Stampanti 3D: come cambiano filiere produttive e modelli di business

L’intervento di Cristiano Radaelli, presidente ANITEC e Vicepresidente Confindustria Digitale, alla prima edizione della Makers Faire Rome

“La tecnologia 3D richiede un cambiamento profondo della filiera produttiva, modificando i ruoli dei suoi attori e proponendo un nuovo modello di business. Questo cambiamento porterà opportunità e sfide all’industria italiana, permettendo produzioni flessibili e localizzate vicino agli utilizzatori”. È quanto dichiara Cristiano Radaelli, Presidente ANITEC e Vicepresidente Confindustria Digitale, in occasione della partecipazione oggi alla prima edizione di Makers Faire Rome, al Palazzo dei Congressi di Roma.

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Boston Consulting Group stima che in aree come il trasporto, i computer, le produzioni metalliche e la meccanica, tra il 10% e il 30% delle attuali importazioni americane dalla Cina posso rientrare ed essere prodotto negli Stati Uniti entro il 2020, incrementando l’output americano di oltre 20 miliardi di US$. “La fabbricazione 3D e in generale le nuove tecniche produttive costituiscono la base di quella che viene chiamata la terza rivoluzione industriale – aggiunge Radaelli – che cambierà completamente la catena produttiva. La fabbricazione sta evolvendo verso un processo nel quale molti prodotti potranno essere costruiti vicino all’utilizzatore finale, tramite produzione a crescita additiva, utilizzando stampanti 3D. Questo permetterà un grande incremento di flessibilità rispetto alle esigenze del cliente e di velocità di consegna, con grandi riduzioni di inventario. Non dovrà più essere trasportato il manufatto, ma invece scaricato un file dalla rete e realizzato il prodotto vicino al cliente. Il cambiamento risulterà certamente gradito ai consumatori che avranno prodotti personalizzati con migliori consegne. La strategia industriale deve cambiare. La difesa di sistemi produttivi obsoleti e dei relativi posti di lavoro, potrebbe assorbire ingenti energie senza portare a nessun risultato. È necessario avere il coraggio di investire sui sistemi produttivi del futuro che ora stanno crescendo, per creare competenza e posti di lavoro e permettere al nostro Paese di rappresentare anche in futuro uno dei pilastri mondiali in questo settore”.

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La catena produttiva sta cambiando, l’offerta è sempre più un’offerta integrata di prodotto e servizio, le modalità di fruizione dei prodotti da parte dei consumatori sono in rapida e profonda evoluzione.

“Cosa si richiede in futuro al Governo italiano – conclude Radaelli – in questa situazione? Il Governo dovrà definire e mantenere regole chiare e trasparenti per chi investe nel nostro Paese, in un regime fiscale competitivo con le altre grandi nazioni europee e migliorare l’attività formativa di scuole e università, sviluppando proposte formative per creare le competenze richieste dalle nuove filiere produttive e di servizio. Investimenti su nuove line Maginot rese obsolete dalle tecnologie attuali sarebbero un’enorme spreco, creiamo invece le condizioni per essere vincenti in futuro”.