Umanesimo imprenditoriale. Movente economico o spinta morale?

Il successo di un’azienda può costruirsi solo su asset legati al business? La responsabilità sociale d’impresa è solo uno strumento di reputazione oppure un modello di sviluppo e competitività? La ricerca del gruppo di lavoro del ClubTi Milano svela luci e ombre

 

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Claudio Tancini, vicepresidente dell’associazione per le tecnologie dell’InformazioneEsistono differenti modalità secondo cui le imprese possono declinare la corporate social responsibility (RSI) e anche all’interno delle singole strutture organizzative può venire valorizzata in differenti modi. L’area commerciale, per esempio, può coinvolgere direttamente gli stakeholder, il marketing può adoperare l’impegno nella CSR per sviluppare l’immagine aziendale, la direzione del personale può offrire servizi interni addizionali e il top management può integrare gli aspetti sociali nello sviluppo del business. Ma il comparto ICT e le direzioni dei sistemi informativi quanto sono sensibili agli argomenti legati alla CSR e quali soluzioni possono proporre e offrire?

 

Protagonisti del cambiamento

Per analizzare questa tematica e per dare una risposta al quesito, nell’ambito del ClubTi Milano (www.clubtimilano.net) è stato attivato un gruppo di lavoro, guidato da Claudio Tancini, che oltre a coordinare il gruppo ricopre anche il ruolo di vicepresidente dell’associazione per le tecnologie dell’Informazione, fondata nel 1987. Il ClubTi è una libera e spontanea associazione senza fini di lucro di professionisti dell’ICT, che esercitano competenze manageriali, tecnologiche, organizzative e di consulenza. «Il gruppo di lavoro, allargato alla partecipazione di Aused (www.aused.org) e AICA (www.aicanet.it) – spiega Tancini – ha iniziato la sua attività nel novembre dello scorso anno. L’obiettivo ultimo, grazie anche alle indagini svolte direttamente presso società che operano nel settore e CIO di aziende utenti, è quello di identificare buone pratiche concrete per aiutare le strutture ICT a investire in modelli di innovazione orientati in modo consapevole anche alla crescita sociale». L’innovazione tecnologica – di solito – viene associata a disponibilità di nuovi servizi legati a nuove opportunità di business. Meno frequentemente si è portati a riflettere su quanto possa essere indirizzata anche verso obiettivi di equità e di solidarietà, per risolvere altresì problemi di disagio sociale. «Durante la prima parte del 2013 – racconta Tancini – il team ha elaborato un questionario, come traccia per l’indagine, dove in estrema sintesi gli obiettivi erano quelli di verificare con oggettività il livello di attenzione dei professionisti ICT verso la CSR e di individuare idee, modelli e azioni di miglioramento da condividere».

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Oltre il business

I risultati dell’indagine indirizzata ai CIO e IT manager dal titolo provocatorio “ICT e Responsabilità Sociale di Impresa: tra movente economico e spinta moraleindicano che gli intervistati, nel 5% dei casi, sono molto attenti agli argomenti della CSR. Il 37% ha risposto negativamente. Quando invece viene chiesto se nelle imprese dove si lavora ci sia questa attenzione, il 39% dei CIO intervistati ha risposto in modo affermativo. Forse, ciò evidenzia una carenza di iniziative sistemiche più che di singoli interventi. Misurando la disponibilità del settore ICT verso iniziative legate a interventi nel sociale, l’81% dichiara di esserne solo a conoscenza, il 12% vi partecipa attivamente e il 4% dichiara il proprio disinteresse, probabilmente per una scarsità di comunicazione e di coinvolgimento. La nota ampiamente positiva è che l’89% degli intervistati ritiene che le aziende e i professionisti dell’ICT sono in grado di aiutare a trovare soluzioni ai problemi del disagio sociale, confermando il livello di consapevolezza degli operatori del settore. In sintesi, l’indagine rileva l’esigenza di sviluppare soluzioni ICT specifiche (88%) oppure di favorire la formazione delle persone che se ne occupano (93%), mettendo in evidenza l’importanza di una collaborazione stretta tra organizzazioni profit e non profit. Le aziende con maggiore esposizione verso il consumatore e l’opinione pubblica investono – però – in modo decisamente maggiore sulla CSR, sintomo di un approccio sbilanciato verso motivazioni strumentali più che verso motivazioni etiche e culturali. A settembre, sarà proposto un nuovo questionario, in partnership alle associazioni di categoria Assintel (www.assintel.it) e Confindustria Digitale (www.confindustriadigitale.it), che fornirà maggiori dettagli sulla propensione delle aziende ICT all’adozione di norme e di iniziative legate alla CSR.

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