La banca “gazzella”

Fintech, iBanFirst e Agicap insieme per ridurre il rischio di cambio e semplificare la gestione dei flussi di cassa delle PMI italiane

Di innovazione tecnologica si parla ovunque. Il termine è diventato parola d’ordine per superare ogni difficoltà e rilanciare ogni programma economico, industriale e politico sia a livello europeo sia nazionale. Tutti i piani prevedono azioni per sfruttare i vantaggi delle tecnologie della “società digitale”. La base teorica è costituita dall’idea della “disruptive innovation” che, qualche anno fa, è stata elaborata da Clayton Christensen, docente di Harvard Business School, ed è sostanzialmente nata come base di una “teoria del fallimento”.

L’idea dell’innovazione dirompente è stata accolta da un consenso pressoché unanime e, in effetti, ogni nuova tecnologia, in passato, ha prodotto prima di tutto distruzioni: il motore a vapore, la ferrovia, l’energia elettrica, l’elettronica, l’automobile, il pc, Internet. Ognuna ha distrutto tanto quanto ha creato ma, nel medio e lungo termine, ha favorito decisamente il miglioramento del benessere e dello sviluppo complessivo.

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Anche per Jackie Krafft, ricercatrice del CNRS francese, l’innovazione è distruzione creativa ma non può essere considerata il motore di crescita per tutte le imprese. Lo è solo per quelle che Krafft definisce “imprese gazzelle”, cioè organizzazioni dinamiche ad alto tasso di crescita e che costituiscono – però – un’eccezione. Tra le voci critiche, spicca quella di Jill Lepore che mette in discussione la fondatezza dell’analisi proposta da Christensen. Oltre a sollevare dubbi sul rigore scientifico, l’autrice di “The Secret History of Wonder Woman” rileva come l’idea della “disruptive innovation” sia esplicitamente apparentata a una teoria della vita ispirata alla selezione naturale e quindi alla visione del mondo del darwinismo sociale. E qui, la domanda sorge spontanea. Le banche e gli operatori della finanza sono “imprese gazzelle”?

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E’ innegabile che “tradizione” e “conservazione” abbiano sempre giocato un ruolo molto importante, ancorché sapientemente combinate con l’innovazione. In questi ultimi anni, ad esempio, le banche sono state molto attive nella realizzazione di sistemi di online banking. Sono nati network costituiti da imprese e banche online, la cui struttura portante è realizzata dalle reti di interconnessione ICT, in cui vengono messi in campo nuovi modelli di business. In questo momento di profonda trasformazione per l’intero settore finanziario – però – l’innovazione tecnologica assume sicuramente un ruolo decisivo. L’adozione di un modello di gestione dell’innovazione è elemento fondamentale per garantire l’introduzione di elementi di successo nella banca nel nuovo contesto. La “banca smart, digitale e sostenibile” è un nuovo modello di banca multimodale, tipo “banca gazzella”, che estende i propri confini verso la clientela e si fa sempre di più tramite per le esigenze dei propri clienti. Negli ultimi anni, per esempio, si è evidenziata una forte attenzione verso l’evoluzione delle logiche di distribuzione degli sportelli bancari. è quanto emerge dalla ricerca “L’evoluzione dello sportello bancario: modelli distributivi, innovazione tecnologica e supporto multicanale”, realizzata prima dell’estate da CeTIF in collaborazione con HP.

Sulla base di questa nuova tendenza, le idee e le soluzioni più innovative sono state premiate durante la quinta edizione del “premio ABI per l’innovazione nei servizi bancari”. In particolare, sono stati incentivati i protagonisti che hanno favorito concretamente l’innovazione dei canali, dei modelli distributivi, le iniziative di solidarietà e i progetti più innovativi. Tecnologia e innovazione si confermano, quindi, come pilastri su cui costruire il futuro del settore bancario sia pur cercando di evitare, per ovvi motivi, distruzioni troppo radicali che avrebbero un pericoloso effetto nel valore tipicamente finanziario della “stabilità”.

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