PLM: cosa farò da grande?

Le aziende intendono reagire con forza alla difficile situazione economica nazionale e internazionale, migliorando la loro competitività. In particolare, le organizzazioni indicano nella combinazione di leadership di prodotto e di prezzo la strategia fondamentale per superare le difficoltà attuali

 

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

PLM: cosa farò da grande?L’innovazione di prodotto è intesa in modo nuovo rispetto al passato. Secondo IDC (2011 – IDC Manufacturing Insights), con una migliore gestione del ciclo di vita, le imprese del settore manufacturing si aspettano di ottenere una serie di vantaggi che includono un deciso aumento della qualità del prodotto, la riduzione dei costi di prototipazione e di “industrializzazione”, risparmi generati dal riutilizzo di componenti esistenti e una riduzione dei costi derivanti dal rispetto delle normative. In altre parole, le aziende ritengono che una migliore gestione del ciclo di vita del prodotto permetta di affiancare la leadership di prezzo alla leadership di prodotto. Ma quali sono i principali vantaggi di una gestione efficace del ciclo di vita del prodotto? Per anni, intorno all’acronimo “PLM” c’è stata molta confusione. Le definizioni utilizzate dai diversi player del settore sono state spesso contrastanti, gli acronimi usati molteplici (dal CAD/CAM/CAE al PDM), i casi di successo pubblicati e le best-practices implementate dalle aziende, spesso riferite a singoli elementi del processo del ciclo di vita e marginali rispetto a una definizione ampia del PLM.

In questo speciale, Data Manager ha inteso approfondire questi aspetti con focus sul mondo fashion and apparel. Ecco, che cosa abbiamo trovato.

 

 

Product Innovation

L’evento “Product Innovation Apparel 2013” (www.piapparel.co.uk) organizzato a Londra nelle giornate del 16 e 17 luglio scorso da MarketKey ci fornisce un autorevole spunto per verificare lo stato dell’arte e il posizionamento richiesto al PLM da parte del mondo fashion and apparel industry. Scopo della convention e della serie di seminari collegati era dichiaratamente quello di far incontrare i settori fashion e apparel per discutere sfide e opportunità offerte dalle più moderne tecnologie al servizio del successful product development. Nella due giorni, si sono analizzati nuovi metodi e tool disponibili per armonizzare design, sviluppo e supply chain globale mediante la presentazione di una serie di case study e product showcase.

Jos Voskuil, ricercatore esperto di PLM, consulente di business e blogger di virtualdutchman.com, ha seguito lo svolgimento dei lavori e ha condiviso con noi i suoi commenti specialistici.

Le considerazioni di alcuni esperti muovono dall’osservazione che il PLM per il Fashion & Apparel è già una realtà matura e con modelli consolidati da più di dieci anni. Altri – di contro – ritengono che questi mercati siano ancora immaturi, prova ne siano le oltre 400 soluzioni PLM per Fashion & Apparel. Jos Voskuil racconta che «il focus della manifestazione è stato sul business. I consulenti PLM avvezzi alle implementazioni PLM di tipo tradizionale dovrebbero seguire conferenze come questa per imparare che the business side from PLM e in particolare comprendere i fabbisogni delle aziende mid-market. Qui non si è praticamente parlato di funzioni e feature, bensì del valore che il PLM porta al business, lasciando da parte tutte le problematiche IT legate all’implementazione».

 

Ispirazione e 3D

Due su tutte, le parole chiave al centro del PI Apparel 2013. La prima è “ispirazione”, la seconda “3D”. L’intervento di Daan Roosegaarde, social designer e fondatore dello studio che porta il suo nome, ha fornito lo scenario di evoluzione per il settore. La tecnologia fornirà nuove interfacce e diventerà una vera e propria “seconda pelle” per interagire con l’ambiente circostante. Ulteriore fonte di ispirazione per il futuro è arrivata dalla panel discussion incentrata sulla stampa 3D. La frase “Make sure your dress is loaded when going to a party” parla di un entusiasmo – quello di Nicholas O’Donnell Hoare – in linea con l’energia di Daan Roosegaarde e del suo team. Ma dal lato del cliente, che cosa pensano gli addetti ai progetti PLM fashion & apparel? Secondo Kathleen Fasanella, autrice di “The Entrepreneur’s Guide to Sewn Product Manufacturing” (www.fashion-incubator.com), e una trentennale esperienza nella produzione non è importante il «cutting-edge». Ciò che è davvero «required» è che chi sviluppa soluzioni PLM per il fashion lavori davvero a fianco dell’utente facendo attenzione alle sue particolari esigenze. Si deve andare dai «pattern makers» e dai «CMT operations manager» per trovare, evidenziare e superare i reali deficit nel passaggio delle informazioni. «Nell’insieme – spiega Fasanella – il problema più grande è quello di portare i clienti a capire di quali informazioni hanno bisogno e di quali possono fare a meno e come tenerne completa tracciabilità. Se non capiamo “perché”, “cosa” e “come” gestire e controllare manualmente il flusso di dati, i sistemi informatici – nella fattispecie, le soluzioni PLM – non contribuiranno a generare il ROI ottimale. Nella mia personale esperienza, le competenze e la formazione sono le questioni prioritarie da cui partire».

