Un italiano su quattro sottostima l’impatto energetico del digitale

Un’ora di streaming a settimana consuma quanto 2 frigoriferi sempre accesi, ma gli italiani non lo sanno

È ciò che emerge dalla ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale dedicata a “Energia sostenibile e Ambiente”: serve tanta formazione e una cultura digitale consapevole

La Fondazione per la Sostenibilità Digitale – la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale, presenta oggi i risultati della ricerca “Sustainable Energy & Environment – Cosa pensano gli italiani del rapporto tra digitale, energia e ambiente.

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“Il digitale è uno dei migliori strumenti che abbiamo a disposizione per gestire le complesse sfide poste dalla sostenibilità.” – ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.  “Ancora oggi, purtroppo, più di un quarto dei cittadini italiani sottostima il digitale. Parliamo del 27% della popolazione, un dato che è cresciuto di sei punti rispetto alle rilevazioni dello scorso anno, quando a sottostimare l’impatto dei servizi digitali era circa un italiano su cinque. Si tratta comunque di un dato preoccupante che mette in evidenza quanto sia urgente, da parte delle Istituzioni, formare adeguatamente i cittadini per fornire loro i giusti strumenti tecnologici e, in parallelo, culturali. È una sfida che le istituzioni stanno perdendo, sia in termini di commitment reale che di visione strategica.” – ha concluso Epifani.

I dati della ricerca su energia e ambiente: domotica e Smart Home tra i servizi digitali più utilizzati per abbassare i consumi

La ricerca mette in evidenza come, nel caso dell’impatto sull’ambiente dei sistemi di domotica e smart home, l’81% degli intervistati ritiene che questi sistemi siano utili a migliorare i consumi, e, contemporaneamente, l’ambiente, con poco meno di un italiano su cinque che si dichiara in disaccordo.

Guardando alle percentuali, la distribuzione vede i cittadini più digitalizzati e attenti alla sostenibilità staccare di 10 punti percentuali quelli che il digitale non lo utilizzano proprio e che non hanno alcuna sensibilità verso i temi della sostenibilità (86% contro 76%). Come è stato rilevato anche in precedenti analisi sono, nei fatti, più sostenibili i cittadini che utilizzano il digitale ma che si dichiarano poco attenti alla sostenibilità di quanto non lo siano quelli che si dichiarano attenti alla sostenibilità ma che si rifiutano di utilizzare le tecnologie.  Anche in questo caso, quindi, è la digitalizzazione ad essere il vero fattore critico di sostenibilità.

Interessante notare come, sebbene gli italiani comprendano che il digitale ha un proprio impatto, la maggior parte di essi non è pienamente consapevole di quanto questo sia forte. Da notare come la difficoltà nel percepire il corretto consumo energetico del digitale non sia significativamente correlata né al livello di sostenibilità, né al livello di competenza digitale dichiarata.

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Alla domanda “un’ora di streaming a settimana nel corso di un anno, quanto consuma in termini energetici?” è solo il 4% degli italiani a stimare in maniera corretta a quanto ammontino effettivamente i consumi digitali, contro un 96% che ha, invece, la percezione di un impatto energetico del digitale più basso, o – nel 2% dei casi – più alto, di quanto non sia nella realtà. Occorre quindi lavorare allo sviluppo di una consapevolezza diffusa sul tema, per minimizzare gli impatti negativi di un errato utilizzo di tali strumenti.

Gli italiani tra domotica e questioni di privacy: una questione di Sostenibilità Sociale

La possibilità di controllare, attraverso la tecnologia, elementi della casa come l’illuminazione o gli elettrodomestici, non impatta solamente sui consumi, ma solleva questioni di privacy che è importante esaminare: tema, questo, rispetto al quale le posizioni degli italiani appaiono fortemente ambivalenti.

Da una parte, infatti, il 68% degli intervistati dà la priorità alla privacy, sostenendo che il controllo da remoto è in grado, potenzialmente, di rivelare i propri comportamenti. Allo stesso tempo, però, una percentuale analoga di italiani concorda con l’utilità del servizio e, nonostante esso possa comunque rivelare i propri comportamenti, pongono in questo caso la privacy in secondo piano. Dunque, se a livello generale la privacy è in questo contesto per i cittadini un elemento importante, tale elemento perde importanza di fronte alla comodità del servizio. Le percentuali di accordo con entrambe le affermazioni risultano in crescita rispetto alla rilevazione del 2022. L’incremento più elevato, però, si riscontra tra coloro che vedono la privacy come prioritaria (+8%): aumentano, quindi, le sensibilità dei cittadini rispetto a un elemento come la privacy, importante in tema di Sostenibilità Sociale.

Osservando i dati di dettaglio riferiti all’affermazione secondo cui la privacy avrebbe un ruolo di primaria importanza, a concordare sono soprattutto gli utenti meno competenti sia sul digitale che sulla sostenibilità, dunque, se messi di fronte soltanto a una potenziale violazione della propria privacy, mostrano timore nei confronti della tecnologia. Non si riscontrano, invece, differenze significative tra i cittadini con le maggiori competenze digitali sulla base del proprio livello di conoscenza delle tematiche della sostenibilità.

Come impatta la domanda di servizi digitali sui consumi energetici? Analisi degli strumenti più utilizzati

La ricerca analizza le opinioni dei cittadini italiani rispetto all’opportunità, abilitata dalla tecnologia, di gestire da remoto alcuni aspetti della propria casa, in relazione ai benefici che tale possibilità sarebbe in grado di generare.

