Il Giappone bandisce Huawei e ZTE per tutelare la cybersicurezza

Il Giappone esclude Huawei e ZTE dagli appalti

Il Giappone esclude dagli appalti pubblici Huawei e ZTE per il timore che possano condividere con la Cina informazioni commerciali e militari riservate

Il Giappone ha accolto l’appello degli Stati Uniti decidendo di escludere Huawei e ZTE dagli appalti pubblici per tutelare la sicurezza dei propri sistemi telematici in ambito militarie e finanziario. Il Governo di Tokio nell’annunciare la sua decisione non ha fatto un riferimento diretto alle due aziende per non provocare un effetto negativo sui rapporti commerciali con la Cina ma ha chiarito le diverse procedure dei contratti riguardanti la sicurezza nazionale. Il Giappone non è il primo Paese a bandire Huawei e ZTE nei rapporti con il settore pubblico per il timore che possano essere utilizzati da Pechino come un cavallo di Troia per rubargli informazioni sensibili. I primi sono gli stati gli USA sulla base del “National Defense Authorization Act”, a cui hanno fatto seguito l’Australia, la Nuova Zelanda e anche British Telecom. Il terzo produttore di smartphone al mondo ha sempre respinto le accuse ma le dichiarazioni dei suoi manager non sono servite a rassicurare i governi di tutto il mondo.

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La situazione di Huawei in ambito internazionale non è mai stata complicata. Settimana scorsa la figlia del suo fondatore e direttrice finanziaria della società, Meng Wanzhou, è stata arrestata a Vancouver dalle autorità canadesi e ora rischia di essere estradata negli USA con l’accusa di aver aggirato le sanzioni in vigore nei confronti dell’Iran. Le transazioni sarebbero avvenute attraverso la banca Hsbc, che però al momento non è stata inclusa nell’inchiesta. Oggi il Ministro degli Esteri cinese ha formalmente protestato per il caso Wanzhou con l’ambasciatore canadese avvertendolo che Ottawa dovrà “far fronte alle proprie responsabilità” se la manager non verrà rilasciata al più presto.

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