IDC, il software defined in primo piano

La digital transformation passa sempre più dalle nuove architetture definite dal software, in ambito computing come in quello dello storage e del networking, ha sottolineato una conferenza sul tema organizzata da IDC a Milano a fine marzo

Non c’è dubbio: l’architettura di tipo software defined è sempre più la scelta ideale per le nuove esigenze IT dettate dalla trasformazione digitale. Non solo per affrontare al meglio le crescenti quantità di dati da analizzare, ma anche per trarre il massimo vantaggio dalle risorse disponibili, rendendo più efficiente la loro integrazione. È quanto è emerso dall’evento Software Defined Everything Conference 2018, organizzato da IDC a fine marzo a Milano. Con il titolo “Verso l’azienda multicloud ready”, lo specialista in ricerche sul mercato dell’ICT ha fatto il punto sulla nuova era del data center, chiamando a raccolta utenti come Kuwait Petroleum Italia, CGT e Fiditalia, oltre ad alcuni dei principali vendor, come, tra gli altri, Lenovo, Injenia, Oracle e IBM.

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Obiettivi in vista

In apertura di evento, Daniela Rao, TLC Research & Consulting Senior Director di IDC, ha illustrato i principali risultati di un’indagine condotta recentemente su un campione di un centinaio di aziende italiane con oltre 50 dipendenti, spiegando che “gli obiettivi che ci si propone di ottenere tramite le infrastrutture software-defined sono legati soprattutto a un maggior livello di sicurezza per il 36 per cento delle aziende, una sostanziale riduzione dei tempi di distribuzione delle applicazioni per il 26 per cento, una semplificazione delle operation per il 24 per cento, un abbattimento dei costi energetici per il 23 per cento, e infine una predisposizione sempre maggiore verso il multicloud per il 21 per cento delle aziende interpellate”.

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Crescita interessante

Non a caso, le intenzioni di spesa delle aziende italiane, in base alle indagini IDC, indicano che gli investimenti dedicati alle architetture software-defined passeranno dai 350 milioni di euro del 2017 ai 500 del 2020: un incremento che vede in primo piano le componenti del Software Defined Storage e del Software Defined Networking, seguite da Software Defined Compute e Software Defined WAN. Si tratta di uno spostamento di focus analogo a quello che avviene su scala globale: IDC prevede infatti che entro il 2019 l’esigenza di maggiore agilità, semplicità e sicurezza spingerà le aziende che si stanno trasformando digitalmente a migrare oltre il 50 per cento dell’infrastruttura IT a un modello software defined, mentre già nel corso di quest’anno il 75 per cento dei nuovi acquisti in ambito data center sarà proprio influenzato dalle tecnologie software-defined in ambito computing, storage e networking.

Temi dominanti

Più in dettaglio, al centro delle intenzioni di adeguamento delle infrastrutture IT da parte delle aziende spiccano sempre più l’introduzione di sistemi convergenti e iper-convergenti, il crescente ricorso allo storage in cloud pubblico, al posto di San e Nas, e lo spostamento delle infrastrutture di tipo server in cloud pubblico. Si tratta di tendenze nette, che evidenziano un “deciso passaggio alla logica software defined e che fanno presagire un cambiamento significativo sul mercato, con una migrazione sempre più netta verso un modello IaaS in public cloud rispetto ai tradizionali data center on premise”, ha concluso Daniela Rao.


Le videointerviste ai protagonisti

Videointervista ad Alessandro De Bartolo, Country General Manager del Lenovo Data Center Group Italia

Videointervista ad Alessandro Chiarini, Direttore Cloud Computing & Innovation di Injenia

 

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Videointervista a Raniero Ronchese, Manager of Storage & Software Defined Infrastructure di IBM Italia

Videointervista a Yari Franzini, Cloud Systems Country Leader di Oracle Italia