Digital at scale, il nuovo scenario

Società, imprese e mercato ICT. Il viaggio del digital business

Mentre scriviamo questo articolo, nel mondo nascono innovazioni prima impensabili, si affermano nuovi record di scalabilità e di performance. Prospettive per il 2020 e oltre

La Digital Transformation (DX): il grande attrattore. Inghiotte dibattiti, comunicazione, iniziative, investimenti. Secondo IDC, a livello mondiale la stima della spesa in tecnologie e servizi per la DX sarà pari a 7.400 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2023, anno in cui rappresenterà oltre la metà degli investimenti ICT globali. In quali direzioni, e soprattutto verso quali obiettivi?

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Si affermano i principi della Algorithm Economy: gli investimenti in progetti che utilizzano tecnologie AI cresceranno più del doppio del mercato, per una spesa globale di oltre 79 miliardi di dollari nel periodo 2018-2022. Per arrivare al 2024, quando oltre il 50% delle interfacce di interazione con cui gli utenti dialogheranno avrà alla base logiche AI e AR/VR (amplificando linguaggi e modelli conversazionali). Convergenze che potremmo definire ormai “aspettate” tra diverse discipline.

ALGORITHM SOCIETY

I percorsi umanistici affrontano interrogativi esistenziali sul futuro della Algorithm Society. Le discipline tecniche devono incorporare principi quali etica, digital trust e sostenibilità. I luoghi in cui gestiremo le risorse ICT – che abbiamo già visto delinearsi in logica edge – si sbilanceranno ulteriormente verso la periferia. Entro il 2023, oltre il 50% della nuova infrastruttura sarà dispiegata fuori dai tradizionali data center aziendali, delineando confini geo-spaziali più complessi da gestire. Basti considerare che entro il 2024 il numero di applicazioni che opererà su architetture edge aumenterà dell’800%. La crescita del business non deriverà solo dalla conversione al digitale di offerte esistenti e da nuovi servizi concepiti nelle industrie in cui le aziende già operano. Per l’orizzonte 2025, possiamo stimare che il 20% della crescita globale deriverà da servizi digitali concepiti tramite convergenze tra settori in precedenza non collegati. In questo scenario, le esigenze di sicurezza stanno già convergendo con Blockchain e altri paradigmi. Si va verso modelli più estesi di regolamentazione e tutela, che aggiungono altre regole ai principi di protezione e mitigazione. È il cosiddetto Digital Trust: la funzionalità regolata delle interazioni digitali, per garantire affidabilità, trasparenza e fiducia nelle relazioni tra le parti coinvolte.

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Bisognerà anche abituarsi a definizioni elastiche di trust: le persone e le organizzazioni (lo stiamo in parte già vedendo) dovranno periodicamente rivedere gli elementi e i confini di cosa è necessario prevedere affinché si realizzi una trusted relationship. I programmi di sicurezza, risk management e governance si estenderanno. Entro il 2025, gran parte dei board delle principali aziende mondiali (Global 2000) richiederà piani di Digital Trust strutturati, con una roadmap di miglioramento dei livelli di security e privacy, includendo regole di compliance con principi etici. Cambiano ambienti e logiche di lavoro. Il successo delle imprese si giocherà anche sulla capacità di diventare (o rimanere) più attrattive di altre nella battaglia dei talenti. Entro i prossimi due anni, il 60% delle Global 2000 avrà adottato nuovi modelli di workspace, in cui la coesistenza virtuosa di processi fisici e digitali, in ambienti flessibili, arricchiti da tecnologie intelligenti e collaborative, sarà determinante per l’employee experience e la produttività.

