Europagamenti: progressi verso la SEPA

Entro il 1° novembre, 30 paesi europei dovranno recepire la direttiva sui servizi di pagamento PSD (Payment Services Directive): tra le principali novità, l’ingresso di nuovi soggetti di pagamento, le “Payment Institutions”. Necessario stabilire data limite per la definitiva abolizione degli strumenti di pagamento domestici e migrazione completa verso SEPA.

Il mercato dei pagamenti continua a correre a livello mondiale: nel 2007 il volume delle operazioni non-cash (bonifici, addebiti diretti, carte, assegni) è aumentato dell’8,6%, raggiungendo i 250 miliardi di transazioni, e le carte continuano a rappresentare il più potente driver di crescita.

Completamente diversa la situazione in Europa dove ad aumentare è invece la circolazione del contante (7,8% nel 2007) a dimostrazione che le misure adottate per combatterlo – la cosiddetta “war on cash” – non sono ancora adeguate. E la gestione del contante costa, alla sola Italia, circa 10 miliardi di euro all’anno.

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Sono questi alcuni dei principali dati emersi oggi durante la presentazione ufficiale in Italia del “World Payments Report 2009” di Capgemini, avvenuta nel corso della quarta edizione “Do You Sepa? – Landing on the PSD planet”, l’International Payments Summit organizzato dal Gruppo SIA-SSB.

Focus di questa edizione dell’International Payments Summit è stato l’imminente recepimento della direttiva europea sui servizi di pagamento (PSD – Payment Services Directive), il quadro normativo di riferimento per la creazione di un mercato unico dei pagamenti al dettaglio, fissato per il 1° novembre prossimo, all’interno delle singole legislazioni nazionali di tutti i 27 Paesi membri dell’Unione Europea più i 3 Stati dell’Area Economica Europea (Norvegia, Islanda e Liechtenstein).

Dal report di Capgemini emerge che, sebbene siano stati fatti importanti progressi per la realizzazione della SEPA, soprattutto a livello istituzionale e normativo, il processo di implementazione in termini operativi dei nuovi standard per i servizi di pagamento da parte di banche, aziende, pubbliche amministrazioni e consumatori procede a rilento.

"La comunità finanziaria europea non nutre riserve sull’attuazione della PSD e la SEPA –ha dichiarato Renzo Vanetti, Amministratore Delegato di SIA-SSB – l’area unica dei pagamenti si realizzerà, è un traguardo finale che certamente raggiungeremo, ma il punto è come e quando.

Affinché l’intero processo di migrazione possa completarsi è assolutamente necessario stabilire una scadenza precisa, valida in ogni paese coinvolto: una end-date unica, o anche diverse end-date per ogni tipologia di strumento di pagamento”.

Al momento, solo 10 dei suddetti paesi (Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Francia, Ungheria, Norvegia, Slovenia, Regno Unito) hanno già recepito la direttiva europea sui servizi di pagamento nei propri ordinamenti legislativi.

I soggetti coinvolti, il sistema bancario in primis, sono chiamati ad un adeguamento dei sistemi di pagamento, per rispondere alle nuove regole di trasparenza e tempi di esecuzione.

Particolarmente rilevanti le novità introdotte dalla PSD come, ad esempio, la nascita di nuovi soggetti di pagamento che dovranno essere autorizzati ad operare in collaborazione o competizione con il sistema bancario.

“Una vera rivoluzione sarà proprio l’ingresso sul mercato delle Payment Institutions – ha proseguito Vanetti – nuovi soggetti in grado di processare transazioni di pagamento, ma altrettanto importante sarà lo sviluppo di nuovi strumenti e servizi a valore aggiunto che definiranno uno scenario sempre più aperto alla competizione e all’innovazione”.

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La conferma della necessità di stabilire una end-date deriva dallo scarso utilizzo, ad esempio, dei bonifici SEPA: ad agosto 2009, un anno e mezzo dopo il lancio degli SCT (SEPA Credit Transfer), solo il 4,5% usavano il nuovo standard.

Alcuni Paesi sono stati più ricettivi di altri nell’adozione dei nuovi standard per i bonifici: secondo la Banca Centrale Europea, la Slovenia e il Lussemburgo sono tra i paesi dell’Eurozona in cui la migrazione risulta più estesa. In particolare il Lussemburgoha registrato nella seconda metà del 2008 una percentuale di SCT pari all’85% del totale dei bonifici.

Un passaggio attuato anche da alcuni paesi non-Euro come la Danimarca e la Lituania, in cui i SEPA Credit Transfer nel secondo semestre del 2008 hanno raggiunto rispettivamente il 56,3% ed il 41,9% del totale dei bonifici. La percentuale di SCT effettuati negli altri Paesi dell’area Euro risulta però molto bassa: ne sono un esempio il Belgio (2,7%), la Spagna (1,5%), la Francia e la Germania (meno dell’1%).

