L’impresa estesa ai tempi del Web 2.0


Le aziende che sfrutteranno questa opportunità otterranno numerosi vantaggi in termini di flessibilità e di focalizzazione sul proprio core business

 

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Che cosa significa “impresa estesa” all’interno dell’attuale contesto economico e strategico delle aziende?

Extended enterprise, vuol dire oggi aprirsi a una serie di attività innovative, che vanno dalla comunicazione Web 2.0 con i propri clienti, alla condivisione della propria supply chain con i propri fornitori, dall’implementazione degli “shared services centers” per fare leva su economie di scala tramite fabbriche esterne per potere “componentizzare” la catena del valore, facendo leva sul network di aziende connesse.

 

Le logiche one-to-many e many-to-many – In settori diversi, dal banking al retail, le aziende stanno sempre più esplorando percorsi che le portano in direzioni convergenti, con l’obiettivo di standardizzare i servizi, migliorarne la qualità e il timing, ridurre i costi amministrativi e infrastrutturali.

Tutte però si trovano di fronte a un comune e, apparentemente, insormontabile ostacolo: l’eterogeneità dei sistemi informativi, spesso di difficile, se non impossibile, integrazione.

Se con le più note applicazioni del Web 2.0 (Google, Facebook, …) l’integrazione è immediata e quasi naturale, è invece molto difficile sviluppare applicazioni aziendali e processi completamente integrati per sfruttare al massimo la catena del valore e per creare opportunità che altrimenti non esisterebbero.

Molte aziende stanno portando avanti progetti ambiziosi di “impresa estesa”, in cui l’organizzazione sia in grado di comunicare con fornitori, clienti, dipendenti e partner in tempo reale, in qualsiasi momento e in qualsiasi locazione fisica in maniera rapida ed efficace.

Questo perché la tecnologia fornisce loro tutta una serie di applicazioni Internet based che rappresentano lo strumento chiave per estendere il tradizionale concetto di impresa, permettendo a quest’ultima di essere contattabile dai propri clienti e fornitori 24 ore su 24. Le aziende possono quindi passare da una rigida logica one-to-one, non solo a una logica one-to-many, ma addirittura alla logica many-to-many, dando la possibilità a tutti gli attori della catena del valore di condividere e scambiare informazioni in tempo reale.

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I vantaggi dell’impresa estesa – Quando un’organizzazione decide di implementare il concetto di ”impresa estesa”, ottiene tre vantaggi fondamentali. In primo luogo i costi dell’infrastruttura tecnologica possono essere condivisi via Cloud computing e le aziende potranno sfruttare le economie di scala così generate. Le imprese avranno poi una maggiore flessibilità per potere scegliere le soluzioni best-of-breed, individuando il loro operatore secondo le loro nuove necessità, in maniera trasparente, senza incorrere in rischi di interruzione del servizio o di spese di capitale. Infine, le società saranno in grado di concentrarsi maggiormente sul proprio core business ricorrendo al sourcing esterno di componenti dei loro servizi.

Gli strumenti a disposizione (Cloud, Software-as-a-Service, …) consentono alle aziende non solo di integrare operazioni più disparate, persone, processi, ma anche di ripensare ruoli e responsabilità, insomma chi fa cosa e dove.

Per esempio, un’azienda oggi può scegliere di implementare un Erp. Questa decisione, oltre a comportare un importante investimento economico, rischia di imbrigliarla in una suite di software e processi e tale scelta necessita comunque di un grosso sforzo di adattamento dei processi aziendali all’Erp o viceversa.

Dato il rischio di elevati costi di investimento e gestione e di danni al business, generalmente vi è poca voglia di apportare cambiamenti significativi ai propri sistemi informativi.

L’impresa estesa, abbattendo il tradizionale modello basato sui sistemi informativi proprietari, è in grado di fornire alle aziende servizi con il medesimo livello di integrazione senza dover spendere tempo e soldi per implementare la soluzione. In altre parole può garantire allo stesso tempo il migliore rapporto cliente/fornitore per i servizi applicativi e infrastrutturali e un sourcing regolato da livelli di servizio per il business della finanza e dei processi delle risorse umane, il tutto senza dover acquistare alcuna delle applicazioni necessarie.

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Di conseguenza, i nuovi modelli che emergono rappresentano proposte di vero valore aggiunto per l’impresa, proposte centrate sulla realizzazione di servizi gestiti a costi totali inferiori con livelli di servizio e di business misurabili.

Questi nuovi modelli comporteranno per i fornitori di servizi più innovativi la possibilità di costituire e-utility aprendo le proprie capacità globali di delivery a una funzione di utilità, fornendo tutto, dalle applicazioni on demand a servizi condivisi.

I servizi e-business – Il portafoglio di servizi e-business si sta evolvendo nel tempo verso soluzioni puntuali per il Customer Relationship Management o l’Analytics (ovvero strumenti che, utilizzando metodi quantitativi e statistici, consentono di derivare dai dati informazioni e azioni tangibili). Dagli anni 70 a oggi, gli Analytics si sono evoluti e sono costituiti oggi da analisi predittive, content analysis e event monitoring.

Anche l’architettura tecnica necessaria per creare l’e-business si è evoluta in modo significativo. I componenti principali includono applicativi Web 2.0, layer di integrazione (per identificare e spostare i dati nel luogo corretto), un portafoglio applicativo dedicato (per fornire la richiesta funzionalità), PaaS (Platform-as-a-Service) e SaaS (Software-as-a-Service), servizi di hosting, data center e la rete di connessione.

Alcuni system integrator e outsourcer come Accenture, sono particolarmente adatti a guidare questa trasformazione all’interno delle organizzazioni, grazie alla loro capacità di combinare integrazione tecnica e di business, facendo leva su economie di scala (basti pensare che Accenture può contare a livello globale su oltre 211mila professionisti).

Trovandosi a operare in tale contesto, le aziende, soprattutto nel mondo industriale, hanno iniziato a integrare le loro catene di approvvigionamento partecipando in pubblico o in privato a shared services e stanno iniziando a modificare i loro sistemi informativi in ottica Web 2.0.

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La liberazione di energie dalla catena del valore migliorerà così l’efficienza e l’efficacia della produzione, lasciando libera la possibilità di decidere di acquistare servizi processing o di back-office da fornitori di servizi specializzati aderenti al network, con la stessa semplice modalità con cui si scelgono i propri amici su Facebook o i propri contatti su Linkedin.

In conclusione crediamo che i fornitori di e-utility forniranno un valore significativo in due settori chiave: fornendo supporto al business nei processi di attivazione delle applicazioni Web 2.0 e applicazioni e servizi di back-office in outsourcing per segmenti specializzati, consentendo così alle organizzazioni di non effettuare cospicui investimenti in system integration.

Le aziende che approfitteranno di questa ultra-connettività risparmieranno denaro e tempo, aumenteranno la loro flessibilità e intensificheranno il loro focus sulle attività strategiche, una combinazione di vantaggi che è difficile da battere.

 

«If you think you can go it alone in today’s global economy, you are highly mistaken»

Jack Welch

Salvatore Anello, responsabile technology sales Financial Services Eala di Accenture