All’Itu si discute sulla libertà della Rete

Alla World Conference on International Telecommunications di Dubai si distinguono due blocchi: chi vuole Internet libero e diffuso e chi vuole avere maggior controllo sul web

Lo sviluppo di Internet in questi anni è stato enorme tanto che i Governi mondiali si sono spesso trovati impreparati alle nuove sfide che la Rete propone loro. Ora, alla World Conference on International Telecommunications di Dubai, numerosi rappresentanti di diversi Paesi nel mondo stanno discutendo sul futuro della Rete mentre le aziende del web aspettano il responso.

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Guerra Fredda in Rete

Gli USA, oltre ad avere sul proprio suolo i maggiori provider di Rete mondiali, desiderano mantenere la propria posizione dominante grazie al sostegno dell’Icann (International Corporation for Assigned Name and Numbers), l’organizzazione che di fatto sovrintende alla gestione di Internet. Gli Stati Uniti sono inoltre favorevoli allo status quo attuale del web: libero, decentrato e indipendente dalle ingerenze di qualsivoglia governo.

Le due superpotenze Russia e Cina invece vogliono sbalzare dal trono gli USA delegando più poteri all’ITU (International Telecommunication Union) perché “gli Stati membri devono avere uguali diritti nell’allocazione internazionale degli indirizzi di Internet e nell’identificazione delle risorse”. In realtà quello che i due Paesi vogliono è un maggiore controllo sulla Rete, solo formalmente ma in realtà si rasenta la censura, in modo da combattere la pirateria informatica.

Su questo argomento si è espresso su La Stampa il delegato del governo italiano presso l’Icann, Stefano Trumpy:  “La vera questione è che negli anni la rete si è formata in maniera indipendente, senza influenze governative. Ora, però, i governi si stanno finalmente accorgendo del grande potere del web e dell’influenza che può avere sulla popolazione globale. Non credo che, alla fine della conferenza, qualcosa cambierà nel breve periodo”. Trumpy ha sottolineato come tra i due blocchi “c’è chi ha buone intenzioni e ci sono, poi, quei Paesi non democratici che vogliono controllare Internet per controllare anche tutto il resto, come ad esempio, la fetta di popolazione che utilizza Internet principalmente a scopi sovversivi”.

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L’attuale capo dell’ITU Hamadoun Toure ha comunque assicurato che “niente può fermare la libertà di espressione nel mondo di oggi, niente di questa conferenza riguarderà l’argomento”, anche se è difficile credere che nessuno tirerà fuori l’argomento.

Il terzo blocco

Tra i due litiganti esiste un terzo gruppo, quello formato dai Paesi in via di sviluppo e dagli operatori telefonici. Entrambi vogliono che siano spartiti più equamente i guadagni derivanti dall’uso del web. I PVS hanno perso per colpa di Internet i guadagni derivanti dalle telefonate internazionali dei propri cittadini emigrati in lidi più ricchi e ora vogliono rifarsi sfruttando la Rete. Poi ci sono gli operatori telefonici che attraverso l’Etno, il consorzio che ne raccoglie i maggiori esponenti europei, desidera che sia approvata la net neutrality per ottenere maggiori introiti dallo sfruttamento delle propri reti, fornendo servizi diversi a prezzi diversi. La proposta è già stata bocciata dall’Unione Europea.

Attacchi alle major del web

Sempre in tema di Internet, sono arrivati da più parti attacchi alle grandi aziende che lavorano sulla Rete. Aziende come Google e Facebook sono state descritte come parassiti che non fanno nulla per lo sviluppo di Internet ma che mirano solo all’aspetto economico. L’azienda di Mountain View, nonostante si dichiari strenuo difensore della libertà del web, è stata accusata di raggirare gli e-shopper sul suo motore di ricerca e di spiare gli utenti tramite Safari, oltre a non pagare le tasse dovute in diversi Paesi europei. Facebook invece è stato accusato di non garantire alcuna privacy sui dati forniti dagli utenti e di venderli alle aziende pubblicitarie per messaggi personalizzati.

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