Garante Ue critica Google sulla privacy

Garante Ue critica Google sulla privacy

Il nuovo Garante europeo della protezione dei dati, Giovanni Buttarelli, ha parlato di privacy, diritto d’oblio e della proposta di scorporo di Google

Google non è l’azienda migliore a cui affidare i propri dati personali. Questo è il parere del nuovo Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), Giovanni Buttarelli. “Credo che i nostri dati saranno sempre di più nelle nuvole, ma i nostri diritti devono stare con i piedi per terra. Non devono essere virtuali. C’è ancora poca trasparenza sull’uso delle informazioni personali”, ha detto il Garante della privacy Ue in una intervista al Corriere della Sera.

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Buttarelli ha sottolineato come i colossi del web statunitensi debbano adeguarsi alle normative europee sulla privacy in quanto sarà Bruxelles il loro primo interlocutore. “L’Europa ha l’obbligo, in base al nuovo trattato di Lisbona, di legiferare. Non è una facoltà o una scelta. E credo – continua il Garante della privacy – che Google come tutti gli altri grandi player abbia tutto l’interesse ad avere regole armonizzate. Oggi dialoga con 28 Paesi, domani avrà un solo interlocutore europeo”.

Le opinioni del Garante Ue su diritto d’oblio e scorporo di Google

In merito alla risoluzione non vincolante votata dal Parlamento Ue per la divisione delle ricerche di Google dalle altre attività commerciali, Buttarelli ha messo le mani avanti affermando che la questione non è di sua competenza ma allo stesso tempo ha confermato di aver chiesto “alle autorità che si occupano di Antitrust di incorporare i principi di privacy nelle loro attività”.

Infine, il nuovo Garante della privacy Ue ha detto la sua per quanto riguarda il cosiddetto diritto di oblio, ovvero la possibilità per gli utenti di veder cancellate dai motori di ricerca le informazioni da loro ritenute lesive della privacy. La Commissione Ue ha approvato una normativa che impone a Google di offrire questo servizio ma le regole valgono solo sul suolo continentale. In sostanza, le stesse informazioni contestate possono tranquillamente comparire su Google.com. Recentemente anche Bing e Yahoo! si sono adeguati a questa normativa.

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“Pochi giorni fa,  – ha dichiarato Buttarelli – 28 autorità nazionali e la nostra autorità europea hanno approvato un documento che dice chiaramente: questo “spezzatino” non ha cittadinanza nella normativa attuale. Non possiamo operare una distinzione in base al posto in cui una società mette i server o crea il suo quartier generale. Prodotto globale, tutela globale”.