IoT per l’industria. Cose pe(n)santi

Con il suo software, Alleantia è in grado di virtualizzare gli impianti delle fabbriche e delle centrali energetiche. Accelerando lo sviluppo di applicazioni che si traducono in efficienza, produttività e risparmio

conati barbari
Antonio Conati Barbaro CEO di Alleantia

Le proiezioni sull’economia della Internet delle cose sono quanto mai ottimistiche, ma finora a essere poco coinvolte, sono proprio loro, le cose. Il problema notoriamente non riguarda tanto i dispositivi dell’informatica, dell’elettronica di consumo o i sensori di ultima generazione, che di Internet sono autentici “nativi”. Le cose la cui intelligenza e capacità di creazione di dati dovremo sfruttare in futuro – per convertire questi dati in nuovi servizi e notevoli ritorni in termini di efficientamento e risparmio – si trovano per esempio nel mondo della produzione industriale, della generazione di energia o del trasporto. Ambiti dove la digitalizzazione, quando c’è, si serve di algoritmi, protocolli di comunicazione e interfacce molto specializzati, che richiederebbero un paziente lavoro a monte di standardizzazione e adattamento alle esigenze del mondo TCP/IP.

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L’esperienza dei visionari di Alleantia affonda le radici proprio nella tradizione dell’automazione industriale, racconta a Data Manager il co-fondatore, Antonio Conati Barbaro. A novembre, Alleantia ha presentato la sua piattaforma, XPANGO, e i suoi prodotti per l’interconnessione alla IoT di qualsiasi apparato, a Dublino, in occasione del WebSummit, uno degli eventi tecnologici più quotati. Non è la sola realtà italiana con ambizioni globali nel settore, ma è sorprendentemente avanti sul piano della disponibilità e dell’efficacia delle soluzioni, già implementate in più di 130 installazioni in una trentina di aziende, tra cui alcune multinazionali. Alleantia ha suscitato interesse anche tra i produttori di macchinari che possono sfruttare le tecnologie made in Italy per creare le proprie IoT.

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«L’Internet of things sta “tirando” molto» – riconosce Conati Barbaro. «Alleantia lavora in un ambito molto industriale, con soluzioni finalizzate all’ottimizzazione, la manutenzione, l’efficienza energetica, il controllo di macchinari, guardando sia a chi produce gli impianti sia a chi li utilizza». Nell’ambiente di fabbrica, prosegue il Ceo di Alleantia, i dati sono incredibilmente utili, ma è difficile raccoglierli e aggregarli. «Invece, più informazioni possiedi

sull’elettricità consumata dalla singola macchina e sul suo funzionamento, più dettagliata diventa la tua contabilità industriale. Puoi gestire meglio la manutenzione, conoscere i costi per ogni pezzo prodotto. L’Internet delle cose permette di fare misurazioni o inventarsi nuovi servizi, proprio come sta accadendo per i dati raccolti dagli utenti dei telefonini».

Un vero e proprio middleware

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Stefano Linari CTO di Alleantia

La startup di Pontedera nasce a metà 2011 dalle invenzioni del suo CTO, Stefano Linari, che sull’automazione industriale ha costruito una carriera percorsa di tappe prestigiose, inclusa la partecipazione a uno degli esperimenti del Cern di Ginevra – il Compact Muon Solenoid (CSM) – che hanno portato alla scoperta del Bosone di Higgs (Linari si è occupato di controllo dei sistemi di raffreddamento). «Quando occorre implementare un sistema di controllo, bisogna ogni volta imparare daccapo a programmare la macchina da controllare. Noi sviluppiamo un metalinguaggio, rendiamo le cose uniformi dal punto di vista del software e costruiamo le interfacce che parlano direttamente con loro». Un approccio di virtualizzazione dell’hardware (in questo caso hardware industriale) da cui emerge un vero e proprio middleware che rende gli oggetti più facilmente accessibili alle reti e ai programmatori. Se la vocazione di Linari riguardava gli impianti di fabbriche e centrali, Conati Barbaro proviene dalle telecomunicazioni. «Mi sono sempre occupato di piattaforme, di architetture e l’investimento dei soci di Alleantia si basa sull’esperienza accumulata su applicazioni concrete, di business».

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L’obiettivo di Alleantia è porsi non solo come fornitore di librerie software e gateway che favoriscono il dialogo con gli oggetti industriali, ma anche come fornitore as a service di un cloud computing esteso a entità molto differenti dai soliti computer e smartphone. La sua piattaforma, Cloud-Gate, offre un unico punto di integrazione, gestione e distribuzione dei dati per l’impresa e le sue applicazioni. Sfruttando una “fog architecture” basata sull’intelligenza distribuita dei suoi gateway, l’utente finale può collegare qualsiasi numero e tipologia di dispositivi. Il livello di astrazione assicurato da Alleantia protegge utenti e sviluppatori dalla complessità e soprattutto dalla eterogeneità delle macchine. «Chi ha in mente l’applicazione non deve più sviluppare da zero. Parte dall’oggetto che ha, consulta la nostra libreria e in poco tempo avrà il suo oggetto in linea, senza doversi preoccupare di marche, modelli, comandi speciali. Alleantia è lo strato che permette al software di parlare alle cose».

Partnership vincente

La potenza di questa proposizione è stata ulteriormente amplificata dal recente annuncio di una partnership tra Alleantia e Solair, altro pioniere dell’IoT con sede in Italia, a Casalecchio di Reno. Fondata nello stesso anno del suo partner, Solair è più focalizzata sugli aspetti applicativi, avendo creato un’altra piattaforma as a service, Solair Platform, per lo sviluppo rapido, senza programmazione, di applicazioni IoT. Insieme, i due alleati hanno dato vita a un’offerta ancora più “compelling”. Con Cloud-Gate, Alleantia è in grado di abilitare il reclutamento di macchinari industriali di qualsiasi genere, rendendo visibili condizioni e informazioni sul lato applicativo. Solair facilita la creazione delle possibili applicazioni eliminando la necessità di scrivere codice, con la massima flessibilità e velocità. «Il comune obiettivo – afferma Conati Barbaro – è portare nelle aziende i vantaggi della Internet delle cose, in modo efficace e rapido, con la minima invasività e senza costringere gli utenti a sostituire o aggiornare impianti che funzionano bene e sono affidabili».

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Quest’ultimo è un punto estremamente importante, perché contribuisce a sfatare il mito per cui la Internet delle cose rappresenti un orizzonte ancora lontano, riservato alle nuove generazioni di strumenti, sensori e apparati industriali. Il lavoro, in casa Alleantia, non manca, e il potenziale di crescita e scalabilità verso nuovi clienti, settori e geografie è enorme. «Vorremmo anche trovare il tempo per partecipare maggiormente a iniziative come l’Industrial Internet Consortium» – conclude Conati Barbaro. Ma al momento, la priorità riguarda il consolidamento anche finanziario di una startup finora cresciuta principalmente con l’aiuto di angel investors e i sostegni destinati alle società innovative. Le prospettive della IoT sono stimolanti, in Italia e altrove, perché portare intelligenza e connettività alle macchine equivale a rendere più competitiva la produzione. Una cosa di cui c’è grande bisogno.