L’FBI protesta per l’iPhone inviolabile

Apple ha alzato le misure di sicurezza nei nuovi dispositivi e per questo i federali non ci stanno. La paura è di non poter scovare criminali e terroristi che lo usano

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E se tutta questa faccenda del voler realizzare un cellulare super protetto si scagliasse contro Apple? Si perché l’azienda, soprattutto dopo le vicende del Datagate, aveva detto di voler realizzare un sistema software e hardware inviolabile (o quasi), così da tenere fuori dalla porta agenzie governative e spie private. Secondo il parere degli esperti, la Mela avrebbe raggiunto il suo obiettivo con l’iPhone 6 e 6 Plus che, uniti alle nuove procedure di sicurezza su iOS 8 e iCloud, consentirebbero agli utenti di dormire sonni più tranquilli. Una sicurezza che potrebbe essere vista di buon grado anche da chi con il cellulare compie azioni non propriamente etiche. Pensiamo a chi si scambia informazioni per una rapina, chi organizza un attentato o disordini in piazza.

Galeotto fu Snowden

Si tratta di una serie di movimenti che, almeno finora, potevano essere rintracciati in due modi: chiedendo alle compagnie telefoniche i tabulati oppure violando direttamente i sistemi operativi mobili, come faceva la NSA. Dalle rivelazioni di Snowden invece tutto è diventato più difficile. L’opinione pubblica è sul piede di guerra quando si tratta di difendere i diritti dei consumatori e la loro privacy, dunque (ed è il primo punto) le telco non daranno più accesso libero ai governi che, senza giusta causa, chiedono di visionare i dati (o meglio i “metadati”) dei loro clienti.

Doppia mandata

Per quanto riguarda il secondo punto invece Apple, come anche Samsung in una certa misura con Knox (che serve a crittografare i dati personali attivando uno speciale modalità sul telefonino), ha studiato a fondo come chiudere le porte del suo iOS agli intrusi. Secondo la stessa azienda, per individuare le combinazioni che servono a violare il sistema operativo “servirebbero cinque anni e mezzo di tentativi”. I file sensibili (messaggi, chiamate, mail, ecc.) sono infatti criptati con sei cifre alfanumeriche (composte da lettere maiuscole e minuscole) il che comporterebbe un lasso di tempo davvero ampio per rintracciare possibili prove su osservati speciali.

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Le paure dei federali

Il direttore dell’FBI James Comey, preoccupato per l’eccessiva sicurezza dell’iPhone ha affermato: “Mi preoccupa molto che alcune aziende tecnologiche permettano ai cittadini di nascondersi alla legge”. Paure in un certo senso condivisibili, anche se basterebbe che la stessa FBI chiedesse ai tribunali specifici i mandati per tracciare i sospetti, così da ottenere in maniera legittima i file e documenti richiesti.