Rispetto ai differenti servizi digitali analizzati, emerge che:

  • Smart Meter: si tratta di sistemi di controllo dei consumi energetici domestici che possono effettuare un monitoraggio puntuale dei consumi. Strumenti che, nonostante il loro potenziale, per quasi un italiano su quattro non sono in grado di abilitare una significativa ottimizzazione dei consumi energetici. Scarsamente diffuso, tra i cittadini delle città metropolitane italiane, l’utilizzo di sistemi di Smart Meter: a utilizzarli è infatti il 14% degli italiani intervistati, dei quali solamente una quota residuale (5%) dichiara di farne un utilizzo regolare. I dati mostrano l’influenza delle competenze digitali sull’utilizzo di tale strumento: le percentuali d’uso salgono infatti al 24% e 18% rispettivamente tra coloro che fanno largamente uso della tecnologia, per scendere al 9% e 5% in quelli che la tecnologia la rifuggono. Sull’utilizzo non incidono fattori come il genere o la zona di residenza, ma varia leggermente in relazione all’età: la frequenza d’uso sale infatti tra gli individui tra i 25 e i 30 anni (23%), mentre diminuisce in quella tra i 55 e i 64 (8%).
  • Impianti di riscaldamento e climatizzazione programmabili da remoto: i risultati mostrano come l’83% degli intervistati sia convinto che la possibilità di gestire da remoto l’impianto di riscaldamento e di climatizzazione consenta di ottimizzare i consumi energetici. Queste percentuali si mantengono elevate e pressoché analoghe sia tra le diverse fasce d’età – dall’89% nella fascia dai 16 ai 17 anni all’82% in quella dai 55 ai 64 anni – sia in relazione ai diversi gradi di istruzione degli intervistati.
    A dichiarare di farne uso, raro o regolare, è poco meno di un italiano su quattro (22%). Le competenze digitali rappresentano, anche in questo caso, il driver di utilizzo di tali strumenti: mentre il 64% di coloro che utilizzano il digitale dichiarano di utilizzarli raramente o con regolarità, le percentuali scendono al 18% nel caso dei non digitali ma attenti alla sostenibilità fino all’8% dei non digitali e non attenti alla sostenibilità. Differenze nella frequenza d’uso si registrano, inoltre, in relazione a fattori come l’età o il titolo di studio: i maggiori fruitori di questi strumenti si riscontrano infatti nelle fasce d’età centrali della popolazione – il 30% nella fascia dai 25 ai 34 anni – così come tra coloro che hanno un più elevato titolo di studio – uno su quattro fra chi si dichiara in possesso di una Laurea o un Master.
  • Elettrodomestici intelligenti: Dalla ricerca emerge come l’80% dei cittadini italiani ritiene che la possibilità di controllare elettrodomestici e illuminazione attraverso app, generi un impatto positivo sui consumi energetici. Tra gli strumenti più utilizzati dai cittadini italiani ci siano gli elettrodomestici intelligenti come, ad esempio, le lavatrici che riconoscono automaticamente il peso del carico e regolano il programma: ad usarle, raramente o con regolarità, è infatti un quarto degli italiani intervistati (26%). La frequenza d’uso sale tra gli individui tra i 25 e i 34 anni – a dichiarare di utilizzarli è più di una persona su tre (35%) in questa fascia d’età – e diminuisce soprattutto tra coloro che hanno tra i 55 e i 64 anni (16%) e tra i 16 e i 17 (14%). Anche rispetto all’utilizzo di questi strumenti le competenze digitali si confermano un fattore d’influenza: le più ampie quote di fruitori di riscontrano infatti tra coloro che fanno largo uso della tecnologia.
  • Elettrodomestici connessi in rete: Analogamente agli elettrodomestici intelligenti, anche questi elettrodomestici sono utilizzati da circa un cittadino italiano su quattro (24%), suddivisi equamente tra chi dichiara di usarli raramente o su base regolare. Lievi scostamenti nelle percentuali di utilizzo si registrano in base alla zona di residenza degli intervistati – leggermente più usati nell’area metropolitana (27%) rispetto al territorio del comune (19%) – e in relazione al loro titolo di studio. Sono, però, soprattutto due i fattori che spostano in modo più significativo i comportamenti rispetto a tali strumenti. In primo luogo, l’età dei rispondenti: ad usarli sono soprattutto gli utenti più giovani – con un picco del 32% tra i 31 e i 34 anni – mentre il dato si abbassa notevolmente nella fascia d’età tra i 55 e i 64 anni (12%). In secondo luogo, come prevedibile, ancora una volta le competenze digitali: l’utilizzo è infatti molto più frequente nei cluster dei “digitali” rispetto a quelli degli “analogici”.
  • Lampadine e/o le prese intelligenti controllabili attraverso assistenti vocali: contrariamente a quanto si possa pensare, anche questi non risultano particolarmente diffusi tra i cittadini delle città metropolitane italiane poiché a usarli con regolarità è infatti solamente circa un intervistato su dieci. Data la tipologia di strumento, non sorprende osservare come la frequenza d’utilizzo aumenti notevolmente tra gli coloro che utilizzano il digitale ma non sono attenti alla sostenibilità (27%) e, soprattutto, tra coloro che sono digitali e attenti alla sostenibilità (39%), e che invece diminuisca tra i cittadini con le minori competenze digitali – sebbene, con un 20%, i cittadini attenti alla sostenibilità ma non digitalizzati si pongano di poco al di sotto della media d’uso complessiva. Le percentuali d’uso variano in relazione all’età e al livello di istruzione, ma non in maniera tale da intendere questi ultimi come fattori in grado di spostare in maniera significativa i comportamenti d’uso rispetto a questi strumenti.
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