Tempo di open source

gianni anguilletti red hat

La trasformazione digitale del business richiede adeguamenti infrastrutturali e una velocità di risposta che solo i modelli di sviluppo aperti e collaborativi possono garantire

Un efficace incontro organizzato da Red Hat in collaborazione con IDC ha affrontato il tema della carica innovatrice del modello di sviluppo open source nel contesto della trasformazione digitale, che secondo Fabio Rizzotto, ricercatore IDC che ha introdotto l’evento, «ha assunto in questi ultimi sei mesi una marcia e una grandezza che non avevamo osservato nell’immediato passato». Con il moltiplicarsi dei “touchpoint” le aziende studiano sempre nuove forme di interazione con i loro clienti, portando al centro dell’attenzione degli sviluppatori software la cosiddetta customer experience. Come ha ricordato Rizzotto, nell’epoca del cloud, della mobilità e dei social media, questa esperienza si articola attraverso modalità, canali e dispositivi molto diversi, determinando una profonda trasformazione anche nelle infrastrutture IT preposte al supporto del business. Cambiamenti che a loro volta impattano sui processi interni ed esterni, e soprattutto sui tempi di ideazione, sviluppo, deployment di applicazioni e servizi.

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La tesi di fondo dei promotori di questo incontro è che sia proprio questa velocità a dettare le scelte verso una politica di sviluppo basata sulle piattaforme e gli applicativi open source, che secondo il country manager di Red Hat in Italia, Gianni Anguilletti oggi sono praticamente sinonimo di innovazione, affidabilità, sicurezza. «Lo dice la forza dei grandi numeri e della collaborazione,» sostiene Anguilletti. «Quotidianamente, migliaia di programmatori ogni giorno creano, sviluppano, ottimizzano soluzioni open secondo criteri deontologici di completa trasparenza sul loro lavoro». Anche per questo motivo, ha aggiunto Fabio Rizzotto i prodotti open source oggi entrano in otto decisioni di acquisto su dieci nell’area infrastrutturale delle aziende che, anche attraverso l’open source, cercano di attivare quel circolo virtuoso di trasformazione di risorse IT che sempre più devono assicurare un continuo parallelismo tra gestione del business tradizionale e ricerca costante di cambiamento, nuovi modelli di interazione.

Anche nell’ottica di una prossima – ma cronologicamente non lontana – evoluzione di data center e infrastrutture, le soluzioni open sono in prima fila su versanti come il cloud ibrido, la virtualizzazione e il DevOps. «In base ai nostri survey sei aziende su dieci adottano stack open source per i loro progetti cloud e openApi per l’integrazione. L’open source è il nuovo standard per il data center del futuro, che sarà ispirato a modelli come i software container e i microservizi».

Videointervista a Gianni Anguilletti, country manager di Red Hat

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Edoardo Schepis, presales manager di Red Hat, ha sottolineato l’importanza della trasformazione infrastrutturale ai fini di un completo allineamento alle necessità di un business digitale, a sua volta basato su una informatica che deve abbandonare i vecchi paradigmi di sviluppo “a cascata” in favore delle nuove metodologie “agile”. «Un software che da monolitico è sempre più orientato al concetto di microservizio.» In questo senso, ha sottolineato Schepis, lo stack di offerta di Red Hat è forse il più completo sul mercato e permette di stare al passo del cambiamento a ogni livello di trasformazione, dal singolo sistema operativo al cloud, dallo storage alla gestione applicativa.

Infine Filippo Crea, head of software architecture, performance and innovation hub di Sia, leader italiano di servizi bancari, ha parlato degli oltre quindici anni di collaborazione con Red Hat. «Oggi l’integrazione, l’apertura delle interfacce, è un elemento determinante, e non solo nel settore finance. Raggiungere certi obiettivi di integrazione partendo dalle soluzioni proprietarie è possibile, ma è difficile farlo da soli». Grazie alla consulenza di Red Hat ma operando in piena autonomia, Sia è invece riuscita a infondere una grande carica innovativa nelle sue infrastrutture, portando avanti progetti che oggi sono entrati a far parte del portafoglio di soluzioni applicative che Red Hat è in grado di trasferire a tutti i suoi clienti.