Come si può osservare in tempo reale l’espandersi di un’epidemia? In che modo si può prevenire il crimine e migliorare la sicurezza delle città? I big data sono la risposta a tutte queste domande
L’unità di misura dell’informazione, nel caso dei big data, è lo zetta-byte ovvero di una mole di byte dell’ordine di 10 alla 21esima. Nella realtà, poche aziende al mondo hanno questo genere di volumi soprattutto in Italia. L’etichetta “Big data” pertanto viene associata a operazioni più tradizionali (ma altrettanto efficaci) quali business intelligence e data mining. I volumi – però – continuano a crescere e rappresentano una grande occasione per comprendere meglio la realtà in tutti i suoi aspetti.
«Possiamo prevedere la diffusione dell’influenza vedendo cosa la gente chiede o acquista su Internet. Possiamo prevedere quando una parte del motore si romperà prima che accada realmente. E possiamo capire quando una donna è incinta, registrando i cambiamenti della sua user experience. I big data cambieranno la nostra vita e la cambieranno in tutti i settori, nessuno escluso. Ma questo significa accettare anche il lato oscuro dei big data, che le rivelazioni di Snowden hanno fatto solo intravedere». Parola di Viktor Mayer Schönberger, professore di Internet Governance and Regulation all’Internet Institute dell’Università di Oxford e ospite del Future Forum di Napoli e autore del best seller “Big Data” .
Videointervista a Viktor Mayer Schönberger al Future Forum di Napoli