2016: i tablet sono morti

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Sei anni fa sembravano gli unici a poter cambiare le sorti del mercato hi-tech. Oggi è cambiato tutto, ecco perché

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Nel 2010 Apple lanciava il suo primo iPad, Samsung lavorava sul Galaxy Tab e una manciata di altre aziende pensava a come approcciare un settore in esplosione. Al recente Mobile World Congress di Barcellona, nessun brand ha presentato un prodotto del genere; la sola Huawei ha realizzato un competitor dell’iPad Pro, peraltro molto interessante. Qual è il motivo? Uno solo: i tablet sono morti. Non lo diciamo noi ma i più grandi nomi del panorama tecnologico mondiale: Samsung, Sony, HTC, LG (ma tanti altri) si sono lentamente defilate dal particolare ambito e questo è un importante indicatore del trend in atto.

I motivi

Ci sono diversi elementi che hanno causato un declino così repentino dei tablet. Prima di tutto il fatto che il device in questione rappresenta oggi una commodity. Si possono comprare decine di prodotti a meno di 200 euro e non c’è molta differenza nel mondo Android da far propendere per questo o quell’oggetto. Il risultato è che le compagnie non investono più molte risorse nell’ideazione di nuovi modelli, preferendo puntare su smartphone ed ecosistemi diversi. Secondo: molti che volevano un tablet probabilmente ce l’hanno già e il loro ciclo di vita non è certo quello di uno cellulare. Basterà un esempio: che differenza, sostanziale, notate tra un iPad Air di prima e uno di seconda generazione? Quale tra un Galaxy Tab A e un Galaxy Tab S2? Un processore più potente, forse RAM maggiore, ma si tratta di elementi che non giustificano il passaggio ad un nuovo modello ogni 12-18 mesi. Vale allora allungare i tempi, ripensare alle tempistiche di realizzazione e sfornare un prodotto rinnovato ogni 2 anni, apportando seri vantaggi tra generazioni. Per ultimo: gli smartphone stanno diventando più grandi. Questa si, è una tendenza colta dai maggiori produttori. Il futuro? Tutto da scrivere, ma quelli che oggi chiamiamo tablet non hanno più molto da dire.

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