Microsoft, anche il cloud è open

La decisa ventata di apertura di Redmond non riguarda solo l’area consumer, come spiega Andrea Cardillo, da settembre nuovo direttore della Divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia

Prosegue il momento di grande apertura di Microsoft. E gli esempi si moltiplicano. Se la scorsa settimana ha fatto rumore il rilascio di Office gratis per gli iPhone, adesso è il turno delle soluzioni per il mondo business. Che passano per una decisa virata verso la filosofia open anche per l’offerta cloud di Redmond, imperniata su Azure e nel cloud operating system, che oggi si identifica in Windows Server 2012 R2, e che si sta aprendo a un ventaglio di partnership fino a poco tempo fa impensabili, per una società che aveva fatto delle soluzioni più o meno proprietarie la propria cifra caratteristica.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Il nuovo corso del colosso è stato oggetto di un incontro a Milano con Andrea Cardillo, che da settembre è il nuovo direttore della Divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia, dopo essere stato a capo del gruppo Microsoft Consulting Services, dedicato ai progetti per i grandi clienti. Nel nuovo incarico, Cardillo ha precisato di occuparsi di “tutto ciò che non è consumer, ma è enterprise, come Windows Server, SQL server, la piattaforma cloud Azure, e tutti i prodotti a supporto dei data center e dell’integrazione”: si tratta di un ambito che, in ossequio al mantra “cloud first, mobile first” lanciato dal nuovo boss Satya Nadella, ha verosimilmente assorbito una buona fetta dei 9,5 miliardi di dollari investiti complessivamente in ricerca e sviluppo da Microsoft nel 2014.

Il Cloud Operating System

“Oggi il cuore del nostro cloud operating system è soprattutto Windows Server 2012 R2, che permea le aziende con un sistema operativo server che oltre a virtualizzare permette di fruire di servizi in tutte le modalità: on premise, presso un data center remoto e infine presso il data center pubblico di Microsoft. Per cui, dotandosi di questo sistema operativo, si concentra nelle mani del CIO la possibilità di scegliere dove installare i sistemi in funzione delle necessità di business”, sottolinea Cardillo.

Leggi anche:  VMware introduce importanti novità che favoriscono il percorso multi-cloud dei clienti

Una tappa fondamentale nel passaggio verso il cloud è data dal fatto che il 14 luglio 2015 terminerà il supporto di Windows Server 2003 e Windows Server 2003 R2. In vista di questa deadline, le aziende possono cogliere l’opportunità di innovare puntando su molteplici alternative per beneficiare dei vantaggi del cloud, per esempio con Windows Server 2012 R2, Azure, Office 365 e i partner di Microsoft in ambito hosting. Di certo, le opportunità non mancano, anche perché “Windows Server 2003 ha tuttora 23-24 milioni di istanze in tutto il mondo, molte delle quali sono in Italia, anche nella Pubblica Amministrazione”, spiega Cardillo, lasciando intravedere un percorso graduale ma soprattutto capace di portare una ventata di nuovi skill nelle aziende e nelle organizzazioni.

La “supportabilità” del cloud

Secondo Microsoft, è il momento per ripensare l’IT in modo più funzionale alle esigenze di business attuali, puntando su soluzioni più innovative per sollevare l’IT dalle operation e privilegiare i progetti a valore aggiunto. Puntare per esempio sui servizi cloud consente sia alle PMI sia alle grandi aziende, pubbliche e private, di accedere a servizi a consumo fruibili direttamente dal cloud pubblico, mantenendo un elevato livello di sicurezza delle informazioni e avviando un processo di evoluzione delle competenze del personale IT in una logica di servizio. Magari superando quel pizzico di ansia da “steccato” che si avvia a diventare un ricordo del passato, visto che oggi Microsoft Azure (che nel frattempo ha perso il “Windows” dal nome) è in grado di supportare una grande varietà di soluzioni, applicazioni, framework e linguaggi di programmazione, anche grazie a una serie di accordi di rilievo: si parla di soluzioni Oracle (Java, Database e WebLogic) e Sap (Business Suite, Netweaver e HANA), ma anche di piattaforme Linux (tra cui Suse, Ubuntu, CoreOS, CentOS, Debian), come anche di application server e data base di riferimento open source (Apache, Tomcat, MySQL, Hadoop, CouchDB), sistemi CMS open (come WordPress o Drupal, tra gli altri), e infine anche un accordo con IBM per supportarne i middleware più gettonati come Websphere o DB2. Realizzando appieno la “supportabilità”, così la definisce Cardillo, dell’intera filiera dell’open source sul cloud Microsoft.

Leggi anche:  Digitale: le PA centrali migrano sul Polo Strategico Nazionale