Google: l’intelligenza artificiale impara naturalmente

Alessandro Aresu, perché dobbiamo pensare in grande

DeepMind, società acquisita da Google nel 2014, ha realizzato un’intelligenza artificiale che impara in modo naturale attraverso l’utilizzo di incentivi

Google continua spedita verso la realizzazione di una vera e propria intelligenza artificiale. DeepMind, società acquisita da Big G nel 2014, ha realizzato un nuovo algoritmo chiamato Deep Q-network (DQN) che rivoluziona il modo di imparare delle macchine. Rispetto ai software precedenti si basa infatti sulle modalità di apprendimento naturale, in particolare l’uso di incentivi.

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DQN: l’intelligenza artificiale che impara in modo naturale

La tecnologia ideata da DeepMind è stata utilizzata nell’ambito del gaming. I ricercatori hanno insegnato all’intelligenza artificiale come giocare a un solo titolo fra 49 videogiochi per console Atari 2600, piattaforma molto diffusa fra il 1977 e i primi Anni 90. Grazie a DQN, l’AI non solo è riuscita a superare tutte le sfide nel singolo gioco ma è stata anche in grado di cimentarsi in autonomia con gli altri 48. In più della metà dei giochi l’algoritmo ha dimostrato un livello di abilità pari al 75% di un giocatore in carne e ossa.

La capacità di DQN di riconoscere le informazioni utili in flusso disorganizzato di dati sarà utile per lo sviluppo di più efficienti motori di ricerca o per la gestione di sistemi complessi come quelli delle autonomous car, ambito in cui si sta espandendo anche Apple.

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Alla luce dei passi avanti fatti nello sviluppo delle intelligenze artificiali sembra che non manchi poi molto alla realizzazione di macchine senzienti. Nei mesi scorsi sono state presentate una AI che ha coscienza di sé e un software in grado di battere l’uomo in un gioco complesso e imperfetto dal punto di vista matematico come il poker. Molti vedono in questa tecnologia un balzo in avanti epocale per l’umanità mentre altri cominciano a temerla. Il patron di Tesla Elon Musk ha chiesto una regolamentazione precisa in merito allo sviluppo delle AI e lo scienziato Stephen Hawking ritiene che in futuro le macchine potrebbero davvero prendere il sopravvento su di noi.

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