Il PD impone la partita IVA italiana a Google

L’onorevole Ernesto Carbone ha proposto due emendamenti per far sì che Google e altre multinazionali estere paghino le dovute tasse in Italia

Quando a Google è stato fatto notare che in Europa paga pochissime tasse Big G ha risposto: “è la legge, se non va bene cambiatela”. Ebbene, sembra che l’onorevole Ernesto Carbone del PD l’abbia presa in parola. Il politico italiano ha preparato due emendamenti per far sì che Google e le altre multinazionali estere paghino le dovute tasse in Italia. Infatti, secondo l’erario Mountain View deve allo Stato ben 800 milioni di euro. Le stesse accuse sono state mosse ad Apple negli Stati Uniti.

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Google e la partita IVA

Il primo emendamento proposto da Carbone prevede che “chiunque venda campagne pubblicitarie on-line erogate sul territorio italiano, debba avere una partita Iva italiana, ivi incluse le operazioni effettuate mediante i centri media e gli operatori terzi”. Un provvedimento che sembra ideato apposta per Google, che in questo modo non potrebbe usufruire di una tassazione irrisoria come quella imposta in Irlanda o in altri “paradisi fiscali dei provider”.

Il secondo emendamento invece è di più ampio respiro. Carbone infatti chiede che il Governo introduca “sistemi di tassazione delle imprese multinazionali basati su adeguati sistemi di stima delle quote di attività imputabili alla competenza fiscale nazionale”.

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