Leggi anche:  Le 5 regole della resilienza per trasformare la tua azienda

 

I nodi da sciogliere

Di up-grade e implementazioni, con particolare riferimento alle migrazioni cloud, si è di recente occupato Oleg Shilovitsky con una analisi inititolata “Cloud PLM and future of upgrades” sul Daily PLM Think Tank Blog. Ma se volessimo citare aspetti oggi innovativi e diversi dal cloud PLM? Innanzitutto, bisognerebbe concentrarsi su una migliore comprensione di cosa sia davvero il PLM, al fine di superare finalmente i tanti anni di dibattiti in cui ci si chiedeva se si parlava di dati o di processi. Adesso, serve cambiare marcia ed evolvere verso quel “next mature level of understanding” che spieghi sul serio alle aziende che cosa può fare il PLM “da grande”.

A prescindere dal tipo di implementation strategy, i progetti PLM devono essere “sprint” e non richiedere tempi lunghi di realizzazione e devono avere il supporto dei C-level. I tre aspetti tattici emergenti sono: la semplificazione, per fare in modo che anche i progetti PLM possano dimostrare il proprio valore in modo sempre fruibile (è il caso dell’augmented reality); il rinnovamento, per svecchiare i prodotti come leva per l’aumento di produttività; l’introduzione di tool e metodologie di business communication avanzate web e social per migliorare i processi di product development.

 

Il legame fra PLM, ERP E BI

Ma qual è la migliore definizione di PLM? Per Paola Pomi, direttore generale di Sinfo One (www.sinfo-one.it), «PLM significa dare la capacità, a tutte le aziende clienti, di gestire in tutti i loro aspetti i prodotti, dalla concezione della prima idea al ritiro dal mercato. Il ROI è inferiore ai diciotto mesi, e in alcuni casi inferiore all’anno. Il PLM, infatti, aiuta i clienti a diminuire i costi e i tempi dei progetti di innovazione, a razionalizzare fornitori e materie prime, riducendo così i rischi di fallimento dei lanci dei prodotti. Le soluzioni che offriamo ai clienti sono basate su Oracle Agile e sui nostri acceleratori, frutto della conoscenza dei mercati, e questo permette ai clienti di avere una soluzione specifica per le esigenze del settore di riferimento. Non esiste una soluzione unica per tutti i mercati, ad esempio innovare nel Food & Beverage vuol dire gestire ingredienti, formule, allergeni… e senza una soluzione già pronta per tali esigenze sarebbe impossibile riuscire ad avere un risultato efficace ed efficiente per il cliente. Il legame fra PLM, BI, ERP è critico, ma avere l’integrazione dei sistemi non basta, serve anche la competenza dell’implementatore che permetta di sfruttare al meglio queste soluzioni. È per noi un vantaggio competitivo non solo avere soluzioni che nascono integrate, grazie ad Oracle, ma anche avere competenze specifiche che vanno oltre il PLM, in particolare Sinfo One copre i temi ERP, BI, EPM, content management, DB e questo ci permette di offrire ai clienti una soluzione che ottimizza anche le altre soluzioni IT core per l’azienda».  

