Google Plus: si ai nomi inventati

Stop alla necessità di registrazione con il nome reale. Difesa della privacy o passo indietro nelle policy?

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Sono passati quasi quattro anni dal lancio del social network Google Plus. Nonostante in molti dicano di non trovarci nulla di cosi interessante, sono più di 1 miliardo gli utenti registrati al mondo, quasi 4 milioni gli attivi in Italia. Il motivo è molto semplice: una volta registrato ad un prodotto di Google, fosse anche solo Gmail, si può avere accesso automatico a Google Plus, senza effettuare altre iscrizioni. Si tratta della doppia moneta nelle mani di Big G che, da un lato, permette di usufruire dei suoi servizi con un solo nome utente e password, dall’altro, si assicura di poter gestire diversi tipi di dati per ognuno dei suoi clienti. Sarà per questo, e per il crescere del dibattito sulla privacy, che l’azienda di Mountain View ha bloccato la necessità di iscrizione al social con il proprio nome e cognome reali.

Il post di Google

“Quando abbiamo lanciato Google Plus – si legge su un post pubblicato dal profilo ufficiale – avevamo inserito molte restrizioni sul nome che poteva essere usato all’interno del profilo. Questo ha aiutato la community a popolarsi di persone vere, ma ha anche escluso delle altre che volevano partecipare alla rete preservando la loro identità…Abbiamo già aperto le nostre policy permettendo a chi possedeva una Pagina di usare qualsiasi nome, oppure agli utenti di YouTube di conservare il loro acronimo anche all’interno del social network. Da oggi facciamo un passo ulteriore: non ci sono più limiti su quale nome volete usare su Google Plus”. Con tale mossa l’azienda spera di poter attirare un pubblico più ampio verso il suo network, soprattutto coloro che non hanno visto di buon occhio l’utilizzo da parte delle agenzie di sicurezza dei dati personali degli utenti della rete, tra cui proprio i clienti di Google. Basterà ad aumentare la considerazione verso l’anti-Facebook?

Leggi anche:  Digital Customer Experience: le tendenze del 2024 secondo Medallia e Adobe