocità di implementazione e la possibilità di utilizzare lo strumento stesso attingendo le informazioni direttamente dalle basi dati operazionali. Si è deciso per una piattaforma evoluta, che consentisse di limitare tempi e costi, sia di sviluppo sia di manutenzione. Tale decisione ha permesso di distribuire le prime applicazioni in tempi brevissimi, con ottimi ritorni da parte degli utenti. È da sottolineare che la scelta di accedere alle basi dati operazionali, oltre a fornire agli utenti informazioni praticamente aggiornate in “real time”, ha ridotto enormemente, almeno nell’immediato, i tempi e i costi di sviluppo, rimandando a una fase di maggior complessità e completezza delle informazioni da gestire la costruzione di un datawarehouse tradizionale». Per finalizzare l’obiettivo e contenere i rischi e i costi derivanti dall’introduzione di questi strumenti, è stato utilizzato un approccio di realizzazione articolato su più fasi successive, partendo da alcuni prototipi, condivisi con gli utenti, e successivamente industrializzati fino a divenire un rilascio effettivo delle applicazioni.

La BI anche nelle Regioni

Come si diceva, nella PA locale la BI è meno diffusa. Ci sono però alcune realtà dove sono stati sviluppati progetti interessanti. Vediamo due esempi: la Regione Emilia Romagna e la Regione Piemonte. La Regione Emilia Romagna è un’organizzazione ampia, articolata ed eterogenea con diversi livelli decisionali e forte varietà delle materie di competenza. Per far fronte alle molteplici esigenze analitiche regionali, sono stati sviluppati numerosi progetti di BI avvalendosi delle soluzioni SAP (www.sap.com/italy) quale standard affermato sul mercato per l’ottimizzazione dei processi e del modello organizzativo. Grazie alla BI, per esempio, i referenti regionali del servizio finanziario sono a oggi indipendenti nella fruizione di report, sviluppo di analisi estemporanee e monitoraggio dei principali indicatori di efficacia, efficienza ed economicità dell’ente. All’interno del Progetto Personale, invece, è stata sviluppata una piattaforma analitica capace di effettuare analisi multidimensionali su presenze, assenze, orari di lavoro, missioni, attività formative, stipendi e sistemi di valutazione e incentivazione. Un terzo progetto ha, inoltre, permesso l’integrazione, centralizzazione e storicizzazione dei risultati delle politiche e obiettivi regionali in un governance datawarehouse, facilitando analisi, confronti e monitoraggio dell’attuazione delle misure intraprese. «La scelta della soluzione SAP BusinessObjects – spiega Nadia Filiteri, responsabile sviluppo progetti strategici Regione Emilia Romagna – rappresenta la garanzia per rispondere efficacemente al costante evolversi delle dinamiche riguardanti il mondo delle autonomie locali. Lo sviluppo di un sistema integrato di Business Intelligence si configura come “lo strumento” chiave per rispondere al cambiamento, fornendo gli indicatori fondamentali e le tempestive simulazioni per orientare le politiche, monitorare i risultati e, in ultima analisi, raggiungere gli obiettivi prefissati».

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Un interessante progetto per Agrea, Agenzia Regionale per l’erogazione dei contributi agricoli dell’Emilia Romagna, è stato sviluppato da Iconsulting (www.iconsulting.biz). Agrea aveva la necessità di progettare una piattaforma che permettesse di poter analizzare dati ed eventi correlandoli al contesto territoriale in cui avvengono, in modo da ottenere maggiore visibilità su come i fenomeni sono correlati, permettendo di analizzare l’impatto degli eventi nel tempo nelle aree d’interesse. «La piattaforma di Location Intelligence realizzata da Iconsulting – racconta Federico Ravaldi, socio fondatore Iconsulting – ha permesso la costruzione di un ambiente di analisi e monitoraggio delle richieste dei contributi. Gli indicatori predisposti sull’ambiente di BI (contributi erogati, numero di beneficiari, ettari dichiarati) vengono collocati e analizzati secondo coordinate geografiche presenti sul SIT. Le interrogazioni spaziali evidenziano la vicinanza di fenomeni apparentemente non confrontabili fra loro. La navigazione del dato di sintesi diventa visuale e guidata da aspetti di analisi, anche grafica, del territorio effettuabili solo attraverso una mappa costruita e aggiornata in base al contenuto informativo del datawarehouse: l’operazione di drill-down permette di scendere nel livello di dettaglio della mappa per capire su ogni fenomeno critico il peso per ciascuna sotto-componente geografica. Vedere in forma grafica l’evoluzione del territorio a seguito della definizione e applicazione delle politiche comunitarie, nazionali e statali permette ad Agrea di valutare tempestivamente l’efficacia della programmazione».

Anche la Regione Piemonte ha sviluppato negli anni diverse esperienze nella BI, grazie a CSI Piemonte (www.csipiemonte.it) e a SAS (www.sas.com/italy). «Insieme a SAS – illustra Giuliana Bonello, product manager Business Intelligence & Data Quality di CSI Piemonte – abbiamo percorso l’intero cammino tecnologico che dalle applicazioni statistiche su mainframe ha portato alle attuali tecniche analitiche via Web. Questo patrimonio di competenze, che ha avuto un importante banco di prova nella realizzazione dell’enterprise datawarehouse per Regione Piemonte, ci ha consentito di dare organicità allo strato informativo che man mano si arricchiva di applicazioni destinate agli enti consorziati. Ed è poi confluito nella costituzione di un competence centre dedicato alla BI, che ha come compito prioritario quello di industrializzare, per così dire, il disegno e lo sviluppo delle componenti decisionali in tutte le soluzioni che realizziamo per i diversi comparti della Pubblica Amministrazione piemontese. Una tematica su cui la Pubblica Amministrazione è fortemente impegnata, soprattutto nello scenario attuale, è quello relativo all’efficienza dei processi interni. Su questo fronte, nel corso del tempo, abbiamo realizzato numerose applicazioni destinate a ottimizzare e a monitorare i processi operativi e amministrativi dei singoli enti, fino ad arrivare ai cruscotti decisionali per l’alta direzione. Un secondo tema è relativo al governo degli investimenti decisi ed erogati dall’ente Regione: è evidente che il monitoraggio costante delle attività di erogazione è fondamentale non solo per assicurare la massima trasparenza, ma anche per evitare sprechi e inefficienze. Un’ultima area in cui la BI ha dato un contributo determinante è la Sanità, non solo sotto il profilo del contenimento della spesa e del miglioramento dell’efficienza, ma anche in termini di prevenzione della salute per i cittadini».

Le tecniche analitiche possono recare un contributo prezioso anche ad altre tematiche, per esempio alla fiscalità. «Arriverei a dire che le tecniche analitiche sono la chiave di volta per l’attuazione del federalismo fiscale – interviene Enzo Casula, direzione territorio e ambiente di CSI Piemonte -. Come si sa, la riforma federale implica il superamento graduale del criterio della spesa storica a favore di un nuovo modello basato sulla soppressione dei trasferimenti statali agli Enti Locali e sul criterio di territorialità dei tributi regionali e locali. Per applicare concretamente questo modello, è indispensabile che gli enti acquisiscano un livello più evoluto di conoscenza del patrimonio informativo disponibile. Tradurre in pratica l’autonomia impositiva implica infatti la capacità di analizzare nel dettaglio la realtà territoriale di riferimento e le tecniche analitiche sono gli strumenti prioritari per affrontare queste problematiche in modo efficiente».