 

Strategia d’informazione

Per Gian Luca Sacco, marketing director South Europe di Siemens Industry Software (www.siemens.it/plm), il PLM può essere definito come una strategia d’informazione. «La gestione del ciclo di vita del prodotto – spiega Sacco – consente di creare una struttura dati coerente, consolidando diversi sistemi. Il PLM può anche essere definito come una strategia aziendale, in quanto consente alle organizzazioni di lavorare come un singolo team e di progettare, realizzare, supportare e smaltire prodotti, acquisendo le best practice e le metodologie risultate più efficienti lungo il percorso. Noi di Siemens PLM Software riteniamo che il PLM sia contemporaneamente una strategia d’informazione, una strategia aziendale e di trasformazione del business. Lo consideriamo come un approccio completo all’innovazione, basato sull’accessibilità a un unico serbatoio di informazioni e processi relativi ai prodotti, esteso all’intera azienda e al suo ecosistema di clienti, partner e fornitori». Non solo. «Il PLM agevola i processi decisionali più efficaci, unificati e informati, in ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Le soluzioni PLM istituiscono una piattaforma comune per ottimizzare i rapporti lungo il ciclo di vita e tra le organizzazioni; per massimizzare il valore del ciclo di vita del portafoglio prodotti aziendale; e per creare un singolo sistema in grado di supportare diverse esigenze di gestione dati».

Leggi anche:  Wittur innova il procurement con Jaggaer

Le funzionalità di gestione dei contenuti e dei documenti di Teamcenter (la soluzione PLM di Siemens) integrano il processo di authoring nello stesso ambiente PLM che gestisce lo sviluppo complessivo dei prodotti. «Che si debbano creare semplici, ma importanti documenti aziendali o generare complessi manuali di assistenza, insiemi geometrici, o cicli di lavorazione, gli autori possono restare sincronizzati con il contenuto e le modifiche dei prodotti, in modo da basare le proprie attività su informazioni sempre accurate e aggiornate, prendendo così le decisioni migliori. Con Teamcenter – fa notare Sacco – è possibile integrare nel serbatoio di conoscenze dell’azienda applicazioni esterne in maniera trasparente, consentendo agli utenti di continuare a utilizzare il loro software preferito, come ad esempio Microsoft Office o SAP».

Le soluzioni PLM di Siemens sfruttano tutte la medesima architettura, aperta e integrabile facilmente con applicazioni esterne anche di altri vendor. «Teamcenter è una delle soluzioni più aperte tra quelle attualmente disponibili sul mercato – dice Sacco – grazie all’architettura SOA che ne costituisce una delle fondamenta, ai meccanismi di interoperabilità con l’esterno di PLM/XML, al formato di visualizzazione dei dati tridimensionali JT che oggi è diventato addirittura uno standard ISO, al supporto di tutti i sistemi operativi più diffusi (Linux incluso) e di qualsiasi browser, di qualsiasi piattaforma hardware (tablet e smartphone inclusi) e una vasta gamma di RDBMS utilizzabili».

Ma quali sono i trend tecnologici che coinvolgono il PLM più direttamente? Per Gian Luca Sacco di Siemens Industry Software, cloud, mobile e design-to-cost sono i trend che riscuotono maggiore attenzione sul mercato. I primi due sono visti più come curiosità, progetti pilota da esplorare da parte delle aziende che non hanno ancora completamente compreso il reale valore di business di questo tipo di soluzioni al di là di un generico risparmio nei costi di infrastruttura. «Il design-to-cost – afferma Sacco – è invece una strategia sempre più importante, specialmente in un mercato in fase recessiva, che permette alle aziende di razionalizzare i costi di fornitura e di pianificare il più correttamente possibile i costi di realizzazione di un nuovo prodotto. Oggi, esistono soluzioni in grado di eliminare le stime e le decisioni basate su sensazioni, consuetudini e approssimazioni, trasformando “l’arte della preventivazione” in una scienza esatta».

Per quanto riguarda lo specifico settore della industria del fashion, le soluzioni PLM possono aiutare le imprese della moda a far fronte alla crescente complessità legata allo sviluppo di nuovi prodotti per mercati globali sempre più competitivi. In questo mercato – spiega Sacco – l’aspetto vitale è la velocità. «Il PLM può dare un grosso contributo se viene focalizzato, almeno inizialmente, alla soluzione dei problemi di comunicazione». Per un investimento ben ponderato, le aziende dovrebbero «scegliere una tecnologia che possa gestire tutte le informazioni», iniziare con un «ridotto insieme d’informazioni nell’archivio centrale» e insistere «sull’architettura web», legando l’investimento «a parametri misurabili». Al contrario – avverte Sacco – le aziende dovrebbero guardare con sospetto i «pesanti ripensamenti dei processi», gli investimenti «legati alla speranza che i benefici emergano in un secondo tempo» e gli investimenti «basati su considerazioni di risparmio».

