Ancora guai per Sony: WikiLeaks pubblica nuovi file

Non ha fine la perdita di dati della Pictures Enterainment che ora si vede pubblicare altri 276.000 file da Assange

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Sony Pictures ha vissuto un fine 2014 completamente da dimenticare a causa del furto di dati da parte degli hacker che hanno messo in imbarazzo un po’ tutti gli ordini dirigenziali del colosso giapponese. Dopo mesi di relativa tregua, i guai tornano a galla e questa volta per colpa di WikiLeaks. La piattaforma web di Julian Assange che raccoglie e pubblica le indiscrezioni, verificate, raccolte dai suoi collaboratori (da qualche settimana ha riaperto il servizio di invio anche per i semplici utenti) ha infatti pubblicato altri 276.000 documenti che riguardano la vicenda dopo aver messo in piedi, nei mesi scorsi, un archivio navigabile circa la vicenda tra Sony e il direttivo della Motion Picture Association of America.

La legge non è uguale per tutti

Nei giorni scorsi WikiLeaks ha annunciato attraverso il suo account Twitter la realizzazione della mole di file organizzati e navigabili in un database simile al primo. La pubblicazione coincide con il terzo anniversario della presenza di Assange all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dalla quale non ha smesso di svolgere la sua funzione di rappresentante di WikiLeaks e di tutti i movimenti intesi a salvaguardare la difesa dei diritti civili e digitali. Come per le pubblicazioni che riguardano segreti militari, anche in questo caso WikiLeaks ha violato la legge: non è infatti legale ottenere documenti e renderli noti senza il consenso dell’azienda a cui appartengono. Il danno è anche maggiore se si considera che sin dal primo leak dello scorso novembre, una serie di siti web hanno ripreso i file pubblicandoli sui loro server e accrescendo in questo modo la portata delle notizie in essi contenuti. Nel caso di WikiLeaks però la giustizia non fa sempre il proprio corso perché più di una volta Assange si è appellato al dogma secondo cui il giornalismo può permettersi di compiere azioni vietate ai singoli individui, tra cui il privilegio di far conoscere a tutti le logiche di business delle multinazionali.

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