Per quanto riguarda i pagamenti di addebito diretto (SDD – Sepa Direct Debit), l’avvio dei nuovi standard è previsto per il 2 novembre prossimo.

Già da qualche mese SIA-SSB ha reso disponibile un nuovo servizio denominato “SmartSDD” destinato alle banche europee per la gestione degli incassi secondo gli standard SEPA. BNP Paribas è tra i principali istituti di credito europei ad aver adottato la soluzione SmartSDD.

Inoltre SIA-SSB svolge il ruolo di partner tecnologico di EBA Clearing per la gestione della piattaforma STEP2, la prima ed unica clearing house paneuropea (PE-ACH) per i pagamenti al dettaglio in euro, che a partire dal 2 novembre consentirà ad oltre 2.000 banche dirette e indirette, tra cui i primari gruppi bancari italiani, di scambiarsi anche addebiti diretti Core e B2B.

Il nuovo schema SDD costituisce lo strumento di base per disporre incassi in euro all’interno della SEPA. Nel giugno scorso, in aggiunta all’addebito diretto di base (SDD Core) pensato per i rapporti fra impresa e consumatore, è stato approvato anche l’addebito diretto per il mercato corporate (SDD B2B) che regolamenta specificamente i rapporti in cui entrambe le controparti sono imprese.

I pagamenti via carte di debito e credito sono stati definiti dal Sepa Cards Framework, con l’obiettivo di uniformare l’accettazione delle carte in tutti i Paesi europei, incentivando al tempo stesso la concorrenza.

Ci sono però alcune questioni aperte in merito all’attuabilità del nuovo schema paneuropeo, alla compliance e alle interchange fees.Quello delle carte rappresenta comunque un pezzo fondamentale per la realizzazione del mercato unico dei pagamenti.

Il punto di vista su Corporate e Pubbliche Amministrazioni

Il mondo delle aziende finora non si è ancora mosso in modo concreto per l’implementazione della SEPA a causa della ridotta quantità di informazioni utili a comprenderne i reali benefici e a motivarne quindi gli investimenti necessari, per esempio in IT.

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Ulteriore conferma in tal senso viene dal risultato del report in base al quale le Corporate assegnano all’implementazione della SEPA un punteggio di soli 3 punti su una scala delle priorità da 1 a 10.

In generale, le aziende ritengono che gli sforzi di implementazione potrebbero essere portati a termine in circa due anni, ma la parte IT è una questione rilevante.

“Le imprese, ma più in generale gli utilizzatori dei servizi di pagamento, non hanno l’obbligo di fruire dei prodotti SEPA: le banche devono proseguire negli sforzi per comprendere ed indirizzare le loro istanze, necessità e preoccupazioni e per assicurare il raggiungimento della massa critica.

La completa convergenza sui nuovi prodotti potrà realizzarsi solo quando tutti gli stakeholders, in particolare Pubblica Amministrazione ed Imprese, saranno pienamente coinvolti ed incentivati da soddisfacenti scelte di mercato”, ha sostenuto Veronica Pichi, Payments Leader di Capgemini Italia.

Anche il settore pubblico, che per la sua naturale capacità di generare volumi potrebbe svolgere un ruolo trainante nella migrazione verso gli strumenti di pagamento SEPA, sta adottando i nuovi standard con lentezza: in Belgio, Germania, Francia, Spagna e Slovenia, meno dell’1% dei bonifici della PA risultavano essere SCT.

“Eppure proprio la Pubblica Amministrazione potrebbe essere il principale motore della SEPA – aggiunge Vanetti – visto che da sola, a livello europeo, conta per il 20% di tutti i pagamenti in euro e per il 40% del PIL, oltre a rappresentare il 15% delle quote di mercato nell’area dei bonifici e degli incassi commerciali.”

L’Italia si distingue invece per uno spirito di iniziativa più marcato, avendo iniziato l’allineamento ai requisiti SEPA dei servizi di pagamento governativi ad aprile 2009. Secondo un sondaggio della commissione europea, solo 11 dei 16 paesi dell’eurozona hanno un piano di migrazione nazionale per il settore pubblico.

Sei di questi hanno coordinato il lavoro nella forma di un piano di migrazione comune e otto hanno organi centrali di traino alla migrazione SEPA delle Pubbliche Amministrazioni. La prima a completare la migrazionedovrebbe essere l’Olanda, entro la metà del 2010.