Leggi anche:  NetApp estende la propria partnership con Microsoft

 

Controllo e visibilità

Per Fabio Canali, CEO di Lectra Italia (www.lectra.com) il PLM rappresenta la soluzione per gestire le informazioni relative allo sviluppo delle collezioni. «Il nostro PLM – dice Canali – consente alle aziende del fashion di avere controllo e visibilità sull’intero processo di vita del prodotto, dalla creazione alla pre-produzione». Lectra Fashion PLM beneficia di 40 anni di esperienza nel risolvere i problemi degli operatori della moda; le best practices sono integrate nella soluzione per migliorare la comunicazione e la visibilità all’interno di un’organizzazione e all’esterno verso i fornitori. La collaborazione e la condivisione consentono alle persone di rispettare i tempi, limitare gli errori di produzione e investire saggiamente le risorse per raggiungere gli obiettivi di business. «Quando tutte le informazioni di una collezione sono sulla stessa piattaforma – afferma Canali – come con Lectra Fashion PLM, il team lavora in tempo reale sulla stessa versione aggiornata dei progetti, riducendo così l’errore umano, semplificando lo sviluppo delle collezioni stesse e consentendo alle persone di concentrarsi sulla fase creativa invece che su attività a scarso valore aggiunto. Strumenti specifici come le librerie modelli e colori che si adattano perfettamente alle esigenze degli utenti contribuiscono al miglioramento dei processi. Inoltre, la condivisione di formati standard delle informazioni e dei calendari incrementa la visibilità migliorando il processo decisionale e la gestione delle risorse». Oltre a fornire una piattaforma dedicata al fashion per archiviare tutti i dati delle collezioni, il PLM contribuisce alla gestione dei processi. «Gestire tutti gli aspetti di creazione di una collezione permette – spiega Canali – di accorciare i tempi del processo decisionale e di migliorare la valutazione del rischio, facendo eventuali cambiamenti prima che abbiano delle conseguenze finanziarie. Le aziende desiderano questo controllo più di ogni altra cosa, dato che cercano sempre nuovi modi per soddisfare le sfide del fashion».

 

PTC sincronizza il prodotto con il business

«Il PLM è la soluzione che permette di gestire le informazioni e sincronizzare tutte le attività legate a un prodotto nel corso della sua vita» – dice Fabrizio Ferro, director of Technical Sales & Business Development di PTC Italia (www.ptc.com). «Al ROI ottenibile da un sistema PLM contribuiscono moltissime componenti che non derivano solamente dal miglioramento dell’efficienza operativa e dalle fasi creativa e progettuale. La trasformazione dei processi legati a queste fasi e alle successive collegate alla manutenzione e al service è in grado di incrementare in modo esponenziale i vantaggi ottenibili».

Per quanto concerne i trend tecnologici che coinvolgono il PLM più direttamente, cloud e mobile sono sicuramente le tecnologie più mature e – a oggi – già presenti all’interno delle soluzioni di PTC. «Il social – fa notare Fabrizio Ferro – è un trend che pur essendo presente in alcuni ambiti delle soluzioni PLM, potrà avere ulteriori sviluppi anche in relazione ai due citati in precedenza. Anche i big data sono sicuramente una grossa opportunità da valutare, specialmente per le potenzialità legate alla raccolta e all’analisi di una grande mole di dati non strutturati e non apparentemente correlati, eventualmente acquisiti attraverso dispositivi mobile».

Non solo. «La nostra soluzione di PLM dedicata al retail footwear and apparel – continua Fabrizio Ferro – è studiata per aiutare le aziende a indirizzare le problematiche derivanti dalla necessità di soddisfare le esigenze di  innovazione, creatività, capacità di catturare i trend in modo tempestivo, velocità di esecuzione e alta qualità. Tutti questi fattori sono determinanti per fronteggiare la crescente complessità legata allo sviluppo di nuovi prodotti per mercati globali sempre più competitivi. Per i tre ambiti specifici (retail, footwear e apparel) su cui PTC si focalizza, le aziende possono contare sulle soluzioni che incorporano best practices specifiche e che consentono un’implementazione rapida e contestualizzata».