PLATFORM ECONOMY

La competizione sarà hyperscale in quella che possiamo definire Platform Economy. Quando si iniziano a osservare prime forme di supremazia digitale, ci si rende conto che non basta più “tendere a”, ma bisogna indirizzare strategie e progettualità per mettere in pratica da subito i principi della cosiddetta DNA (digital native enterprise). Come si fa ad arrivare a un piano più elevato? Quali acceleratori aiutano a salire di livello? Si profila una linea di pensiero che attraversa società, imprese, individui, regole, processi, metodi, competenze: insieme, formano le fondamenta del Digital at Scale. Tutto cresce, tutto si amplifica. Fare business richiederà individuare nuovi traguardi in un quadro di cambiamento continuo, facendo funzionare ingranaggi complessi in modo coordinato e misurando nuovi indicatori di performance.

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Per le imprese, significa portare at scale quattro dimensioni tra loro intrecciate. Relazionarsi con i clienti (Future of Customer) trova ispirazione nell’empathy at scale. Quindi, in un mondo fatto di Intelligence everywhere, significa trovare la formula vincente per esaltare il concetto di insights at scale (Future of Intelligence). Poi il Future of Operations, ovvero l’evoluzione dei processi e dei meccanismi operativi che conducono alle operations at scale. Infine, il lavoro (work model at scale) visto nelle molteplici sfaccettature del Future of Work.

PREVISIONI PER L’ITALIA

Le previsioni macroeconomiche per l’Italia parlano di un 2020 a crescita lenta. Un Paese in parte consapevole delle direzioni da prendere, in parte in affanno, ma con molti contesti del territorio impegnati a percorrere nuove strade. Scontiamo ancora deficit infrastrutturali e di ammodernamento dei sistemi IT, ma gli investimenti non mancano e per il 2020 la top 10 delle aree tecnologiche di acquisto vede ancora affermarsi la Terza Piattaforma (cloud in primis) e gli acceleratori dell’innovazione (AI, IoT, AR/VR etc.). In termini di approccio, due aziende italiane su tre focalizzeranno le attenzioni sulla DX in ottica di trasformazione del modello di business e di valorizzazione (e, possibilmente, monetizzazione) di dati e informazioni. Le imprese dovranno bilanciare aspirazioni strategiche con percorsi realistici lungo una linea temporale che non ha punti di arrivo definitivi, ma solo stadi intermedi. Quale sarà la più grande barriera?

Le indagini IDC dei mesi scorsi dicono che quasi la metà delle imprese italiane dovrà misurarsi con la sfida del cambiamento culturale e di mindset. Percentuali in aumento rispetto al passato. Sottovalutare questo aspetto o semplicemente operare con schemi di change management tradizionali non è sufficiente. Passaggi che non saranno indolori (lo vediamo già oggi in diversi contesti industriali del nostro Paese). In questo caso, il concetto di Digital at Scale si declina nella ricerca continua di nuove formule, con l’obiettivo di creare rinnovamenti organizzativi, coinvolgendo le persone a vari livelli, giocando su piani “win-win”, dove gli interlocutori possano percepire e apprezzare i benefici.

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Se ampliamo ancora lo sguardo, possiamo portare qualche riflessione su ulteriori aspetti dell’evoluzione digitale. Le imprese stanno facendo passi in avanti, automatizzando processi e accelerando tempi di risposta per soddisfare una domanda sempre più esplosiva, ma non sempre in grado di interrogarsi sulle complessità sottostanti, e sulle implicazioni. Essere nel mondo globale significa far parte, a volte subire, a volte innescare, processi che toccano molte sfere. Se, in sostanza, siamo parte di meccanismi innovativi at scale è molto probabile assistere a ricadute in sistemi adiacenti. E il concetto di adiacenza si allarga in continuazione. Gli esempi non mancano. Si pensi all’eCommerce esplosivo, con i relativi processi di logistica e distribuzione, o alla prospettiva Connected/Automated Vehicles: come si rapportano con il livello di adeguatezza di strade e città? E con la progettazione urbanistica? Siamo in un ambiente unificato, ma più in virtù delle conseguenze che di un approccio sistemico nell’ideazione. Assistere a iniziative ricche di pensiero sistemico a monte: è questo il primo di molti auspici per il 2020. È il Thinking at scale.

Fabio Rizzotto associate VP, head of Research and Consulting di IDC Italia