Fermati gli hacker che hanno violato i siti di Expo e Difesa

Previsioni sicurezza 2021: nuovi approcci e strategie per gli attacchi mirati

La Polizia postale e il CNAIPIC hanno fermato alcuni degli hacker che hanno violato il sito di Expo Milano 2015. Due di loro sono ai domiciliari

La Polizia postale insieme al Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) ha eseguito il fermo di alcuni esponenti di una cellula di hacker internazionale che nei giorni scorsi ha violato i siti di Expo Milano 2015 e del ministero della Difesa nell’ambito della campagna Antimilitarist (#2). I pirati informatici sono accusati di aver eseguito “numerosi attacchi ai danni dei sistemi informatici di importanti infrastrutture critiche, siti istituzionali e di rilevanti realtà economiche del paese”.

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Fermati gli hacker che hanno violato Expo Milano 2015

Nell’ambito dell’operazione “Unmask”, che ha visto anche la partecipazione di agenti sotto copertura, sono finiti agli arresti domiciliari un 31enne di Livorno e un 27enne della provincia di Sondrio, conosciuti nella comunità hacker rispettivamente come “aken” e “otherwise”. Un 36enne della provincia di Torino, aka h[a]te, è stato invece denunciato per associazione a delinquere finalizzata al danneggiamento di sistemi informatici, interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, accesso abusivo a sistemi informatici e detenzione e diffusione di codici di accesso a sistemi informatici. Infine, altri due hacker toscani sono stati denunciati per favoreggiamento personale.

Durante l’operazione sono stati sequestrati diversi PC e dispositivi e sono state trovati “concreti e inequivocabili elementi probatori” che dimostrano l’esistenza di un “complesso scenario criminale in cui gli indagati erano soliti muoversi per portare a termine ripetuti attacchi informatici ai sistemi di numerose amministrazioni pubbliche ed aziende private, dalle quali venivano illecitamente carpite credenziali di autenticazione (userID e password) ed altre informazioni sensibili, successivamente pubblicate sul web, attraverso veri propri canali social noti nell’ambiente”.

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