Cloud computing: consumatori italiani non ancora pronti per utilizzare software in cloud

Secondo la ricerca di Corel, la libertà di scelta è la variabile critica per gli utenti

I consumatori italiani non sono ancora pronti per comprare i loro software in cloud. e preferiscono ancora acquistarlo in formato “fisico”, evitando così pagamenti ricorrenti sul web. Sono alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca sulle abitudini di acquisto di software, commissionata a livello europeo da Corel alla società Leadership Factor.

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Gli italiani preferiscono il prodotto fisico

Sul totale di 1000 persone intervistate in Italia, la ricerca di Corel ha registrato che il 54,8% preferisce comprare il prodotto in forma fisica. Di questi, il 12,4% lo compra online mentre il 42,4% lo acquista in un negozio tradizionale. La percentuale di consumatori che decide, invece, di acquistare il software direttamente da Internet tramite il download diretto sul proprio computer è pari solo al 36,2% del totale intervistato, mentre solo il 2,3% è solito noleggiare o sottoscrivere un abbonamento pagando quindi un fee di utilizzo del software mensile o annuale.

Per chi sceglie di comprare il prodotto fisico, ed è quindi ancora prevenuto nei confronti della sottoscrizione di un abbonamento in cloud, il 71,1% vuole essere in grado di eseguire liberamente l’upgrade del proprio software. A questo segue il 76,7% che non vuole perdere la possibilità di accedere al prodotto laddove scegliesse di porre fine all’abbonamento, il 56,7% non si sente a proprio agio a dare i propri estremi bancari/di carta di credito per questa ragione, il 59,9% non vuole dipendere da internet per l’utilizzo del proprio software, mentre. A questo si aggiunge un 68% che ha l’impressione di pagare di più sottoscrivendo un abbonamento, e un ultimo 33,1% che teme di non avere abbastanza larghezza di banda per scaricare l’applicazione software sul proprio dispositivo.

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Ben l’87,1% della popolazione intervistata evidenzia chiaramente di voler mantenere la propria autonomia  decisionale rispetto alla scelta del formato del software da acquistare (download/acquisito fisico/abbonamento in cloud), pur ritenendo affidabile il pagamento online, e l’81,2% non vuole essere soggetto ad un pagamento continuativo.

Internet è il negozio del futuro

Internet gioca, comunque, un ruolo chiave nel percorso che porta l’utente alla scelta della tipologia di software da acquistare, ma il consulente e lo store tradizionale si confermano un punto di riferimento per molti consumatori: l’87,1% si informa in rete e l’82,4% legge le recensioni degli utenti online, il 71,8% chiede consiglio in uno store tradizionale e il 66,9% si affida agli input offerti dai consulenti retailers.

“La percentuale elevata di chi compra online evidenzia chiaramente che non c’è timore del mezzo Internet, tutt’altro: in futuro la maggioranza delle persone utilizzerà naturalmente e consapevolmente il cloud per sottoscrivere e noleggiare i software”, afferma Giovanni Ragusa, Corporate Sales Manager, Corel. “Oggi, tuttavia, e lo dimostra chiaramente la nostra ricerca, i consumatori italiani non sono ancora pronti a fare questo passo ma vogliono ancora poter scegliere autonomamente le modalità di acquisto senza essere costretti a fare una scelta obbligata.”

Il cloud e le sue potenzialità 

Le ragioni di questo comportamento sono certamente collegati al fatto che il cloud è ancora lontano dall’essere compreso a pieno: oltre la metà degli intervistati (il 48,7%) ammette, infatti, di non comprendere a pieno le potenzialità e le caratteristiche del cloud di cui parlano i diversi vendor di software.

“Il cloud nell’acquisto di software presenta un enorme potenziale per i consumatori: tempi di consegna più rapidi, facilità di aggiornamento, funzionalità aggiuntive e maggiore flessibilità . Questo sarà senza  dubbio il futuro”, prosegue Giovanni Ragusa. “Ma il cambiamento richiede ancora tempo. Anche se potrebbe essere più facile per le aziende produttrici di software vendere i propri prodotti in modalità cloud, imporre questa modalità non sortirebbe effetti positivi sui consumatori e sarebbe semplicemente un approccio dannoso per il mercato”.

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