Apple: nessuna crisi iPhone 5 ma la Borsa reagisce alla notizia

Le voci, probabilmente false, di un rallentamento della produzione degli smartphone della Mela ha avuto effetti sui mercati: le azioni di Apple hanno segnato -3,57%

Il Wall Street Journal e il quotidiano giapponese Nikkei avevano pubblicato la notizia che Apple avesse ridotto le richieste di componenti per iPhone 5 ai fornitori, compresi quelli del Sol Levante che le forniscono i display. La news, smentita oggi da numerosi analisti del mercato, ha avuto effetti a valanga in Borsa dove le AAPL hanno toccato ieri il minimo storico dallo scorso febbraio chiudendo poi a -3.57%.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Gli analisti smentiscono

Si pensava che il motivo della riduzione della produzione derivasse dall’enorme volume di vendite registrate da Samsung, che ha un’offerta più diversificata rispetto ad Apple, o dal fatto che Cupertino stesse già puntando su nuove tecnologie come l’iPhone mini low cost. A sentire gli analisti nessuna delle due ipotesi è verosimile perché in realtà la riduzione della produzione non c’è stata, o almeno non nella misura descritta ieri dal WSJ e dal Nikkei. Due società di analisi, Well Fargo e JP Morgan, riferiscono che le notizie sono state manipolate ad hoc per lucrare sugli effetti che avrebbero avuto sui mercati.

Il Nikkei scriveva che Apple aveva ridotto le richieste dei display ai suoi partner Sharp e Japan Display di 65 milioni di unità. Secondo gli analisti questa stima è da considerarsi semplicemente “irrealistica” ed “inaccurata”. La decisione di una riduzione, ma non della portata citata dal quotidiano finanziario giapponese, è da considerarsi come un segno di miglioramento da parte di Cupertino nella gestione degli ordini e nell’ottimizzazione delle risorse, dopo la produzione forsennata dei primi giorni del lancio dell’iPhone 5.

Leggi anche:  Tekne, il nuovo polo di Var Group per GDO e retail specializzato

Il New York Times non è d’accordo

Il New York Times basandosi sulle stime fornite dalla società di analisi NPD non ritiene i numeri forniti dal Nikkei così irrealistici. Secondo NPD Apple avrebbe inizialmente ordinato 19 milioni di display ai suoi fornitori cinesi per il gennaio 2013, scendendo poi a 11-14 milioni di unità. Se si proiettano questi numeri sull’intero trimestre si scopre che il taglio effettuato da Apple potrebbe essere di 57 milioni di schermi, un numero non tanto lontano dai 65 milioni di cui parlava Nikkei per il Q1 di quest’anno.