Lorenzo Anzola (Mapei), l’innovazione che serve alle aziende

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Per le piste di atletica delle Olimpiadi di Montreal del 1976 furono utilizzati i materiali Mapei. Quaranta anni dopo, i Giochi di Rio 2016 non fanno eccezione. «Innovazione, specializzazione e internazionalizzazione» sono i tre pilastri del successo di Mapei, come ci spiega Lorenzo Anzola, corporate IT director del Gruppo, che oggi rappresenta una delle realtà industriali più dinamiche del sistema produttivo italiano. L’azienda nasce nel 1937 alla periferia di Milano per iniziativa di Rodolfo Squinzi. Nel giro di due generazioni, la piccola impresa familiare nota come “Materiali ausiliari per l’edilizia e l’industria”, diventa Mapei, gruppo leader nella produzione di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia. La crescita di Mapei negli ultimi quarant’anni ricorda la tenacia con cui Felice Gimondi vinceva il Giro d’Italia nel 1976, una corsa a tappe con salite impegnative, ma coronata da grandi successi.

Lavoro, organizzazione e persone

Fatturato da record nel 2015 con il superamento della soglia dei due miliardi di euro, realizzati soprattutto all’estero, che per il Gruppo vale il 75% dei ricavi. L’attività di ricerca e sviluppo è svolta in 18 laboratori sparsi nel mondo che puntano su tecnologia e sostenibilità. Visione del futuro e focalizzazione sul lungo periodo fanno di Mapei un modello di innovazione tecnopratica che mette al centro i valori della cultura d’impresa del lavoro, dell’organizzazione e delle persone. «Per essere più efficienti – racconta Anzola – e dovendo gestire una filiera logistica molto corta (la maggioranza della produzione è a km zero) tra gli impianti di produzione e la distribuzione, i gestionali legacy erano ormai troppo appesantiti e frammentati: abbiamo quindi deciso un cambio del nostro ERP per aiutare la trasformazione dei processi gestionali che non erano più in grado di rispondere alle esigenze del mercato. Gestiamo 73 stabilimenti produttivi, sparsi nei cinque continenti, e questo significa disporre di sistemi informativi in grado di supportare una governance centrale con le stesse regole e la medesima cultura aziendale».

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Semplificare e facilitare l’accesso alle informazioni

«L’innovazione in Mapei – dichiara Anzola – è una leva per uniformare la cultura, misurare i risultati, migliorare la comprensione e l’approccio al business soprattutto a livello di differenti canali e aree geografiche, con un’elevata automazione EDI e propensione al rapporto cliente / venditore con uso massivo di CRM». In questo contesto, il CIO deve essere in grado «di gestire la combinazione di infrastruttura e applicazione» per ottenerne il massimo beneficio. «Semplificare e facilitare l’accesso alle informazioni – continua Anzola – è il primo passo per la creazione di un ecosistema dell’innovazione in grado di coinvolgere attivamente sia gli utenti interni sia gli stakeholder esterni. Oggi, Mapei ha un unico database centralizzato che copre ogni tipo di prodotto venduto. Tutto il mondo commerciale Mapei può accedere a questo patrimonio governato dalla Ricerca & Sviluppo e dal Marketing dal quartier generale milanese. L’introduzione di un nuovo ERP è attualmente nella fase di go-live nella capogruppo e in 11 filiali operative in Europa, Far East, America Latina. Tra i principali benefici di questo progetto ci sono il consolidamento delle regole di cost accounting e la gestione delle anagrafiche prodotti finiti per una migliore comprensione del mercato, in un’ottica di business analytics di supporto alle decisioni. Inoltre ci siamo aperti al cloud per i primi progetti di email esterna e per il possibile utilizzo del cloud a supporto della infrastruttura tecnologica distribuita».

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Barriere allo sviluppo

Per Anzola, la barriera costante e più grave allo sviluppo è «la disponibilità di connettività senza “intrusioni” esterne di controlli per lo più in aree estere. Per quanto riguarda l’Italia, il sogno è la banda larga disponibile e accessibile realmente. Per avere una migliore comprensione della realtà e dell’urgenza di cambiamento sarebbe utile applicare l’indice di copertura non solo in percentuale sulla popolazione, ma sul territorio coperto. Infatti, alcuni business si sviluppano in aree geografiche scarsamente popolate». E secondo Anzola, renderebbe più facile il lavoro dei CIO anche un chiarimento su tutte le regolamentazioni che “impongono” che i dati debbano risiedere nel paese di sede anagrafica delle società con buona pace del cloud. Ma non solo. «Un reale, efficace ed effettivo consolidamento e snellimento di normative burocratiche e fiscali – conclude Anzola – aiuterebbe le imprese a competere meglio a livello Europeo».