Quel Mosaicoon all’ombra di Monreale

Parodi Ugo_Mosaicoon

Un giovane videomaker sceglie di tornare in Sicilia per sviluppare un’innovativa piattaforma pubblicitaria online ispirata alla condivisione e alla relazione diretta tra creativi e aziende interessate a promuovere i loro brand

Innovare non è mai un’impresa scontata, di facile realizzazione. Ci sono poi realtà, contesti, geografie, dove per enne motivi, innovare diventa una fatica di Sisifo, un compito praticamente impossibile. È opinione diffusa che la Sicilia sia uno dei contesti a basso tenore di innovazione, ostile al cambiamento. Ed è un paradosso incomprensibile perché basta metterci piede, in Sicilia, per rendersi subito conto dell’incredibile ricchezza delle sue risorse naturali, climatiche, paesaggistiche, culturali, gastronomiche e soprattutto umane.

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Ugo Parodi è un siciliano – sono sempre più numerosi, per fortuna – che dietro ai paradossi ha saputo intuire e mettere a frutto tutti questi potenziali. Per giunta in un settore che non ha nulla a che fare col turismo, col mare, con l’archeologia o con lo street food. Nel giro di pochi anni e con il sostegno finanziario che arriva, guarda un po’, dai circuiti del venture capital italiano (un secondo round, fatto di per sé non comune, arriva da un fondo creato da Banca Intesa, appositamente per il Mezzogiorno), Parodi ha costruito Mosaicoon, una realtà high-tech per cui lavorano sessanta persone e che mantiene il suo quartier generale a 200 metri dalla bellissima spiaggia “cittadina” di Palermo, a Mondello, e ha aperto uffici anche a Londra, Roma e Milano.

Se avesse scelto il consueto percorso di molti suoi brillanti conterranei, Parodi oggi il quartier generale l’avrebbe a Londra e a Mondello ci tornerebbe di tanto in tanto. La sua doveva essere una carriera di videomaker, regista, documentarista. Con quell’obiettivo in mente, già a diciotto anni aveva creato una piccola struttura di produzione, si era iscritto al Dams di Bologna (a Palermo una sezione Cinema non esisteva ancora), ed era andato a studiare a Barcellona, un’altra icona dell’Europa giovane e innovatrice. «Poi un giorno – racconta Parodi – ho ripensato al territorio che mi ero lasciato alle spalle, ho fatto qualche conto e mi sono chiesto perché avrei dovuto restare in una città che non conoscevo, dove non avevo risorse e amici. Forse, in una zona di comfort sicuramente maggiore come Palermo, dove nel frattempo l’università aveva attivato il mio stesso corso, avrei potuto sviluppare meglio le mie idee». Detto fatto, Parodi torna in Sicilia per prendersi la laurea e fonda Belsito Media, la sua prima startup – grazie anche al sostegno di Arca, un incubatore nato da una joint venture tra l’ateneo palermitano e un gruppo di imprenditori privati. Belsito Media nel 2010, quando Parodi ha solo ventotto anni, diventa Mosaicoon grazie alla prima iniezione di capitale di rischio da parte di Vertis, Sgr napoletana.

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Visione o eresia?

Considerato da una certa distanza di sicurezza, in questa epoca di startup inflazionate, il ragionamento di Parodi non sembra più particolarmente coraggioso. E nel clima un po’ indolente di Palermo, tra scirocco e problemi infiniti – non ultimo un tasso molto elevato di disoccupazione giovanile – può essere visto come un’eresia. Tanto che proprio recentemente, Parodi ha fatto discutere, intervenendo su un quotato blog palermitano per esortare i suoi concittadini a investire in Sicilia, senza aspettare che l’attuale sistema possa cambiare da solo. Il giovane imprenditore dice di essere sempre restio a prendere posizioni troppo nette, ma ritiene che anche la sua generazione non è esente dalle colpe attribuite a un “sistema” che non funziona. Non fosse altro quando si trova a scegliere tra le due opposte alternative: l’attendismo che non porta da nessuna parte e la fuga. «Quanti siciliani bravissimi incontriamo, qui o all’estero, nei settori tecnologici? La strada più facile oggi è trasferirsi altrove o mettersi a fare altro. Ma un’altra strada è percorribile e consiste nel restare, darsi molto da fare e costruire un sistema nuovo». Magari reclutando e formando gli ottimi cervelli che escono anche dalle università siciliane.

Video virale

Mosaicoon ha costruito il suo innovativo sistema intorno al concetto del video virale, di una comunicazione pubblicitaria che parte dal basso, dai contenuti, dalle storie, per trovare solo dopo le affinità con un messaggio commerciale, con un prodotto da acquistare. «Come videomaker – spiega Parodi – ero rimasto affascinato da un mezzo che ti permette di essere visto da milioni di persone in America, anche se sei un anonimo ragazzino di Tokyo. Tutto il mondo del broadcast stava cambiando e volevo offrire alle aziende un servizio di pubblicità online legata a video che non vengono “imposti” ma viaggiano solo attraverso i canali della condivisione». Il primo software realizzato da Mosaicoon si chiama PlaVid, una piattaforma di videodistribuzione partecipata e non invasiva, che funziona, precisa Parodi, con lo stesso principio di “pubblicità narrativa” di Carosello. «Una comunicazione pubblicitaria che non parte dall’idea di venderti qualcosa, ma dalla voglia di intrattenere. Solo dopo, se il video è piaciuto, passa anche il messaggio del brand che lo ha prodotto». Oggi, rivela Parodi, PlaVid raggiunge un pubblico potenziale di 800 milioni di spettatori in 80 nazioni e conta tra i suoi clienti numerosi brand commerciali internazionali. A questo prodotto è stato affiancato anche Tracking, un sistema per la misurazione, anch’essa non invasiva, dell’impatto di un video, analizzato dal punto di vista delle condivisioni, dei commenti, delle motivazioni di chi guarda – e apprezza – i videocomunicati.

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Nuova piattaforma B2B

Dopo PlaVid e Tracking, oggi Mosaicoon si appresta a lanciare in veste definitiva una nuova piattaforma, che sta ormai concludendo la sua fase beta, molto più orientata al B2B e al mondo della videoproduzione. «Il prodotto si chiama Crevity, dalla mescolanza di creativity e gravity e si ispira alla share economy». Crevity punta a mettere in connessione tra loro le aziende che vogliono comunicare e una community aperta di creativi che sulla base di un brief iniziale sottopongono a queste aziende le loro idee, che partecipano a un vero e proprio concorso, una votazione che seleziona quelle ritenute più efficaci. A questo punto inizia l’altra parte della mission di Crevity, che consiste nel consentire alle aziende committenti di individuare il creativo più bravo, che produrrà il video pubblicitario in base a un budget prestabilito. «Oltre a questa modalità push – precisa Parodi – c’è anche una sezione del sito che funziona in pull, consentendo ai produttori che hanno in testa un determinato progetto di cercare i finanziamenti nelle aziende che possono trovare affinità con i propri messaggi». A regime, Crevity (che nel dicembre del 2013 era stata presentata in anteprima a New York) avrà un modello di business basato sui premi da riconoscere alle idee vincenti e sulle percentuali ricavate dalle transazioni tra committenti ed esecutori. «Disintermediando molto rispetto alle agenzie tradizionali, la nostra agenzia “in the cloud” permetterà di accorciare i tempi di produzione e adeguare i livelli qualitativi a quello degli investimenti» – osserva infine Parodi, che invece di concludere la sua giornata di lavoro di imprenditore del software in una periferia grigia e piovosa, si mette il costume e scende su una delle più belle spiagge d’Italia.

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