Motore di innovazione

Il Private Cloud OVH spinge la digital transformation delle aziende

Le aziende italiane lo sperimentano, ma il messaggio di IDC e Microsoft Azure è: al di là dei vantaggi in termini di costi e sicurezza, il cloud pubblico deve trasformare il modo di fare affari

La disponibilità di strumenti tecnologici sempre più evoluti, l’avvento della cosiddetta “terza piattaforma” informatica (il combinato disposto di tecnologie di mobilità, condivisione sociale, analisi di grandi volumi di dati) offre a tutte le aziende un’incredibile opportunità di trasformazione e ampliamento del loro business. Non si parla soltanto di rivedere in modo radicale, ottimizzandoli e accelerandoli, le modalità di produzione ed erogazione dei servizi, ma di riuscire a escogitare nuove applicazioni, nuove strategie di accesso al mercato, impensabili o molto difficili da implementare in uno scenario tecnologico tradizionale.

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Libertà da vincoli

Cogliere tutte queste opportunità, tuttavia, richiede competenze, investimenti e tempo da destinare alla sperimentazione e alle eventuali correzioni. Vincoli che si scontrano con la necessità di dover mantenere stream informatici più convenzionali, con i normali cicli di spesa nell’IT, o con le condizioni del mercato del lavoro della conoscenza. A questi vincoli rispondono oggi le offerte di public cloud provider come Microsoft Azure, che insieme a IDC e a un gruppo qualificato di aziende italiane, ha organizzato un seminario interattivo dedicato, appunto, al cloud  come motore della Business Transformation. Protagonista per Microsoft, Andrea Cardillo, Business Group Lead & Enterprise, che si è concentrato sulle caratteristiche delle linee di offerte Iaas e Paas maturate in questi anni sulla piattaforma Azure.

Videointervista ad Andrea Cardillo, Marketing Director Cloud & Enterprise di Microsoft

 

L’introduzione della mattinata era affidata a Giancarlo Vercellino, Research & Consulting Manager di IDC, che ha esordito evidenziando un divario tra le aziende italiane – ancora molto concentrate nella fase della sperimentazione, la prima delle cinque che identificano il ciclo di maturazione del cloud – e le loro controparti dell’Europa occidentale sulle attività innovative centrate sul cloud. Divario, ha precisato Vercellino, che non impedisce di essere relativamente ottimistici sugli sviluppi di un mercato del cloud pubblico valutato intorno ai 610 milioni di euro quest’anno, con l’obiettivo del raggiungimento di quota un miliardo di euro fissato nel 2018. Interessante, secondo l’esperto IDC, anche la composizione di questo mercato per tipologia. La parte del leone è sicuramente quella dei servizi SaaS, ma quasi il 30% del cloud pubblico sarà costituito da una fetta, equamente suddivisa (più del 14% ciascuna) tra IaaS e PaaS.

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Le aziende si reinventano

«È ormai forte la percezione del cloud come vero catalizzatore dell’innovazione» ha detto Vercellino. «L’idea è far leva sulle sue tecnologie per universalizzare il business, per poter letteralmente “vendere di tutto”» ha aggiunto il consulente citando il caso di una realtà modenese, erogatrice di servizi di imbustamento e delivery nel segmento delle banche retail, che ha saputo reinventarsi trasformando in piattaforma le procedure software sviluppate per automatizzare e gestire i suoi servizi. «Oggi questo software è una soluzione che questa azienda, grazie al cloud, propone anche sul mercato americano».

Il cloud pubblico, attraverso i suoi provider ormai consolidati, offre tutte le garanzie di disponibilità, sicurezza e, nel caso di fornitori fisicamente presenti in Unione Europea con i loro data center, compliance, rappresentando così un formidabile acceleratore dei nuovi modelli. «Il cloud apre le porte a una grande flessibilità nella gestione di carichi di lavoro temporanei, stagionali» ha precisato anche Vercellino, ricordando anche la percentuale di circa l’80% di aziende italiane che ne stanno pianificando l’adozione, in un contesto europeo che vede una grande azienda su due ormai stabilmente orientata verso il cloud ibrido. «Moltissimi, tuttavia, pensano ancora al cloud più come leva di razionalizzazione e riduzione dei costi che come motore di innovazione».

Un mondo di servizi già pronti

In questa chiave ha strutturato il suo intervento Andrea Cardillo, ricordando le quasi 20 regioni in cui oggi è organizzata la piattaforma cloud pubblica di Microsoft, Azure. Ciascuna regione vanta un data center primario completamente ridondato e accanto a questi i clienti di Azure possono contare su oltre cento data center locali. «Azure è un grande set di servizi già predisposti per ogni tipo di business, può integrare qualsiasi dispositivo o piattaforme, nativamente compatibili con i sistemi operativi open source, con linguaggi come Java, con sistemi di gestione dei contenuti, con tutti i database». Il cloud di Microsoft include servizi di hosting avanzato per la configurazione dinamica di risorse IaaS, ma anche una batteria di vere e proprie soluzioni applicative già pronte. «Le aziende anche di dimensioni più piccole possono per esempio mettere in piedi servizi di autenticazione forte per erogare una soluzione in mobilità. Un enorme bacino di opportunità è rappresentato da strumenti come l’analisi predittiva» ha dichiarato Cardillo. Un set, quest’ultimo, che permette di accedere a sofisticati tool di analisi Big Data attraverso semplici interfacce visuali, bypassando completamente il problema dell’investimento in risorse di calcolo, delle competenze interne e soprattutto della sicurezza e della business continuity.

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Insieme a Cardillo è intervenuto, in veste di testimonial, Francisco Souto, CTO del Gruppo Alpitour, che ha illustrato i tre progetti in ambito B2B e B2C con cui l’operatore turistico sta radicalmente rivedendo, con Microsoft Azure, le modalità di approccio con le agenzie di viaggio e il mondo dei consumatori.

Videointervista a Francisco Souto, Direttore Sistemi Informativi, Gruppo Alpitour