L’avvocato è diventato digitale

DoNotPay è un chatbot che negli anni ha contestato principalmente multe nelle grandi città. Adesso può gestire più di mille cause legali

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Sentimento, emozione, trasporto. Questi tre termini fanno sicuramente parte del lavoro di un buon avvocato. Ma tutto, alla fine, si basa sulla legge, cavilli, norme e procedure impresse nella pietra. Non c’è motivo dunque per non affidare tutto lo scibile del diritto (legale, civile, quello che sia) a un software. Questo ha pensato nel 2015 Joshua Browder, attualmente alla Stanford University, quando ha creato un chatbot che poteva contestare multe per parcheggi non pagati a New York City e Londra. Nel giro di un paio di anni, DoNotPay ha gestito circa 160 mila cause sui ticket, con un successo del 64%. All’inizio del 2017, Browder ha implementato ulteriormente il sistema, integrando competenze per la burocrazia nella richiesta di asilo negli USA, Regno Unito e Canada. Tutto qui? No, perché adesso DoNotPay (nome improprio a dire il vero) può assistere clienti per oltre mille cause legali in ognuno degli stati americani e in UK.

Come funziona

Il bello è che tutti possono usare il chatbot, disponibile a questo indirizzo. Basta digitare il proprio problema, in inglese, all’interno della barra di ricerca per vedere comparire le diverse aree di intervento e la possibilità di assistenza nel paese in cui ci si trova. Come detto, per ora DoNotPay è disponibile solo in USA e Regno Unito, ma è interessante capire come sta realmente cambiando il modo di affrontare una serie di procedimenti spesso complicati. Qualche esempio? Il bot è in grado di aiutare a compilare una richiesta di risarcimento all’assicurazione, una domanda di maternità, documenti per dispute condominiali o per avviare azioni in caso di molestie. Insomma, tutta una serie di situazioni nelle quali non è così raro ritrovarsi almeno una volta nella vita. Per ora l’utilizzo di DoNotPay è gratuito ma una qualche forma di monetizzazione è prevista prima o poi nel prossimo futuro. Stando a quanto raccontato ai media oltreoceano, il creatore potrebbe stringere delle partnership con attività locali, per promuovere l’utilizzo del software. Di certo, il primo avvocato robot può diventare un ottimo collega dei professionisti, forse non così empatico, ma di certo più preparato di altri.

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