Perché il Kirin 970 cambierà il mercato degli smartphone

Annunciato ufficialmente all’IFA di Berlino, il processore debutterà a bordo del Mate 10 in arrivo a metà ottobre

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C’è chi lavora all’assistente vocale partendo dal software e chi, come Huawei, ha deciso di dedicare a quest’ultimo un processore tutto nuovo. Stiamo parlando del Kirin 970, il cervello costruito dalla cinese che andrà ad abitare gli smartphone di prossima generazione, a partire dal Mate 10, dispositivo dedicato al business. Durante l’evento di presentazione tenuto all’IFA di Berlino, la multinazionale che in Europa (e soprattutto in Italia) continua a guadagnare punti avvicinandosi ai dati di vendita di Apple e Samsung, ha spiegato come intende sfruttare il Kirin, non solo a bordo della flotta imminente di telefonini e tablet. Nella pratica, il 970 è un SoC che contiene un cosiddetto NPU, Neural Processing Unit, cioè un’area completamente dedicata alla gestione di attività avanzate tramite intelligenza artificiale.

Il futuro è già qui

Come piattaforma mobile, poggia su una CPU classica da 8 core e una GPU da 12 core, che Huawei afferma essere del 25% più performante e del 50% più efficiente di un Cortex-A73 quad-core. Allo stand, l’entourage italiano ci ha detto che Kirin 970 è capace di analizzare circa 2.000 immagini al minuto, per qualunque tipo di scopo, un passo in avanti concreto verso macchine più vicine al modo di pensare dell’uomo con una dose di predittività ad oggi impossibile su oggetti consumer del genere.

Il primo utilizzo che pone Kirin 970 sopra la concorrenza riguarda appunto la presenza di un’assistente virtuale che debutterà ufficialmente sul Mate 10 lanciato a metà ottobre. Ma non solo: in quanto sistema hardware estremamente piccolo e versatile (nasce da una costruzione a 10 nanometri), le destinazioni del SoC sono diverse e potenzialmente senza limiti: dai device mobili all’IoT, passando per computer e terminali professionali, dove l’NPU permetterà di sviluppare soluzioni sia per l’utente finale che l’azienda, salvaguardando la privacy e le informazioni personali, senza rinunciare alla condivisione delle esperienze. Insomma un vero salto in avanti, in grado di portare gli smartphone in una nuova era.

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