“Nonostante Pubblica Amministrazione, Imprese e Consumatori abbiano ampiamente riconosciuto i benefici di SEPA (voluta dalla politica per rendere più competitiva l’economia europea), l’Unione Europea ed i governi nazionali sembrano distratti e non investono sufficienti risorse per sostenere la creazione dell’Area Unica dei Pagamenti in euro” ha sostenuto Sergio Magnante, Financial Services Leader di Capgemini Italia.

“Non si può continuare a ritenere che in regime di autoregolamentazione, gli investimenti siano quasi esclusivamente a carico del sistema bancario, quando a beneficiare dell’armonizzazione del sistema dei pagamenti saranno prevalentemente Imprese e Pubblica Amministrazione.

I governi nazionali, in coerenza con i principi ispiratori di Lisbona, devono adoperarsi con determinazione per sostenere la migrazione alla SEPA e devono contribuire con misure concrete agli investimenti complessivi, a favore dell’auspicato e condiviso beneficio del sistema economico”, ha concluso Magnante.

Primi risultati Osservatorio di Ricerca 2009–2012 su SEPA e PSD

Nel corso dell’International Payments Summit sono state anche presentate le prime rilevazioni dell’Osservatorio di Ricerca 2009-2012, iniziativa realizzata da SIA-SSB in collaborazione con Capgemini e CeTIF – Università Cattolica.

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Nato con l’obiettivo di supportare le istituzioni finanziarie italiane nel processo di trasformazione del mercato dei pagamenti determinato a livello europeo dall’introduzione di SEPA e PSD, il progetto di ricerca è parte integrante di un percorso triennale di studi chiamato “The Roadmap for the new Europe”.
A quattro mesi dall’avvio dell’Osservatorio, emergono già rilevanti evidenze:
Alcune banche stanno modificando il proprio approccio di business nei confronti del sistemi dei pagamento, considerati sempre più area di profitto e di costo da valutare in maniera autonoma. Da qui la crescente tendenza a creare divisioni/direzioni dedicate al business dei pagamenti, dotate di autonomia decisionale ed economica.
 Gli istituti di credito stanno collaborando tra loro per comprendere a fondo le logiche e i modelli di valutazione dei pagamenti e definire così uno schema condiviso di analisi dei costi e di innovazione. Questa tendenza deriva prevalentemente dalla forte spinta alla standardizzazione del sistema dei pagamenti che non solo ridurrà i margini ma farà sopravvivere solo pochi player nello scenario europeo: dai lavori di ricerca, si rileva una sorprendente omogeneità di strumenti, mezzi e metodi nella valutazione del business dei pagamenti.
 Ancora bassa, da parte del mondo bancario, la percezione del rischio derivante dall’ingresso di nuovi soggetti (le cosiddette “Payment Institutions”) autorizzati a fornire servizi di pagamento: la concorrenza è fortemente sentita ma circoscritta all’interno del sistema bancario.
  L’attenzione maggiore è ancora rivolta ai prodotti e ai servizi di pagamento di carattere tradizionale. Le forme più innovative (micro pagamenti, e-payments e m-payments) sono infatti considerate come uno step successivo al rafforzamento del business tradizionale. Le banche più specializzate in questo ambito vedono nell’innovazione il principale fattore critico di successo.
Sulla creazione della SEPA, sull’impatto che la piena attuazione della PSD avrà sui mercati, la Pubblica Amministrazione, le istituzioni finanziarie e su come SEPA e PSD possono aiutare le imprese a superare gli effetti dell’attuale crisi economico-finanziaria si è soffermato anche Carlo Tresoldi, Presidente di SIA-SSB: “La fotografia attuale della SEPA mostra che, rispetto allo scorso anno, sono stati compiuti diversi passi in avanti.

Tuttavia, permangono ancora alcune aree di criticità, anche legate all’implementazione della PSD. In particolare, la continua impasse delle Pubblica Amministrazione (che non sta svolgendo il ruolo chiave di acceleratore per la creazione dell’Area Unica dei pagamenti in euro), il ritardo dei legislatori nazionali nel recepimento della direttiva sui servizi di pagamento e la discrezionalità di adozione che la direttiva stessa consente ai Paesi membri, rischiano di rappresentare un ostacolo al processo europeo di armonizzazione dei sistemi di pagamento e vanificare di fatto il fine ultimo della direttiva.

Se, come molti concordano,i pagamenti sono diventati una commodity, diventa allora essenziale che nel recepimento della direttiva europea il legislatore sia in grado di garantire al consumatore finale trasparenza e affidabilità nell’utilizzo dei nuovi strumenti di pagamento elettronici, fornendo altresì chiarimenti adeguati sul ruolo delle neonate Payments Institutions”.